Cecil Ross Pinsent (1884-1963) was an influential English architect and landscape designer renowned for his contributions to the creation of stunning gardens in Italy during the early to mid-20th century. Born in Montevideo, Pinsent developed a deep affinity for Italian culture and aesthetics, which greatly influenced his approach to landscaping. His work is characterized by a harmonious blend of traditional Italian design principles and a keen sensitivity to the natural environment. Collaborating with renowned architect Edwin Lutyens, Pinsent left an indelible mark on the gardens of Tuscany, particularly in areas like Florence and Siena. His landscapes are celebrated for their timeless beauty, characterized by formal elements, symmetry, and meticulous attention to detail, making Cecil Ross Pinsent a key figure in the history of Italian garden design.
La villa Jucker presso Baveno, ai bordi del Lago Maggiore, è una delle residenze private che Porcinai progetta in collaborazione con Lodovico Barbiano di Belgiojoso, architetto del noto studio Milanese BBPR. Negli anni sessanta, Porcinai ha occasione di collaborare con molti importanti architetti, sviluppando ogni volta un’idea di giardino che fosse espressione di un nuovo stile di vita, interpretazione “moderna” dei paesaggi italiani nei quali si colloca. Il giardino progettato attorno alla villa si distribuisce lungo un ripido pendio, a stretto contatto con la vista del lago con le isole e, sullo sfondo, il profilo solenne delle Alpi.
Villa Maggia è un giardino privato situato sulle colline di Torino, in Italia, progettato dall’architetto paesaggista Pietro Porcinai negli anni ’50. Porcinai era noto per il suo approccio modernista alla progettazione del paesaggio, che enfatizzava l’integrazione di architettura, natura e arte. Il giardino di Villa Maggia si estende su una superficie di circa 10.000 mq ed è caratterizzato da una varietà di sale e spazi esterni, ognuno con la propria atmosfera e design unici. Alcune delle caratteristiche principali del giardino includono un giardino all’italiana formale, un roseto, un’area boschiva e un grande prato. Il progetto di Porcinai per Villa Maggia è noto per l’uso di forme geometriche e texture contrastanti, nonché per l’attenta cura dei dettagli e del rapporto tra il giardino e il paesaggio circostante. Il giardino si distingue anche per l’uso di giochi d’acqua, tra cui fontane, piscine e un ruscello che attraversa la proprietà. Oggi Villa Maggia è considerata una delle opere più importanti del Porcinai ed è riconosciuta come un significativo esempio di progettazione paesaggistica della metà del XX secolo. È aperto al pubblico per visite guidate ed eventi speciali.
Un’importante capacità di Pietro Porcinai era quella di individuare i reali problemi e comprendere le procedure idonee, precorrendo sempre i tempi grazie ad una pre-veggenza fondata su basi tecniche sperimentate. Oltre al suo precoce ed innato talento naturale e alla sua intelligenza professionale, Porcinai aveva inoltre maturato una specifica formazione all’estero, in notevole anticipo rispetto ad altri, senza dubbio rimanendo influenzato dalla cultura paesaggistica di quei paesi, in particolare Germania e Belgio, dove aveva fatto pratica di tecniche colturali presso alcuni vivai specializzati. In Italia il percorso della sua formazione si intrecciò con un periodo cruciale dell’arte dei giardini: infatti, proprio nel 1924 Luigi Dami pubblicò II giardino italiano, dimostrando il primato italiano nell’arte dei giardini.
La natura autoctona e caratteristica del giardino italiano, nel riappropriarsi del suo primato in un campo diventato oggetto di studi di stranieri, soprattutto anglosassoni, culminò nella famosa Mostra del Giardino Italiano del 19311 a Firenze, dove si tese alla valorizzazione di un grande passato, senza tuttavia tentare di aprire la strada alla ricerca di nuove forme moderne nell’arte dei giardini. Presidente della Commissione esecutiva’ della mostra fu Ugo Ojetti, sostenitore di un’architettura monumentale e in stile. Nell’ambito della manifestazione furono riproposti dieci modelli ideali di giardini, in una sorta di percorso storico dell’arte dei giardini italiani, concepiti come piccole creazioni scenografiche in cui era presente anche il giardino paesaggistico all’inglese, anche se giudicato estraneo alla tradizione classica nazionale.