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ITINERARI DI STORIA, D'ARTE & PAESAGGIO | TOSCANA PECCIOLI © ALESSIO GUARINO

Mario Cucinella

Il Palazzo Senza Tempo a Peccioli | Un progetto di valorizzazione dei borghi storici

Salvare i borghi italiani dallo spopolamento e dall’abbandono. Rilanciare un modello storico rispettoso dell’ambiente, perfetto punto di equilibrio tra habitat e natura, e pure funzionale allo smart working. È un tema di grande attualità di cui si parla sempre di più, ma servono buoni esempi. Uno di questi è il Palazzo senza Tempo, dell’architetto Mario Cucinella.

Itinerari di Storia, d'Arte & Paesaggio | Toscana

PECCIOLI

Il territorio di Peccioli risulta abitato fin dal Neolitico (presso il podere Ortaglia in località Le Serre sono state ritrovate asce in pietra verde), ma è soprattutto dal primo millennio a.C. che si registra una fisionomia più definita, con manifestazioni di popolamento etrusche. I ritrovamenti testimoniano che le pendici delle colline del territorio comunale erano luoghi di sepoltura, tranne il sito di Ortaglia, che ha restituito anche informazioni di tipo insediativo, attestando la dipendenza di Peccioli da Volterra fino all’età tardoantica. Inoltre a Celli fu ritrovata una tomba a camera, contenente materiali databili tra la fine del VI e gli inizi del V sec. a.C.; all’interno della pieve della Piappina fu ritrovato un cippo, riutilizzato come acquasantiera, collocabile tra il VI e Il IV sc. A.C.; a Legoli nel 1930 in località Poggio dei Pini fu ritrovata una piccola tomba a nicchiotto contenente almeno due deposizioni, tipica dell’ambito volterrano di età ellenistica. I cinerari e i corredi sono databili al II secolo a.C. e denotano un ceto sociale modesto, seppure la presenza di uno strigile in bronzo e di due piccole oinochoai a vernice nera sembrano documentare una terza deposizione, più antica, di III secolo a.C.

Il sito di Ortaglia è ubicato a circa 4 km a est dal centro di Peccioli. Le indagini hanno restituito una grande quantità di materiale pertinente ad un complesso santuariale strutturatosi attorno ad un grande edificio templare risalente all’età tardo-arcaica. Del tempio, costruito in una zona che nel corso dei secoli successivi ha subito estesi fenomeni franosi, non rimane nessuna traccia edificata. Rimane però un imponente pozzo, connesso alle pratiche cultuali del santuario, al cui interno è stata rinvenuta gran parte dei materiali relativi al tempio, a seguito della sua ristrutturazione avvenuta alla fine del IV secolo a.C. Le indagini si sono concentrate sia sul piccolo pianoro, sia nel settore occidentale, dove sotto alcuni strati franosi, sono stati individuati alcuni livelli di vita del complesso, relativi alla prima età ellenistica e a tutto il III sec. a.C. A cavallo del 200 a.C., il complesso di Ortaglia sembra esaurire la sua funzione sacra e insediativa, proprio mentre la città di Volterra avvia una significativa riqualificazione monumentale dell’area di culto dell’acropoli.

Pochissimi invece i ritrovamenti del periodo romano. In pianura sono state individuate tracce della centuriazione augustea, ben visibili dall’alto, in cui si possono distinguere le parcellizzazioni perfette. Lungo il fiume Era sono stati ritrovati strati con ceramica per cui, vista l’ubicazione, è ipotizzabile la presenza di un insediamento produttivo, una villa romana. L’unica attestazione romana è stata ritrovata sul colle di Peccioli, non in pianura. Si tratta di un’iscrizione romana oggi murata nel Museo Guarnacci di Volterra. Le altre tracce romane si trovano presso lo scavo di Colle Mustarola presso Ghizzano dove è stata rinvenuta una cisterna romana, esempio unico in contesti rurali della zona (le altre note si trovano soltanto in nuclei urbani importanti, come Volterra e Pisa).

