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BOTANICI
2024.

ITINERARI BOTANICI D'ITALIA Sulla nascita e sull’antica funzione dei Giardini Botanici poco si conosce, nonostante vi siano numerose testimonianze scritte, riportate in diversi testi classici e medievali. Di certo si sa che i Giardini Botanici risalgono a tempi molto antichi e probabilmente i primi possono essere considerati quelli cinesi del secondo millennio a.C. Già allora in tutto l’oriente, soprattutto in India e in Cina, vengono create le prime strutture per la coltivazione delle specie vegetali utilizzate nella medicina popolare (AUDUS & HEYWOOD, 1976). Anche in ambito Mediterraneo, a partire dal XV sec. a. C. si ha notizia dei primi esempi di Giardini Botanici, come quello di Karnak in Egitto, creato da Tutmosi III e destinato principalmente alla coltivazione delle piante per uso alimentare. L’idea di un Giardino Botanico finalizzato allo studio delle piante risale al IV sec. a.C. e viene attribuita ad Aristotele (384-322 a.C.). I Giardini di cui si ha notizia in questo periodo sono tanti ed in particolare meritano d’essere ricordati quello creato da Teofrasto Eresio (371-286 a.C.), discepolo di Aristotele, quello di Alessandro il Grande realizzato nel 331 a.C. ad Alessandria, quello voluto da Attalo re di Pergamo nel III sec. a.C. e quello del medico naturalista di Rodi, Antonio Filomeno Castore, di cui riporta notizia Plinio (23-79 d.C.) nella sua Naturalis Historia. In epoca più recente, sorgono in tutta Europa, in medio ed estremo oriente, in nord Africa e in America centrale numerosi Giardini Botanici con la finalità di coltivare, selezionare e riprodurre specie officinali e d’importanza alimentare; ne sono un esempio quello fatto realizzare dall’imperatore Maya Montezuma (1390-1469 d.C.) nel suo palazzo e quelli creati dagli Aztechi in Messico prima del 1520. I Giardini Botanici

