Situato a Blevio, nel cuore del Lago di Como, il Resort “Mandarin Oriental” copre una superficie complessiva di circa 23000mq e rappresenta un gioiello d’importanza storico-paesaggistica, oggi contraddistinto da un’ armoniosa miscela di stile italiano, fascino orientale e bellezza naturale. Il cuore della proprietà, Villa Roccabruna, venne costruita nel XVIII secolo e fu l’ antica dimora del soprano Giuditta Pasta nonché luogo d‘incontro per molti artisti, compositori e cantanti. Tra questi, il compositore Vincenzo Bellini che, aiutato dal paesaggio lacustre di Moltrasio e Blevio, diede vita al suo capolavoro “Norma”.
Abbiamo condiviso con la proprietà il desiderio di riportare questo luogo agli antichi splendori, partendo fin da subito con un approfondito studio preliminare dell’intera area, identificando in seconda battuta specifiche zone d’intervento con l’obiettivo di ricucire il luogo all’architettura e al paesaggio circostante, e di creare un’ atmosfera unica al mondo. La posizione e il clima ci hanno subito suggerito l’idea di creare una rigogliosa atmosfera tropicale alternata a ricami floreali d’ispirazione barocca, nel pieno rispetto del luogo e del linguaggio neoclassico della villa.
Il progetto paesaggistico si è principalmente concentrato sul fronte lago; un nuovo percorso tropicale si snoda lungo i 3 punti focali da noi identificati e ri-progettati: Il grande Lawn, la fontana d’acqua e fuoco e infine l’anfiteatro con la sua nuova e maestosa parete vegetale. Ogni elemento entra in relazione e assume una nuova immagine nel pieno rispetto del luogo e delle sue preesistenze, valorizzandone le peculiarità e ampliando l’orizzonte mediante coni visivi e visuali prospettiche. Il Lawn, collocato tra la storica “Villa Roccabruna” e il ristorante stellato, è divenuto, dopo l’intervento, luogo iconico dell’ intero Resort. Un parterre, realizzato mediante tesserine di mosaico, ripercorre i motivi floreali già presenti sulle facciate di villa Roccabruna, e delinea un percorso che accoglie e accompagna i visitatori verso il fronte lago.
Proseguendo, davanti a villa Roccabruna, abbiamo inserito una nuova fontana marmorea che identifica un’ area di ritrovo vista lago e che unisce due degli elementi della tradizione orientale: acqua e fuoco. Il fuoco rappresenta l’elemento dinamico caratterizzato dalla purezza, mentre l’acqua rappresenta un principio vitale inteso come mezzo di rigenerazione. Attraversato il maestoso filare costituito da platani secolari alla cui base emergono delicate fioriture, si giunge all’anifiteatro: Una parete con ricami vegetali barocchi, unica al mondo, lunga 15 metri funge da fondale perfetto per il wedding day.

Il disegno della nuova parete vegetale, si ispira ai motivi classici dei giardini dell’epoca e nasce dall’intarsio tra la vegetazione di Ficus repens e pannelli in acciaio dalla finitura cor-ten, regalando così una magica cornice per le numerose cerimonie che si celebrano all’interno del Resort. Le scenografie vegetali che si susseguono all’interno di tutta l’area, sono state pensate e studiate per esaltare uno dei luoghi più magici di tutto il lago di Como, assecondando la luce naturale e i cangianti colori del lago. Con perizia tecnica, per far fronte a problematiche legate all’ insufficienza di terreno dovute alla presenza della soletta sottostante, laddove necessario, abbiamo ideato grandi anelli in acciaio cor-ten come contenitori per i più grandi esemplari di palme. Questi anelli, oltre a risolvere problematiche di piantumazione, hanno contribuito alla creazione di un nuovo linguaggio in grado di aggiungere carattere e identità al progetto. Il vincolo è divenuto opportunità.
Le scelte botaniche e le diverse soluzioni compositive utilizzate interpretano il sito creando un quadro in continuo movimento nel quale il ritmo è dettato dalle palme, chamaerops excelsa e chamaerops humilis tipiche del lago di Como, che si susseguono in tutto il Resort, lambite alla base con fioriture dai toni raffinati ed eleganti. Le macchie fiorite, a carattere estensivo, sono costituite da numerose varietà di differenti essenze dal tono leggero e dai colori morbidi tra le quali: Anemone whirlwind, Calamagrostis brachitrica, Vinca minor argenteovariegata, Perovskia Blue spire, Festuca glauca, Pennisetum little bunny, Pennisetum alopecuroides halmen, Gypsophyla Pink festival, Verbena bonariensis, , Sedum herbstfreude; Euphorbia x martinii, Echinacea purpurea, Pittosforo tobira nano; Rosa cubana; Nandina Obsession; Nandina Gulf stream, Nandina domestic, Abelia rupestris; Gelsomino cascante; Laurus Nobilis; Hydrangea paniculata Vanille Fraise; Verben, Camelia, Aralia o aucube, Edera, Felce, Ficus repens creano un’ atmosfera magica e in continuità con il paesaggio circostante. I cromatismi ricercati variano dai toni di rosa delle diverse erbacee perenni fino al bianco puro delle ortensie con inserti verdi e dorati di palme e graminacee. All’imbrunire, la luce dorata del sole tinge le palme e le fioriture che si stagliano nel cielo cangiante e danzano al vento. L’ambientazione romantica del lago, le maestose colline e gli splendidi aspetti paesaggistici sono la scenografia ideale per regalare agli ospiti momenti di evasione e di relax.