La presenza di una cisterna in cocciopesto indica, senza possibilità di equivoci, che in quel luogo vi fosse bisogno di un’abbondante risorsa idrica. Fortemente peculiari sono le ceramiche rinvenute, databili tra il I e il IV secolo d.C., che denotano una frequentazione da parte di persone di estrazione sociale medio alta, elemento che a un’analisi superficiale può sembrare non compatibile con un’area rurale così periferica. In realtà, la strada che conduce a Colle Mustarola era una bretella commerciale fondamentale, che collegava l’area pisana, e quindi costiera, e volterrana con il Senese, per arrivare a Chiusi e a Roma.

Con la caduta dell’Impero romano si aprono scenari condizionati dalle guerre e dall’arrivo dei popoli dal nord Europa che pian piano conquistano i centri più importanti. I Longobardi che conquistarono gran parte dei territori in mano ai Bizantini. Fu un periodo di grande vitalità per il territorio pecciolese, che si trovava sul confine tra queste due forze contrapposte, probabilmente teatro anche degli scontri che ne derivarono. Vitalità che sembra esaurirsi con l’VIII secolo per poi ricomparire con l’XI e XII secolo e l’incastellamento promosso dalle famiglie aristocratiche e dalla chiesa.

In epoca medievale Peccioli divenne sede di un castello, testimoniato nei documenti a partire dall’XI secolo, quando il Marchese Alberto, figlio del fu Opizzo e membro dell’antica casata degli Obertenghi, nel 1061 offrì al monastero di San Michele di Marturi, presso Poggibonsi, la sua porzione di corti e castelli e cappella poste “in località Petiole”. Un documento del 1115 testimonia che i Da Catignano, originari di un borgo oggi scomparso che si trovava tra Peccioli e Montefoscoli, vendettero questo castello al vescovo di Volterra, che a sua volta lo cedette a Pisa. Nel 1163 il Comune di Pisa domò, sotto il comando di Ranieri Gaetani, una ribellione sollevata da Peccioli, guidata da Giovanni Borgherucci, e per ritorsione distrusse la rocca e le mura del castello. Il controllo di Peccioli passò nel 1186 al vescovo di Volterra con un atto del re Enrico VI che, una volta incoronato imperatore, nel 1192 ne accordò il dominio al Comune di Pisa, confermato nel 1209 da Ottone IV e nel 1220 da Federico II.

Nel XIII secolo Peccioli ebbe una parte attiva nel corso delle lotte tra guelfi e ghibellini, infatti nel 1282, Nino Visconti, giudice di Gallura, bandito da Pisa, con l’aiuto dei fiorentini, divenne comandante della parte guelfa in Toscana, e non solo cacciò i ghibellini che controllavano alcuni comuni della Valdera per conto dei pisani, come Peccioli e Ghizzano, ma nel 1292 divenne signore di tutta la zona. Subito il vescovo di Volterra cercò di approfittare della situazione per riottenere i suoi privilegi in Valdera, mettendo tutti i suoi castelli della zona, tra i quali Peccioli, sotto la protezione dei fiorentini. Nel 1293, con la Pace di Fucecchio tra Pisa e Firenze, i pisani riuscirono a recuperare controllo politico e civile del castello di Peccioli, mentre la giurisdizione spirituale fu affidata al vescovo di Volterra. Peccioli, sotto la dominazione pisana, divenne Podesteria della Repubblica marinara, estendendo la sua giurisdizione su Carpugnano, Gello, Abbazia di Carigi e Montecchio. Nel 1322 i pisani fecero restaurare un tratto delle mura del castello, assumendo l’estensione e le caratteristiche che in parte conserva ancora oggi, probabilmente ad opera di Castruccio Castracani, che nel 1328 fu nominato signore di Pisa.

Nel 1362 il paese venne attaccato e conquistato per la prima volta dai mercenari fiorentini , condotti da Bonifacio Lupi che distrussero una torre e parte delle mura. Tuttavia nel 1364, dopo la battaglia di Cascina, il castello di Peccioli tornò in mano ai pisani che lo tennero stabilmente fino al 1406, quando fu consegnato ai fiorentini da Pietro Gaetani, membro di un’illustre famiglia che aveva acquisito molti possedimenti nella zona, soprattutto a Fabbrica e Montelopio. Pochi mesi dopo la stessa Pisa fu definitivamente conquistata da Firenze.

