Questo Bosco se ne sta sempre qui, in solitudine sotto qualunque cielo, a crescere lentamente, a sognare vento e pioggia. Oggi, era te che stava aspettando. Un tempo, il Bosco era governato dai Saggi. Essi sapevano che il bosco aveva un senso, un significato preciso, affascinante. Pure, quando erano li li per afferrarlo, quel senso slittava in avanti, sottraendosi alla presa. Ne conclusero che l’indeterminatezza era nella natura delle cose. Per questo i Saggi consentivano qualunque interpretazione del bosco, seria o sciocca che fosse. Piu ce n’erano, meglio era. L’ermeneutica era per loro un innocuo passatempo, come la pesca o il biliardino. C’era però un tipo d’interpretazione che non avrebbero mai permesso: quella che pretendesse di essere l’unica giusta e ritenesse, di conseguenza, sbagliate tutte le altre. Qualunque richiamo a un significato unico ed esclusivo era condannato dai Saggi come un abominio fetido e vacuo (abominalio joehda). Siamo subito sollecitati a trovare un significato, non appena scendiamo verso la GRANDE ENTRATA TRIONFALE. Le entrate trionfali sono storicamente riservate a imperatori e arciduchi, papi e principi. Qui nel Bosco, pero, le cose sono diverse. Questa Entrata Trionfale è destinata a te, visitatore. Ti incoraggia a pensare a una Vittoria personale. Grande o piccola che sia, anche minima. E questa Vittoria, a te solo nota, che ti trovi a festeggiare. Forse hai smesso di fumare (grande vittoria). O magari stamattina ti sei alzato all’ora giusta (piccola vittoria). Comunque, è un Trionfo, il tuo. Appena entrati nel Bosco, ci troviamo in uno spazio ampio e quieto, come una grande stanza di frescura. Gli alberi qui sono tutti uguali, l’intero Bosco è costituito da quest’unica specie nota come leccio, o quercia sempreverde (Quercus lex). In Italia è un albero mitico, nella sua densa ombra si dice che si nascondano ninfe e satiri, gorgoni e arpie. Se guardiamo verso destra, vediamo la COLLINA DEI PALI DIPINTI. Uno dei pali è un albero. In cima alla Collina ci sono brevi iscrizioni che rimandano al trascorrere del tempo. Nessuno sa che cosa sia il tempo. Ammesso che il tempo sia qualcosa. L’ortodossia corrente sostiene che il tempo è iniziato all’improvviso, nel momento del Big Bang. I vecchi Saggi troverebbero il Big Bang uno strano modo d’inventare un nuovo mito cosmogonico …
estratto da “Il Bosco della Ragnaia” Sheppard Craige, Edizioni della Ragnaia, Quaderni del Bosco
La piazza si trova nel punto nodale dove si diramano le tre principali vie cittadine, spine dorsali dei Terzi, distinguendosi come un unitario di sublime armonia, frutto più alto della passione senese per la bellezza, manifestata precocemente dal popolo ancora prima del celebre statuto del 1262 dedicato all’urbanistica e all’estetica cittadina. Ciò ne fa una delle più alte creazioni dell’urbanistica medievale.
La forma della piazza è emiciclica, rassomigliante una valva di conchiglia inclinata verso mezzogiorno, con nove spicchi definiti da fasce bianche sulla pavimentazione in cotto. Racchiusa dalla cortina quasi continua di edifici, vi si diramano undici varchi (un tempo dodici), mascherati sapientemente dall’uso delle volte e dalla disposizione su più livelli dell’abitato.
In cima alla collina che sovrasta il borgo di Torri a Sovicille, si trova l’insediamento preistorico neolitico di Sienavecchia. Il nome di Sienavecchia pare risalga effettivamente all’antica compagine multicentrica delle Saenae etrusca. Secondo la leggenda, Romolo mandò i suoi capitani Camellio e Montorio a vincere Ascanio (o Aschio) e Senio, supposti figli di Remo e fondatori di un abitato delle Saenae; Camellio, da parte sua, fondò il nucleo di Camollia e Montorio fondò Castelmontorio. Invece, il vicino villaggio di Brenna (Sovicille), secondo la tradizione, deve il nome al noto Brenno capo dei Galli Senoni, che raggiunsero la regione dopo essere stati cacciati da Roma all’inizio del IV secolo a.C.. I documenti storici ci descrivono invece della Siena fondata come colonia romana, al tempo dell’Imperatore Augusto, nota come Saena Iulia. All’interno del centro storico senese sono stati ritrovati dei siti di epoca etrusca, che possono far pensare alla fondazione della città da parte degli etruschi. Secondo autorevoli studi infatti il nome Siena può derivare dal gentilizio etrusco Saina/Seina, attestato epigraficamente a Montalcino, Chiusi e Perugia. Il primo documento noto della comunità senese risale al 70: il senatore Manlio Patruito riferì a Roma di essere stato malmenato e ridicolizzato con un finto funerale durante la sua visita ufficiale a Saena Iulia, piccola colonia militare della Tuscia. Il Senato romano decise di punire i principali colpevoli e di richiamare severamente i senesi a un maggiore rispetto verso l’autorità romana.