Nella produzione architettonica di Carlo Scarpa, il progetto per la chiesa di Nostra Signora del Monte rappresenta un episodio poco noto ma di grande interesse, che riflette la sua capacità di fondere tradizione e innovazione.
Situato nella cornice suggestiva delle colline italiane, questo progetto si distingue per l’uso raffinato della luce e dei materiali, elementi chiave del linguaggio scarpiano. La chiesa, mai realizzata, si colloca all’interno della ricerca dell’architetto sulla spiritualità dello spazio, un tema affrontato anche in altre sue opere come il Cimitero di Brion.
Scarpa concepì Nostra Signora del Monte come un luogo in cui il sacro e il paesaggio dialogano attraverso geometrie essenziali e un’attenzione quasi artigianale ai dettagli. I materiali tradizionali, come la pietra e il cemento, vengono trattati con estrema sensibilità, mentre gli elementi architettonici—scale, aperture, giochi d’acqua—contribuiscono a creare un’atmosfera meditativa.
Pur rimanendo un progetto sulla carta, Nostra Signora del Monte rappresenta un’importante testimonianza della poetica scarpiana, in cui ogni elemento architettonico è pensato per evocare un senso profondo di contemplazione e armonia con l’ambiente circostante.
Il Convento di San Bernardino a Ivrea è un luogo ricco di storia, il cui destino si intreccia con il percorso culturale e imprenditoriale della Olivetti. Fondato nel XV secolo, il convento era originariamente un luogo di ritiro e preghiera per i frati francescani, con una struttura architettonica tipicamente medievale, caratterizzata da chiostri e affreschi di grande valore artistico.
Nel XX secolo, con la trasformazione industriale di Ivrea, il convento assunse un nuovo ruolo, diventando la prima sede della Olivetti. Qui, Camillo Olivetti avviò la sua attività nel 1908, ponendo le basi di un’impresa che avrebbe rivoluzionato il mondo della tecnologia e del design industriale. Il luogo, che un tempo era dedicato alla spiritualità, divenne così un centro di innovazione, dove si iniziarono a produrre le prime macchine per scrivere dell’azienda.
Nel corso degli anni, il convento non fu solo un centro produttivo, ma anche un importante luogo di formazione per le nuove generazioni di tecnici e progettisti. La visione di Olivetti non si limitava alla produzione di macchine, ma comprendeva un’idea più ampia di cultura del lavoro, in cui la preparazione professionale e l’educazione umanistica andavano di pari passo. Questo spirito si rifletté anche nei successivi sviluppi dell’azienda, che investì in scuole, biblioteche e iniziative sociali per i propri dipendenti.
Oggi, il Convento di San Bernardino resta un simbolo della fusione tra passato e futuro: da luogo di preghiera a culla di un’impresa illuminata, ha incarnato valori di comunità, innovazione e cultura, che ancora oggi ispirano chi studia la straordinaria esperienza della Olivetti.