Casa Studio Leonardo Ricci

Itinerari di Architettura | Firenze

Concepita in più fasi progettuali, si sviluppa su un impianto molto articolato e dinamico che tiene conto dell’orografia del sito roccioso ricco di dislivelli e asperità. La pietra arenaria dell’ex-cava retrostante è utilizzata per gli spessi setti murari portanti lasciati a faccia vista, accostati con una logica di derivazione neoplastica ai manufatti in cemento e alle grandi aperture vetrate; ne deriva un contrasto materico di forte vigore espressivo. Nella prima fase progettuale, nasce il nucleo principale disposto planimetricamente a L irregolare, in un ipotetico ventaglio che abbraccia tutto il panorama, rivolto da un lato verso il centro cittadino e dall’altro verso la collina di Fiesole. Una scala al centro della composizione formata da setti murari e scalini in legno, diventa il fulcro distributivo degli sfalsati livelli, seguendo un dinamismo che mette in relazione tutti i percorsi. Ad ogni spazio interno corrisponde un particolare esterno, così la zona giorno si apre tramite una superficie vetrata, sul grande balcone-copertura dello studio sottostante (di successiva realizzazione), ritmato in facciata da un muro con fessure in vetro colorato e da setti murari con macroscopici brise-soleil in marmo.

* fonti Archivio Fondazione Michelucci, per gentile concessione

FIESOLE

Fiesole è un immenso giardino con vista su Firenze e sulle colline d’intorno, un panorama che si disegna in un susseguirsi di linee ondulate protette dalla cornice dell’Appennino. Come tutti i giardini merita cura e attenzioni continue e minute e, in effetti, gli strumenti urbanistici degli ultimi quarant’anni, nei loro principi informativi e prescrittivi, hanno assunto la protezione di questa specifica particolarità del territorio, che si esplicita e si materializza in ogni frammento di paesaggio. Ogni elemento in un simile contesto diventa prezioso per la sua forma, le sue proporzioni, i suoi colori, la sua storia: pietre, vegetazione e manufatti diventano parti fondative di un tutto, di un in-sieme unitario e armonioso in cui gli interventi, anche minimi, se non sincronici, possono produrre gravi alterazioni nel paesaggio del Colle Lunato (esiste un nome più evocativo per un luogo?).

In simili contesti, soprattutto in relazione alle pressioni edilizie che inevitabil-mente vi sì scatenano, non è facile mantenere un equilibrio fra la conservazione dei luoghi e lo sviluppo delle attività. Per questo e per meglio comprendere la “misura” di Pietro Portinai è opportuna una breve puntualizzazione sugli strumenti urbanistici fiesolani. È verso la metà degli anni Settanta, che Fiesole si dota di un piano regolatore che ha come obiettivo prevalente la tutela del suo territorio, ma è nel 1983 che viene adottata la variante per le zone agricole, redatta da Gianfranco Di Pietro e Calogero Narese, e che l’amministrazione comunale assume la consapevolezza della unicità e della delicatezza del suo paesaggio.

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