Le nostre città si proclamano in piazze e viali, colonnate e palazzi, archi cattedrali ed esedre. La loro bellezza si espande al sole, è costruita, organica. Sono figlie dell’ordine sociale e della tecnica, ma anche della dialettica e della geometria. In Giappone invece la bellezza è iniziatica, la si merita, è il premio d’una lunga e talvolta penosa ricerca, è finale intuizione, possesso geloso.
Fosco Maraini – Ore giapponesi, 1956
Il 66,8% del territorio del Giappone è ricoperto da foreste e le aree protette in Giappone si suddividono in parchi suddividono in parchi nazionali, controllati e gestiti dal Ministero dell’Ambiente, e parchi semi-nazionali, più piccoli e meno rinomati, che vengono gestiti direttamente dalle prefetture, sempre sotto la supervisione del Ministero. Al 31 marzo 2008 in Giappone si contavano 29 parchi nazionali e 56 parchi seminazionali. L’area dei primi copre 20869 km² (il 5,5% della superficie nazionale), mentre i secondi coprono 13614 km² (il 3,6% del totale). Inoltre i 309 parchi prefetturali si sviluppano su un’area di 19608 km² (il 5,2% del totale). In Giappone inoltre vi sono 21 siti riconosciuti patrimoni mondiali dall’UNESCO, tra i quali le Isole Ogasawara, la penisola di Shiretoko, Shirakami-Sanchi, e Yakushima.
Il Giappone ha nove eco-regioni forestali che riflettono il clima e la geografia delle isole. In queste regioni si possono annoverare sia le foreste umide subtropicali di latifoglie delle Ryūkyū e Ogasawara, sia le foreste temperate di latifoglie nelle regioni a clima mite delle isole principali, sia le foreste boreali di conifere delle isole del nord. Il Giappone inoltre ha oltre 90 000 specie di fauna selvatica, tra cui l’orso bruno, il macaco giapponese, il cane procione giapponese, la vipera giapponese, il gatto di Iriomote, la salamandra gigante giapponese, e varie specie autoctone tra cui diverse specie di mammiferi (ad esempio il roditore Apodemus speciosus), molte specie di uccelli e una nutrita varietà di rettili, anfibi, pesci, e insetti, come le cicale e la Vespa mandarinia. Oltre alla grande rete di parchi nazionali sono state create 37 zone umide Ramsar.
Il wagashi è un dolce tradizionale giapponese che viene spesso servito con il tè verde nella cerimonia del tè. Gli ingredienti di base sono lo zucchero di canna, i fagioli azuki (o la loro pasta, chiamata anko o an) e la farina di riso o di grano, nonché il kudzu o l’agar-agar per le gelatine. Il wagashi è tipicamente prodotto con ingredienti naturali, di conseguenza è fortemente collegato alla stagionalità: esistono wagashi prodotti solamente in specifici periodi dell’anno. Generalmente, i dolci che furono introdotti dopo il Rinnovamento Meiji ossia nel 1868 non sono considerati wagashi.
È una delle arti tradizionali zen più note. Codificata in maniera definitiva alla fine del XVI secolo dal monaco buddhista zen Sen no Rikyū, maestro del tè di Oda Nobunaga e successivamente di Toyotomi Hideyoshi. Il cha no yu di Sen no Rikyū riprende la tradizione fondata dai monaci zen Murata Shukō e Takeno Jōō. La cerimonia si basa sulla concezione del wabi-cha. Questa cerimonia e pratica spirituale può essere svolta secondo stili diversi e in forme diverse.
Un chashitsu è una struttura costruita per l’ospite di una cerimonia del tè (maestro, ospite) per invitare gli ospiti e servire loro il tè nella cerimonia del tè in stile giapponese. È anche chiamata ‘cerimonia del tè’, ‘recinto’ o ‘sukiya’. Sono approssimativamente divisi in quelli in stile paglia e quelli in stile shoin, ma in generale si riferiscono spesso a quelli in stile paglia. In alcuni casi è costruito come edificio indipendente, in altri casi è integrato in un edificio come una sala studio.