L’edificio è circondato da terrazze disposte su due livelli; quello inferiore, collegato al viale del parco da una doppia scalinata, presentava in origine un giardino pensile all’italiana, caratterizzato da aiuole di rose. La villa e gli spazi attorno ad essa sono gestiti dal Demanio, mentre il parco monumentale è aperto al pubblico gratuitamente ed è assegnato alla Direzione regionale musei della Toscana. Il lungo viale serpeggiante che da via Aldini sale fino al piazzale antistante la villa costituisce l’ossatura e il disegno del parco, ed assieme al sistema di sentieri e scalinate che tagliano la collina ricorda le soluzioni sperimentate dal Poggi nella progettazione del Viale dei Colli e della zona del Piazzale Michelangelo.
Il parco ha infatti un impianto scenografico basato sull’alternanza tra suggestivi scorci di Firenze e la ricerca di prospettive tramite il contrasto tra le grandi masse arboree e le ampie superfici a prato. Il suo impianto naturalistico collinare, che presenta in prevalenza piantagioni aroree e boschive, è stato realizzato essenzialmente con caratteristiche e valori paesaggistici, sfruttando la potenzialità delle vedute e degli scorci verso la città. L’estensione delle superfici a prato, la composizione di gruppi di alberi, la corretta proporzione tra le diverse masse arboree, caratterizzano questo parco romantico di stile inglese. Al suo ingresso è presente un pittoresco laghetto al cui interno si trova un’isoletta, collegata al prato per mezzo di un piccolo ponte.
Nella prima metà del XV secolo la villa, di proprietà di Lippaccio e Giovanni Brancacci, era descritta come “chasa da oste” ed era luogo di sosta per i pellegrini che da Porta a Pinti (in corrispondenza dell’attuale piazzale Donatello) si recavano a San Domenico di Fiesole. Dopo una serie di passaggi di proprietà la villa venne acquistata, nella prima metà del XIX secolo, dal conte Giuseppe Archinto. Questi incaricò Giuseppe Poggi di ristrutturare la casa e di riprogettare il giardino. Poggi, avvalendosi della collaborazione del giardiniere e botanico Attilio Pucci, lo trasformò in un parco romantico. I lavori di movimenti di terra durarono fino al 1856, dopodiché si iniziò a piantare gli alberi (tigli, olmi, ippocastani e bagolari). La morte sopravvenuta nel 1861 impedì al conte Giuseppe Archinto di godere di questa creazione del Poggi. Motivi finanziari costrinsero poi nel 1862 Luigi Archinto a vendere la villa ad Aristide Castelli. Nel 1969 la villa ed il giardino furono acquistati dallo Stato Italiano.