ORTO BOTANICO DELLA SCUOLA MEDICA SALERNITANA Il Giardino della Minerva si trova nel cuore del centro antico, in una zona denominata nel Medioevo “Plaium montis”, a metà strada di un ideale percorso che si sviluppa lungo l'asse degli orti cinti e terrazzati che dalla Villa comunale salgono, intorno al torrente Fusandola, verso il castello di Arechi. Il “viridario” fu proprietà della famiglia Silvatico sin dal XII secolo, come testimonia una pergamena conservata nell'archivio della Badia di Cava de' Tirreni. In seguito, nel primo ventennio del 1300, il maestro Matteo Silvatico, vi istituì un Giardino dei semplici, antesignano di tutti i futuri Orti botanici d'Europa. In questo spazio di straordinario valore culturale oggi identificabile, appunto, nell'area del Giardino della Minerva, erano coltivate alcune delle piante da cui si ricavavano i principi attivi impiegati a scopo terapeutico. Matteo Silvatico vi svolgeva, inoltre, una vera e propria attività didattica per mostrare agli allievi della Scuola Medica le piante con il loro nome e le loro caratteristiche (ostensio simplicium). Il Giardino medioevale, nel corso di una recente campagna di indagini archeologiche, è stato rinvenuto a circa due metri di profondità sotto l'attuale piano di calpestio. Ultimo proprietario fu il professore Giovanni Capasso che, grazie all'interessamento dell'avvocato Gaetano Nunziante, presidente dell'Asilo di Mendicità, donò nell'immediato secondo dopoguerra l'intera proprietà a tale Istituzione. A novembre del 1991, a Salerno, durante i lavori del simposio dal titolo Pensare il Giardino, fu presentato il progetto per la realizzazione di un orto Botanico dedicato a Silvatico ed al suo Giardino dei semplici. Tale progetto è stato poi finanziato e realizzato nel 2000 dall'Amministrazione Comunale, utilizzando le provvidenze del programma “Urban”. Ciò che oggi, al termine dei lavori di restauro, appare evidente al visitatore è un'interessante serie di elementi ascrivibili tra il XVII ed il XVIII secolo. Tra questi, il più caratterizzante è una lunga scalea sottolineata da pilastri a pianta cruciforme, che sorreggono una pergola di legno. La scalea, che collega ed inquadra visivamente i diversi livelli del Giardino è costruita sulle mura antiche della città, e permette un'ampia e privilegiata visione del mare, del centro storico e delle colline Un complesso sistema di distribuzione dell'acqua, composto da canalizzazioni, vasche e fontane, denota la presenza di fonti cospicue che hanno permesso, nei secoli, il mantenimento a coltura degli appezzamenti. Il sito è inoltre dotato di un particolare microclima, favorito dalla scarsa incidenza dei venti di tramontana e dalla favorevole esposizione, che, ancora oggi, consente la coltivazione di specie vegetali esigenti in fatto di umidità e calore. Il 10 settembre 2000 si inaugurò il primo lotto dei lavori di restauro del Giardino della Minerva. Il primo e più importante nodo da sciogliere nell'approccio al restauro del giardino della Minerva fu la convivenza tra la struttura ancora evidente del giardino stesso, rappresentata dalle sue architetture e la funzione di alto valore botanico che esso andò ad ospitare. Esempio significativo di giardino settecentesco salernitano, lo stato di conservazione prima di tale intervento risentiva fortemente dell'abbandono generalizzato e secolare in tutti gli elementi decorativi strutturali. Accanto quindi ad una necessaria opera di abbattimento delle costruzioni incongrue e di consolidamento strutturale, alla conferma di particolari stilistici non più manifesti, il lavoro si è concentrato sulla riproposizione della sua fase caratterizzante. Le stratificazioni più antiche del giardino sono state analizzate attraverso indagini che hanno utilizzato le tecniche proprie dell'archeologia dei giardini, fornendo significativi riscontri ed informazioni sulle diverse fasi storiche, facendo inoltre piena luce sul disegno mistilineo delle aiuole e sul complesso sistema, anch'esso stratificato, delle canalizzazioni. A chiunque entri nel giardino, appaiono oggi subito evidenti le sue rilevanti qualità monumentali e paesaggistiche: i segni notevoli dell'ultima sua fase di splendore sopravvivono con grande autonomia e spessore. Qualcosa di meno evidente, ma non meno importante, è poi sotteso: il sapiente sistema, di derivazione araba e antica, di canalizzazione e distribuzione delle acque. Nato per motivi strettamente funzionali, si è fatto poi decorazione, pur senza rinunciare al suo ruolo originario. Nel 2014, con una donazione di 40.000 euro, McDonald's e Rotary International hanno contribuito alla realizzazione, all'interno dei giardini, di un'aula didattica attrezzata e di un'aula multifunzionale per incontri e convegni. Nel 2023 il giardino viene sottoposto ad un intervento di restauro e ampliamento attraverso con l'incorporazione del più grande giardino Avallone che ne costituisce un nuovo terrazzamento. Il Giardino della Minerva non è un Orto Botanico di tipo tradizionale ma deve proporsi per i numerosi temi e le multiformi specificità presenti in esso. Il tema legato alla tradizione botanica salernitana ha, quale primo importante elemento didattico, la rappresentazione, nell'area del primo e più vasto terrazzamento del giardino, dell'antico sistema di classificazione vegetale. In tutte le altre aiuole del giardino le piante sono sistemate con un criterio paesaggistico. Tutte le specie sono identificate con una speciale targhetta che richiama l'ideale posizione di quel semplice in un disegno rappresentante lo “schema degli elementi” sovrapposto alla suddivisione concentrica della gradazione. Definita la struttura vegetale del giardino/orto, le parcelle sono utilizzate per la coltivazione di annuali, biennali e perenni erbacee, che numericamente rappresentano gran parte dell'elenco e che, così organizzate, completano l'immagine di orto mediterraneo. Dopo il restauro del 2001 nel giardino sono state messe a dimora numerose piante, anche rare, dando particolare rilevanza a quelle specie citate nel Regimen Sanitatis Salernitanum e nell'Opus Pandectarum Medicinae, che venivano usate nel medioevo come piante medicamentose. In particolare è presente nel giardino la leggendaria mandragora, pianta che si riteneva avesse poteri straordinari. In totale, sono presenti oltre 300 specie di piante. GIARDINO DELLA MINERVA
Gaetano Nicodemi tra scienza e rivoluzione. Maria Laura Castellano - Massimo Ricciardi

Susceptos in ipso juventutis flore labores, a quibus me Clinicae gravissimae occupa- tiones avocaverant continuavit amicissimus et diligentissimus Nicodemus, in colli- gendis, distinguendis, atque illustrandis rebus naturalibus, nemini secundus. Doctissimi juvenis indefessis laboribus nostram Insectorum suppellectilem locupletatam fuisse, laetus fateor.

Le parole che Domenico Cirillo dedica a Gaetano Nicodemi nella sua opera sugli insetti napoletani rivelano un grado di stima e affetto non comune per un maestro verso il discepolo, e in più suggeriscono un sintetico, quanto preciso, ritratto di quali fossero i vincoli che li legavano nella ricerca scientifica. Quando per i gravosi impegni medici Cirillo aveva dovuto allontanarsi dagli studi sulle piante, a continuarli era stato Nicodemi, secondo a nessuno a suo dire nella raccolta, classificazione e illustrazione delle cose naturali, e grazie al suo instancabile lavoro la collezione si era accresciuta.

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