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2024

È convinzione che un approccio che punta su una forte componente estetica, che restituisce l’oggettiva bellezza insita sia nelle collezioni botaniche storiche – sia essiccate sia conservate sotto vetro – sia negli orti botanici veri e propri e nelle opere architettoniche che li completano e integrano, amplificherà l’interesse verso questi luoghi anche da parte di un pubblico di non addetti ai lavori. Non si tratterà però di un lavoro sistematico di documentazione delle collezioni storiche presenti presso ciascun ente conservatore, altre pubblicazioni, mirate su ciascun orto botanico, hanno già affrontato con rigore scientifico questi temi. 

Prossime tappe del lavoro di documentazione fotografica saranno le sedi degli orti botanici di Pisa, Lucca, Roma, Napoli, Palermo, Pisa, Catania. Il lavoro sugli orti botanici del Sud Italia privilegerà presumibilmente la componente vegetazionale esterna. Così sarà certamente nel caso di Palermo e della flora del suo giardino di acclimatazione, notevole sia per le specie sia per le dimensioni degli esemplari messi a dimora.

Un discorso a parte merita un capitolo in programma sulla Scuola Medica Salernitana la cui produzione trattatistica sui “semplici” e i loro usi terapeutici è dispersa tra le più importanti biblioteche del mondo. In questo caso l’attenzione fotografica sarà rivolta parte ai luoghi, ovvero a ciò che resta dei luoghi e a ciò che di quei luoghi si è cercato di ripristinare – il giardino della Minerva – grazie al lavoro di pochi appassionati, parte alla riproduzione di tavole da erbari e trattati medici e botanici.

Parlare della Scuola Medica Salernitana aiuta a introdurre il tema dei contenuti scientifici del volume che, nell’intenzione dei proponenti, devono avere lo stesso peso della parte iconografico-estetica. Dal XII secolo in poi la Scuola Salernitana si pone nel mondo occidentale come un punto di riferimento nella cura delle malattie, un centro di studi in cui si elaborano teorie che sono il risultato dell’amalgama delle acquisizioni della materia medica greca, romana, ebraica, araba e medievale. 

Dal modello del Giardino dei semplici impiantato a inizio Trecento da Matteo Silvatico avranno origine istituzioni – quali sono gli orti botanici – create appositamente per coltivare e studiare le proprietà farmaceutiche delle erbe e affiancarsi agli atenei in cui la cura era praticata.

In ogni orto botanico si intendono individuare figure di scienziati della materia, con cui concordare la stesura di saggi riguardanti un aspetto individuato come importante-originale-rappresentativo di ciascun istituto.

In questa fase della riflessione sui contenuti del volume, piuttosto che dare un filo conduttore comune su cui esprimersi a ogni rappresentante dell’istituzione in causa, i proponenti ritengono sia preferibile individuare, insieme a chi lavora quotidianamente negli orti e a contatto con gli erbari e le collezioni botaniche, elementi che riflettano, piuttosto che un sapere consolidato già indagato, contributi più attuali e legati a ricerche storico-scientifiche in corso. 

I contenuti scientifici quindi non mancheranno, ma saranno di preferenza legati alla storia degli istituti e/o di alcuni protagonisti che quella storia hanno contribuito a costruire. 

Alcuni esempi di temi che potranno essere trattati sono:

_ La letteratura erboristica.

_ La classificazione botanica, i trattati di botanica, il disegno botanico.

_ La storia delle tecniche e le tipologie di conservazione del materiale vegetale a scopo scientifico (erbari, preparati botanici, collezioni di semi).

_ I viaggi e le spedizioni botaniche (in continenti lontani o in aree geografiche vicine ma molto caratterizzate, es. i territori alpini).

_ La creazione degli orti botanici di acclimatazione (come conseguenza della sperimentazione di crescita di specie esotiche in climi compatibili)

_ Direttori, conservatori degli orti botanici italiani che hanno impresso tratti inconfondibili a un’istituzione o che hanno intessuto reti di relazioni internazionali che hanno dato prestigio a quell’orto.

_ Per stare in tema di contemporaneità un elemento degno di considerazione potrebbe essere la creazione della nuova ala dell’Orto Botanico di Padova.

L’impostazione storico-cronologica del volume racconterà gli orti botanici nella trattazione sistematica dell’evoluzione delle loro forme fisiche, e di quelle architettoniche degli edifici per la conservazione, l’insegnamento e la sperimentazione, quest’ultima rappresentato dalle serre.

La natura polisemica degli orti botanici, la loro essenza che racchiude i mondi vegetale, medico, filosofico, spirituale comporta la presa in considerazione del valore simbolico delle forme ricorrenti, prima tra tutte il cerchio.

È probabile che all’inizio della trattazione di ogni orto botanico (che conterrà le fotografie seguite da un saggio) sarà posta una scheda “architettonica” che conterrà l’evoluzione nel tempo della forma dell’orto e delle sue strutture accessorie.

La curatela del progetto editoriale andrebbe affidata a una personalità ancora da individuare esperta di questo sapere, inquadrerà il tema orto botanico dal punto di vista dei suoi significati scientifico-filosofici.

