Il negozio Olivetti di Venezia, progettato nel 1957 dall’architetto Carlo Scarpa, è un capolavoro dell’architettura moderna situato sotto i portici delle Procuratie Vecchie in Piazza San Marco. Commissionato dalla Olivetti, questo spazio espositivo rappresenta un perfetto connubio tra innovazione tecnologica, design raffinato e sensibilità artistica. Scarpa ha saputo valorizzare l’ambiente con l’uso di materiali pregiati come il marmo, il vetro e il legno, creando un’atmosfera elegante ed essenziale, capace di esaltare la bellezza degli oggetti esposti.
Uno degli elementi più iconici dello showroom è la scala in marmo sospesa, che sembra sfidare la gravità e testimonia l’abilità tecnica e poetica dell’architetto. Lo spazio è concepito come un ambiente dinamico, in cui la luce e i materiali interagiscono per mettere in risalto le macchine per scrivere e le calcolatrici Olivetti, prodotti che hanno segnato la storia dell’industria e del design italiano.
Oggi il Showroom Olivetti è gestito dal FAI – Fondo Ambiente Italiano, che ne ha curato il restauro e lo mantiene aperto al pubblico come esempio straordinario di architettura del Novecento. Questo spazio non è solo un tributo alla visione innovativa della Olivetti, ma anche un luogo di memoria e cultura, che continua a ispirare visitatori, architetti e designer di tutto il mondo.
La storia dell’impresa Olivetti è la storia della produzione di un’idea organica, declinata quasi in ogni campo del sapere e dell’agire umano. Oggi di tutto quello che è stato resta ancora tangibile il suo essersi concretizzata in manufatti architettonici e raccontare forma e funzione di alcuni tra i più rappresentativi è un modo per rievocare il significato di questa idea. 1941: inaugurazione dell’Asilo nido Olivetti. Gli architetti Luigi Figini e Gino Pollini applicano alla lettera l’autarchia nella forma di citazione elegante del genius loci di quella città costruita su colli che è Ivrea. Si fanno beffe della retorica dell’architettura littoria disegnando spazi funzionali, articolati in blocchi parallelepipedi, razionalisti, che hanno una pelle in pietra locale. Il giardino che asseconda le curve di livello delle rocce dioritiche, un pergolato i cui pilastri sono tagliati nella foggia dei pali in pietra che reggevano le viti, un tempo abbondanti in quelle terre e la vasca d’acqua, che non c’è più, in cui generazioni di bambini si sono divertiti sotto l’occhio attento delle educatrici. E poi gli interni, con una distribuzione calibrata sulle diverse attività che diventerà un modello e, disegnati appositamente, i giocattoli di legno come l’elefante-scivolo e le grandi ceste con le ruote per trasportare i piccoli ospiti.