Nel periodo fiorentino Peccioli fece parte del vicariato di Lari ed fu sede di Podesteria (con giurisdizione su Lajatico, Legoli, Orciatico, Terricciola, Soiana, Montecchio, Fabbrica, Bagno, Chianni, Casanuova, Morrona, Santa Luce, Riparbella, Strido, Castellina e Ghizzano) e Comune. Per tutto il XV secolo Peccioli subì saccheggi da parte di città e nobili anti-medicei e non mancò al tempo stesso di ribellarsi alla Repubblica fiorentina quando si presentò l’occasione: nel 1430 Peccioli aprì le porte all’esercito milanese del duca Visconti, al comando del generale Niccolò Piccinino, che aveva occupato tutta la Valdera, per tornare, dopo pochi mesi, sotto il dominio fiorentino. Con la Signoria di Lorenzo il Magnifico fu promulgato l’ordinamento amministrativo tramite il quale le Comunità vennero raccolte in Podesterie: a Peccioli furono sottoposte le comunità di Ghizzano, Fabbrica, Lajatico, Terricciola, Rivalto e Chianni. Un lungo periodo di tranquillità politica funestata tuttavia da varie calamità, tra cui un’epidemia di peste tra il 1464 e il 1468.

Nel 1529 Peccioli si ribellò nuovamente al governo fiorentino, sostenendo l’invasione del suo territorio da parte delle truppe di Carlo V, comandate dal principe d’Orange, che avevano assediato la città di Firenze. Dal XVII secolo, con la sottomissione al Granducato mediceo, ebbe inizio per Peccioli un periodo di pace e stabilità politica che si protrasse fino all’avvento dei duchi di Lorena, i quali avviarono i primi lavori di bonifica del territorio.

La Podesteria di Peccioli venne soppressa con la riforma del 17 giugno 1776, quando nacque una nuova comunità comprendente Peccioli, Casanuova, Fabbrica, Ghizzano, Legoli, Morrona, Montecchio, Terricciola, Soiana, Strido. Durante l’epoca francese (1808-1814) vennero aboliti gli ordinamenti precedenti ed istituita la nuova municipalità delle “mairie”, parte del Dipartimento del Mediterraneo e alle dipendenze della Prefettura di Livorno, mentre per gli affari giudiziari venne istituito un giudice di pace a Peccioli. Caduto il governo francese, con la legge del 27 giugno 1814 vennero aboliti il giudice di pace e la “mairie”, la giurisdizione civile venne attribuita ad un Podestà risiedente a Peccioli e quella criminale al Vicariato di Lari; la comunità comprendeva gli stessi paesi del 1776 e anche Terricciola e Lajatico.

Il 16 settembre 1816 vennero ripristinati il Gonfaloniere, in carica per tre anni, i Priori e il Consiglio Generale. In questo periodo la comunità di Peccioli comprendeva Casaglia, Cedderi, Fabbrica, Ghizzano, Libbiano e Montecchio; faceva parte della Camera di Pisa e del circondario di Pontedera. Con Leopoldo II, nel 1844, Peccioli divenne sede di cancelleria, con giurisdizione su Lajatico e Terricciola. Nel 1860, con il plebiscito per l’annessione al Regno sabaudo, si ebbe un nuovo ordinamento nella pubblica amministrazione. Nel 1863 Peccioli faceva parte del mandamento di Lari. Dall’Unità d’Italia Peccioli è un comune comprendente Fabbrica, Ghizzano, Legoli, Montecchio, Montelopio, Libbiano e Cedri. Con l’avvento del fascismo furono soppressi i consigli comunali e nel 1927 ritornarono i Podestà. Durante il secondo conflitto mondiale il paese subì notevoli danni finché i soldati americani, il 14 luglio 1944, entrarono da via Carraia e liberarono il paese.

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