The history of Italian garden art has so far been addressed following two distinct expository lines: the first inclined to exalt this art in its maximum Renaissance and Baroque splendor, thus privileging the history of the “Italian” garden rather than that of the Italian garden; the second conceived as an enchanting review of excellent gardens, each emerging with well-defined historical and artistic characteristics. In both cases, the garden ended up being separated from the evolution of ideas that had influenced its birth and renewed its appearance over time, suggesting that it was more the product of isolated artistic inspiration than the result of a thoughtful reflection matured by man in relation to nature.
Quando i greci videro i parchi orientali ne rimasero colpiti ed affascinati, poiché la loro cultura, sebbene avanzatissima in tutte le arti, non aveva mai prodotto nulla di eguale. Una delle ragioni per le quali si sostiene che l’Antica Grecia non abbia prodotto sfarzosi giardini è riconducibile alla vita democratica delle polis, che avrebbe mal visto lo sviluppo di giardini privati come dichiarazione di ricchezza e benessere. Peraltro la cultura cretese-micenea fu amante dei fiori, difatti dai reperti possiamo dedurre una centralità del motivo floreale decorativo, come già era stato per quella egizia. Per i greci occuparsi del giardino era un’attività prevalentemente femminile o alla quale ci si poteva dedicare durante le pause tra una guerra e l’altra. Le influenze persiane si propagarono all’antica Grecia: attorno al 350 a.C. c’erano giardini presso l’Accademia di Atene e Teofrasto, considerato il padre della botanica, si suppone avesse ereditato il giardino di Aristotele.
Villa Medici a Fiesole è una delle più antiche ville appartenute ai Medici, la quarta, dopo le due ville nel Mugello (Cafaggiolo e Il Trebbio) e la villa di Careggi. Chiamata anche Belcanto o il Palagio di Fiesole, è tra le ville medicee meglio conservate ma al tempo stesso è anche tra le meno note.
Villa Demidoff è la denominazione moderna di quello che resta della Villa Medicea di Pratolino e si trova nella località di Pratolino, a Vaglia, in Provincia di Firenze, in via Fiorentina 276. La villa medicea vera e propria fu demolita nel 1822, ma in seguito venne acquistata dalla famiglia Demidoff.
La Villa Medicea La Petraia è ritenuta una delle più belle e celebrate ville medicee, collocata in una posizione panoramica che domina la città di Firenze. Dal dicembre 2014 il Ministero per i beni e le attività culturali la gestisce tramite il Polo museale della Toscana, nel dicembre 2019.
La villa medicea di Castello si trova nella zona collinare di Castello a Firenze, molto vicina all’altra celebre villa medicea de La Petraia, ed è famosa soprattutto per i magnifici giardini, secondi solo a quelli di Boboli. Oggi la villa, chiamata anche Villa Reale, L’Olmo o Il Vivaio.
Villa La Magia è stata un’importante villa medicea. Il nome deriva probabilmente da maia, femminile di maius, “maggiore”, da intendersi come appellativo per la villa principale della zona. Il nucleo originario della villa fu costruito nel Trecento dalla famiglia pistoiese dei Panciatichi.
Nel 1820, dunque in pieno clima Restaurazione con Ferdinando III di Toscana, l’architetto Giuseppe Cacialli conclude i lavori per la cappella che pochi anni prima aveva commissionato Elisa Baciocchi, sorella di Napoleone. Sulla facciata esterna, entro un loggiato che ospita due nicchie.
La Villa Medicea di Cafaggiolo, situata nel cuore del Mugello, a nord di Firenze, rappresenta una delle testimonianze più affascinanti dell’influenza e del potere della famiglia Medici durante il Rinascimento. La storia della villa è ricca di eventi significativi e di trasformazioni che riflettono l’evoluzione culturale e politica dell’Italia tra il XIV e il XVI secolo.
The reconsideration of a Florentine exhibition from the 1930s provides an opportunity to assess, nearly a century later, the results and critical judgments of a cultural event strongly influenced by the particular nationalist context of the time.
The Italian Garden Exhibition was inaugurated on April 24, 1931, in the Salone dei Dugento of Palazzo Vecchio. A rich repertoire of 4000 works dedicated to historical iconography on the theme of gardens, spanning from the Middle Ages to the end of the eighteenth century, was gathered in fifty-two rooms of the Palace. The selection included paintings, drawings, prints, books, games, ancient and modern fake flowers made of fabric, bread crumbs, silver filigree, porcelain beads, and glass beads from Doccia and Murano. The goal of demonstrating on this occasion that the art of the Italian garden had remained at the center of European attention “for almost two thousand years” was the foundation of this important and heterogeneous collection of documents. In the opening lines of the catalog’s presentation, Ugo Ojetti — President of the Executive Commission — wrote:
With this Italian Garden Exhibition, Florence aims to return to the grand historical exhibitions that, in 1911 with the Italian Portrait Exhibition and in 1922 with the Italian Painting of the 17th and 18th Centuries Exhibition, were its pride. This exhibition, too, intends to honor a uniquely Italian art that, after conquering the world, seemed overshadowed by other trends or hidden under foreign names.
Attraverso gli studi della botanica A. Ciarallo, sui giardini dell’antica Pompei, sappiamo che il giardino romano, in origine, è prevalentemente uno spazio utilitario, denominato hortus, generalmente racchiuso e adiacente alla casa, dove le piante sono coltivate per il solo uso di cucina e, per estrarne olii e profumi per la cura del corpo. Anche lo studio della Jashemski, archeologa americana, sui giardini pompeiani è stato specifico per ogni giardino, al fine di comprendere il loro ruolo nella città e la determinazione della proprietà a cui era annesso. Tale studio ha richiesto l’esame di ogni edificio, di ogni pezzo di terreno aperto, in altre parole, dell’uso del suolo della città di Pompei.