Landscape Architect | Via Frisi 3, 20129 Milano | tel/fax 02.76003912 | www.patriziapozzi.it
Arte Sella is a contemporary art exhibition in nature that takes place in the Val di Sella, in the municipality of Borgo Valsugana. Arte Sella is an international event of contemporary art established in 1986, held outdoors in the meadows and forests of Val di Sella (municipality of Borgo Valsugana, province of Trento). It was initiated in 1986 by Enrico Ferrari, Emanuele Montibeller, and Carlotta Strobele, and is managed by the association of the same name. Enrico Ferrari served as president until 2000, followed by Laura Tomaselli, and since March 2012, Giacomo Bianchi has taken over. In the initial period (1986-1996), the event was biennial and took place at “Casa Strobele” and its park. From 1996 onward, it expanded along a path on Monte Armentera, still within Val di Sella, called artenatura. Approximately 25 artworks are positioned along a 3 km trail.
Un’importante capacità di Pietro Porcinai era quella di individuare i reali problemi e comprendere le procedure idonee, precorrendo sempre i tempi grazie ad una pre-veggenza fondata su basi tecniche sperimentate. Oltre al suo precoce ed innato talento naturale e alla sua intelligenza professionale, Porcinai aveva inoltre maturato una specifica formazione all’estero, in notevole anticipo rispetto ad altri, senza dubbio rimanendo influenzato dalla cultura paesaggistica di quei paesi, in particolare Germania e Belgio, dove aveva fatto pratica di tecniche colturali presso alcuni vivai specializzati. In Italia il percorso della sua formazione si intrecciò con un periodo cruciale dell’arte dei giardini: infatti, proprio nel 1924 Luigi Dami pubblicò II giardino italiano, dimostrando il primato italiano nell’arte dei giardini.
La natura autoctona e caratteristica del giardino italiano, nel riappropriarsi del suo primato in un campo diventato oggetto di studi di stranieri, soprattutto anglosassoni, culminò nella famosa Mostra del Giardino Italiano del 19311 a Firenze, dove si tese alla valorizzazione di un grande passato, senza tuttavia tentare di aprire la strada alla ricerca di nuove forme moderne nell’arte dei giardini. Presidente della Commissione esecutiva’ della mostra fu Ugo Ojetti, sostenitore di un’architettura monumentale e in stile. Nell’ambito della manifestazione furono riproposti dieci modelli ideali di giardini, in una sorta di percorso storico dell’arte dei giardini italiani, concepiti come piccole creazioni scenografiche in cui era presente anche il giardino paesaggistico all’inglese, anche se giudicato estraneo alla tradizione classica nazionale.
Vi siete mai chiesti perché il profumo dei fiori d’arancio e il sapore delle scorze di limone vi facciano venire in mente un ricordo o il volto di una persona? Nella vita di ognuno gli agrumihanno impresso una traccia silenziosa ma indelebile: un gusto, un’esperienza tattile, una percezione affettiva. Potrete non accorgervene, ma in questi istanti si racchiude la memoria di una vita intera, poiché dietro un frutto si celano non solo pratiche e saperi tramandati da generazioni, ma anche il nostro passato. Questo è un viaggio fra gli agrumeti d’Italia, le loro storie e curiosità locali: una mappa per capire quanto la presenza degli agrumi sia multiforme e radicata nella nostra cultura, dalle grandi piantagioni ai vasi sulle nostre terrazze.
Giardini e paesaggio, 60
2025, cm 19 x 24, viii-332 pp. con 338 figg. n.t. Rilegato.
ISBN: 9788822269850
€ 29,00 € 27,55 – Novità LINK
Nel cuore delle Crete Senesi, poco distante da San Giovanni d’Asso – oggi parte del comune di Montalcino – si trova il Bosco della Ragnaia, un giardino boschivo ideato e realizzato a partire dal 1996 dall’artista americano Sheppard Craige, che qui ha intrecciato arte, filosofia e natura in un’opera unica nel panorama paesaggistico contemporaneo. Nonostante l’atmosfera di antichità che permea i suoi muretti in pietra, le vasche, le fontane e i viali d’ombra, il Bosco è una creazione viva e in continua trasformazione, un dialogo costante tra il gesto umano e il linguaggio della terra.
