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ITINERARI DI ARCHITETTURA | PIEMONTE EX OLIVETTI - FABBRICA MATTONI ROSSI © ALESSIO GUARINO
ITINERARI STORICI E ARCHITETTURA | IVREA

EX OLIVETTI - FABBRICA MATTONI ROSSI

A Ivrea, il primo nucleo degli stabilimenti Olivetti è noto dagli abitanti della città come “la fabbrica in mattoni rossi”. Questo edificio, costruito nel 1896, presenta strutture portanti in cemento armato e tamponamenti in mattoni ed è diventato la sede della società appena fondata da Camillo Olivetti nel 1908. Inizialmente, la piccola fabbrica era sufficiente per le esigenze della Olivetti. Tuttavia, con lo sviluppo dell’azienda nel corso di trent’anni, diventò necessario costruire altri edifici attorno a quello principale. Il complesso originario corrisponde, sia in termini di pianificazione sia di struttura, alla concezione e agli standard degli edifici industriali dell’epoca. All’interno di questa fabbrica venivano svolte tutte le attività di produzione, che si estesero progressivamente dalle macchine per scrivere ad altri prodotti per ufficio, alle macchine utensili e alle attività accessorie. Questo segnò l’inizio delle Officine ICO, acronimo del fondatore Ing. Camillo Olivetti, che, con successivi ampliamenti, si estesero lungo l’attuale via Jervis (allora via Castellamonte) nel corso di circa sessant’anni, tra il 1896 e il 1958, fino a occupare l’intera area disponibile. Le Officine ICO, estese su un fronte lineare di quasi un chilometro, divennero un simbolo così caratteristico da segnare distintamente il paesaggio urbano di Ivrea.

ITINERARI DI ARCHITETTURA | PIEMONTE

ARCHITETTURE OLIVETTIANE

La storia dell’impresa Olivetti è la storia della produzione di un’idea organica, declinata quasi in ogni campo del sapere e dell’agire umano. Oggi di tutto quello che è stato resta ancora tangibile il suo essersi concretizzata in manufatti architettonici e raccontare forma e funzione di alcuni tra i più rappresentativi è un modo per rievocare il significato di questa idea. 1941: inaugurazione dell’Asilo nido Olivetti. Gli architetti Luigi Figini e Gino Pollini applicano alla lettera l’autarchia nella forma di citazione elegante del genius loci di quella città costruita su colli che è Ivrea. Si fanno beffe della retorica dell’architettura littoria disegnando spazi funzionali, articolati in blocchi parallelepipedi, razionalisti, che hanno una pelle in pietra locale. Il giardino che asseconda le curve di livello delle rocce dioritiche, un pergolato i cui pilastri sono tagliati nella foggia dei pali in pietra che reggevano le viti, un tempo abbondanti in quelle terre e la vasca d’acqua, che non c’è più, in cui generazioni di bambini si sono divertiti sotto l’occhio attento delle educatrici. E poi gli interni, con una distribuzione calibrata sulle diverse attività che diventerà un modello e, disegnati appositamente, i giocattoli di legno come l’elefante-scivolo e le grandi ceste con le ruote per trasportare i piccoli ospiti.