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VILLA LE COSTE | FONDAZIONE PRIMO CONTI

Giardini Fiesolani

Immersa tra gli oliveti del paesaggio fiesolano aperto a settentrione verso le propagini dell’Appennino, la villa quattrocentesca è legata al pittore Primo Conti (Firenze, 1900 – Fiesole, 1988) dal 1945 quando l’acquista per farne il suo studio e lavorarci per il resto della sua vita. Nel luogo a lui congeniale raccoglie numerosi documenti inerenti alla vita artistica toscana e italiana con particolare riguardo al periodo delle avanguardie storiche, di cui è stato uno dei protagonisti.

Già dal 1970 esprime un suo desiderio in una lettera all’amico Aldo Palazzeschi: «Si tratterebbe, da parte mia, di istituire in questa mia bella casa fiesolana e nel terreno che la circonda una “Fondazione” dedicata alle avanguardie storiche che si svilupparono a Firenze nei primi vent’anni del secolo (dal Leonardo a Lacerba ecc.) con un archivio che dovrebbe accogliere e mettere a disposizione degli studiosi un vasto materiale documentario (libri, riviste, manifesti, fotografie e, soprattutto, corrispondenza epistolare fra i maggiori protagonisti dei movimenti novatori di ogni parte del mondo e i nostri scrittori, pittori, musicisti d’avanguardia).».

Nel 1980 l’artista ormai ottantenne concretizza questa sua idea creando la Fondazione che negli anni a venire prende in carico la gestione della villa e di tutte le opere d’arte raccolte, legate all’avanguardia in particolare al movimento futurista a cui appartenne dal 1917.

Oggi la villa ospita il cospicuo archivio, la biblioteca del Maestro e nelle sale al piano terra il Museo che ripercorre tutta la sua carriera pittorica, dagli esordi passando per i periodi Futurista e Figurativo fino alla svolta informale degli ultimi anni. Sia lui che la moglie sono sepolti nella cappella gentilizia dedicata a Santa Rosalia, affrescata con le storie della Santa da Rinaldo Botti (1658-1740). 

Ines Romitti

FIESOLE

Fiesole è un immenso giardino con vista su Firenze e sulle colline d’intorno, un panorama che si disegna in un susseguirsi di linee ondulate protette dalla cornice dell’Appennino. Come tutti i giardini merita cura e attenzioni continue e minute e, in effetti, gli strumenti urbanistici degli ultimi quarant’anni, nei loro principi informativi e prescrittivi, hanno assunto la protezione di questa specifica particolarità del territorio, che si esplicita e si materializza in ogni frammento di paesaggio. Ogni elemento in un simile contesto diventa prezioso per la sua forma, le sue proporzioni, i suoi colori, la sua storia: pietre, vegetazione e manufatti diventano parti fondative di un tutto, di un in-sieme unitario e armonioso in cui gli interventi, anche minimi, se non sincronici, possono produrre gravi alterazioni nel paesaggio del Colle Lunato (esiste un nome più evocativo per un luogo?).

In simili contesti, soprattutto in relazione alle pressioni edilizie che inevitabil-mente vi sì scatenano, non è facile mantenere un equilibrio fra la conservazione dei luoghi e lo sviluppo delle attività. Per questo e per meglio comprendere la “misura” di Pietro Portinai è opportuna una breve puntualizzazione sugli strumenti urbanistici fiesolani. È verso la metà degli anni Settanta, che Fiesole si dota di un piano regolatore che ha come obiettivo prevalente la tutela del suo territorio, ma è nel 1983 che viene adottata la variante per le zone agricole, redatta da Gianfranco Di Pietro e Calogero Narese, e che l’amministrazione comunale assume la consapevolezza della unicità e della delicatezza del suo paesaggio.

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