Orientandosi, come già detto, secondo il criterio di individuare oggetti intrinsecamente belli, si sono selezionati, per ogni luogo con cui finora si sono avuti contatti, elementi di seguito elencati su cui puntare per la campagna fotografica:

Botanica e medicina nella storia.

L’Orto dei semplici è suddiviso in settori che corrispondono alle funzioni medicinali di utilizzo più corrente dei taxa secondo lo schema riportato nel pannello esplicativo presente all’ingresso dell’area.

La necessità di trovare rimedi per combattere le malattie è sempre stata fondamentale per l’uomo. Fino alla nascita della chimica di sintesi (XIX secolo) questi rimedi potevano essere cercati solamente nell’ambito del mondo naturale. La capacità di osservazione dell’uomo gli ha consentito sin dalla preistoria di distinguere numerose piante e di “catalogarne” i possibili utilizzi anche a scopo officinale. Sino alla nascita della moderna medicina questo tipo di indagine non aveva un carattere sistematico e “scientifico” nel senso moderno del termine, ma si intrecciava con pratiche magiche e religiose ed osservazioni che spesso portavano, per esempio, ad identificare le proprietà terapeutiche di una specie sulla base di somiglianze morfologiche con l’organo da curare.

  • Piante attive sul sistema respiratorio
  • Piante attive sul sistema genito-urinario
  • Piante attive sull’apparato digerente
  • Piante attive sul sistema nervoso
  • Piante attive sulla cute
  • Piante ad attività antiparassitaria
  • Piante attive sul sistema muscolo-scheletrico
  • Piante attive sul sistema cardio-circolatorio

 

Esistono comunque documenti sorprendentemente dettagliati a partire dal III millennio a.C. di Fenici, Assiro-Babilonesi ed Egizi sull’utilizzo delle piante a scopo curativo, mentre in Cina addirittura 8000 anni fa si preparavano medicamenti ancora oggi contemplati dalla loro farmacopea. I primi studi sistematici di farmacopea botanica furono però compiuti in Grecia durante l’età ellenistica, il primo documento in questo senso viene considerato l’erbario illustrato, con la descrizione della pianta e delle sue virtù, realizzato da Crautea, medico di Mitridate VI del Ponto (120-63 a.C.).

Un importantissimo documento, sul quale si basò tutta la farmacopea medioevale, è il De materia medica, che venne composto da Dioscoride Pedanio nel 54-68 d.C., e che venne sviluppata da più studiosi sul finire dell’evo antico. Miniature di questa opera vennero riprodotte e diffuse nei monasteri medioevali; durante il Medioevo centri di ricerca di farmaceutica botanica furono appunto i monasteri, in particolare quelli benedettini. Importante è stato il lavoro di Costantino Africano, un saraceno convertitosi al cristianesimo che tradusse e confrontò le principali opere mediche islamiche riaccendendo in Europa l’interesse per la ricerca in questo campo che avrebbe portato attorno al XII secolo alla stesura del De semplici medicina, un “dizionario” delle piante utilizzate per uso farmaceutico che compendiava le conoscenze acquisite dalla letteratura antica, dall’opera di Costantino Africano e dall’osservazione diretta.

Nei monasteri benedettini la nascita della figura dell’Infirmarius, monaco specializzato nella preparazione dei medicamenti ha consentito di tenere viva la ricerca medica e di farmaceutica botanica, anche con l’istituzione degli Herbolarius, cioè di settori dei giardini monastici deputati alla coltivazione delle essenze officinali. Gli Orti dei semplici, ed in seguito gli Orti Botanici, sono l’evoluzione dell’Herbularius medioevale e degli Orti medici e farmaceutici secondo il seguente schema (Carmine Marinucci, 1992):

  • I fase: Orti medici e farmaceutici. Sono orti privati di Medici, Speziali, di Monasteri, di Ospedali
  • II fase: Orti dei Semplici, privati ma già a carattere didattico per l’insegnamento dei Semplici. Iniziarono a svilupparsi nel secolo XIV a Salerno, Praga.
  • III fase: Orti dei Semplici adattati all’insegnamento universitario. Si svilupparono dal secolo XV a Roma (Orto Vaticano, 1477), a Colonia (Orto Echtiano, 1490), etc.
  • IV fase: Orti dei Semplici creati per le Università e nelle Università a sussidio e dimostrazione dei Semplici. Questi furono i primi Horti Academici nel senso di Linneo e sorsero a Pisa (1543), Padova (1545), Firenze (1545), Bologna (1568), Leyden (1577), Lipsia (1580), Koenisberg (1581), Breslavia (1587), Parigi (1590), ecc.
  • V fase: gli attuali Orti Botanici.

 

GIARDINO DI MINERVA, FONDAZIONE SCUOLA MEDICA SALENITANA, ORTO BOTANICO DI PADOVA, TORINO, BOLOGNA, FIRENZE, PISA, LUCCA, ROMA, ORTO BOTANICO VATICANO, NAPOLI, CATANIA, PALERMO