Sotto le grandi querce – Quercus robur, pubescens e cerris – si stende un tappeto di felci, licheni e muschi che accolgono motti, epigrafi e sentenze scolpite nella pietra. Alcune citano pensatori antichi, altre giocano con l’ironia e il dubbio: parole che emergono dal verde come pensieri in attesa di un lettore. Qui ogni passo invita a fermarsi, a interrogare il luogo, a cercare un senso che forse non si lascia trovare.
Tra i luoghi simbolici disseminati nel parco si incontrano l’Altare dello Scetticismo, il Centro dell’Universo, e l’Oracolo di Te Stesso – spazi di riflessione dove l’artista invita a osservare più che a comprendere, a dubitare piuttosto che a credere. Il Bosco non offre un percorso prestabilito: è un labirinto mentale e sensoriale, aperto a infinite interpretazioni.
Il giardino si estende su più livelli, con una parte superiore dedicata alla Ragnaia vera e propria – il bosco ombroso dove un tempo si tendevano reti per catturare gli uccelli – e una parte inferiore, chiamata Giardino delle Forme, dove l’arte geometrica del giardino toscano incontra la spontaneità vegetale. L’acqua, la pietra e la luce diventano strumenti poetici che accompagnano il visitatore in un cammino interiore, fatto di domande più che di risposte.
L’ingresso al Bosco è libero e gratuito, aperto durante le ore diurne. Non vi sono biglietterie né indicazioni turistiche: la visita si svolge in autonomia, nel silenzio rispettoso di un luogo che chiede contemplazione. Il parcheggio si trova poco fuori dal borgo di San Giovanni d’Asso, raggiungibile a piedi in pochi minuti.
Il Bosco della Ragnaia è più di un giardino: è un invito a sostare, ad ascoltare la voce segreta della natura e la propria. Un luogo dove l’arte si fa meditazione e la terra diventa pensiero.
Il paesaggio è il grande malato d’Italia: è devastato impunemente ogni giorno, sotto gli occhi di tutti, per il profitto di pochi. Ecco la diagnosi lucida e spietata da cui Salvatore Settis prende le mosse per analizzare il baratro che separa i principî di tutela del territorio, sanciti dalla Costituzione, dal degrado dello spazio che abitiamo. Un degrado che rappresenta anche una forma di declino complessivo nelle regole del vivere comune, reso possibile dall’indifferenza, dal malcostume diffuso e dalle leggi contraddittorie, aggirate con disinvoltura. Un’indagine che risale alle radici etiche e giuridiche del saccheggio del Bel Paese, per reagire e fare «mente locale» contro speculazioni, colpevole apatia e conflitti tra poteri. Una necessaria manifestazione di civiltà, per non sentirci fuori luogo nello spazio in cui viviamo. E per evitare che il cemento soffochi anche il nostro futuro.
Il Giardino dell’Iris si distende sotto l’alto muraglione del Piazzale Michelangelo, in una sintesi spaziale che affianca al David baricentrico del monumento all’arte e alla cultura lo straordinario monumento alla natura delle fioriture dell’iris, emblema per la città. Lo stemma di Firenze ha origini antichissime. Già raffigurato in un’urna funeraria del IV sec.a.C., si fa risalire al popolo etrusco di Fiesole, quel “colle lunato” che si dispiega a settentrione, cosi come le origini del nome floreale, dibattute fin dal medioevo, in latino Florentia o in volgare Fiorenza, “a similitudine dei fiori e dei gigli che abbondanti fiorivano intorno alla città”. Nell’araldica civica, durante il dominio dei Ghibellini, comparve il giglio “sbocciato e bottonato” bianco in campo rosso, e lo stemma fu rosso con il giglio fiorentino d’argento, poi, dal 1267 predominando i Guelfi, ne furono invertiti i colori e il giglio divenne rosso in campo bianco, cosi come sottolinea Dante Alighieri nel Paradiso.
Granaiolo, a lawn garden, a garden with cement lines, a Tuscan house, a forest. I visited it on a May morning, the sun fading and reappearing through the clouds. The green of the lawn and the darker hues of the forest were perfect, gleaming. The rainy spring had favored the chromatic richness of the place. While I was familiar with Granaiolo through publications, as Ippolito Pizzetti often emphasizes, to truly understand a garden, to feel its meaning, its poetics, one must see it, visit it, traverse it. Understanding unfolds gradually; the space moves internally and expands, triggering new perspectives from every vantage point. Parallel bands of converging lines lead toward the forest; right angles, sudden shifts, changes of direction continuously renew the vanishing points. Around the structure, descending horizontal planes, emphasized by concrete borders (a stiffening of the contour lines turning linear) create an effect of expansion, even sonorous, which spreads from the house to the green backdrop of the forest. Conversely, when the view is perceived from the forest, the fragmentation of space into successive planes accompanies the ascent and connects the volumes. One finds oneself immersed in a metatemporal atmosphere, outside any chronological placement, in an infinite space despite being enclosed by tree lines.