“Non è solo un contenitore di opere d’arte, ma è un’opera d’arte in sé” racconta Pier Luigi Tazzi, curatore dell’apertura, avvenuta lo scorso 5 maggio. L’edificio, nato da una profonda collaborazione tra Marco Bagnoli e l’architetto padovano Toti Semerano, non è solo lo studio dell’artista, ma sarà uno spazio pluriarticolato, sede dell’associazione Spazio x Tempo, archivio, laboratorio e in futuro anche residenza d’artista. Un luogo concepito in funzione dell’opera che deve accogliere, pronto a modificarsi nel tempo.
L’allestimento previsto, definito temporaneo e in progress, come l’edificio stesso, è composto da una cinquantina di opere disposte nell’Atelier, non con un ordine cronologico, ma in un ordine dettato da continui rimandi tra arte e spazio. Fulcro dell’intero progetto è un’opera in mattoni di terracotta e lastre in pietra serena, Altare (1994), attorno alla quale è stato progettato l’intero Atelier. Bagnoli e Semerano lo considerano il “punto energetico” che dà origine all’aspirale, alla rampa che permette allo spettatore di vedere e di vivere le opere da diverse altezze e angolazioni e che dinamizza tutti i corpi che costituiscono l’edificio.
Alla base del pensiero progettuale c’è sicuramente l’idea dell’impermanenza che porta l’architetto a scegliere materiali che con il tempo si trasformeranno, a partire dal giunco che ha un ciclo di vita di 30 anni o dal legno usato come una pelle, che invecchia a contatto degli agenti atmosferici e che cambierà colore, confondendosi con il territorio circostante. L’edificio piano piano sparirà, avvolto dalla vegetazione, lasciando solo una traccia di sé. Seguendo l’idea del cambiamento e del divenire, Semerano racconta come l’Atelier non è concluso, ma si svilupperà in futuro con un braccio ipogeo, penetrando nella collina, senza sottrarre più spazio alla natura. Durante la serata di inaugurazione del 5 maggio è stato organizzato un omaggio a Michael Galasso, compositore americano ormai scomparso, con il quale Bagnoli ha più volte collaborato.
Paola Molteni