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ITINERARI SPIRITUALI | FIRENZE

VILLA MARTELLI A GRICIGLIANO

All’origine era un castello di struttura medievale con quattro torri, un cortile interno chiuso, circondato da un fossato su tre lati. Nel tardo Rinascimento la famiglia dei conti Martelli ha trasformato il castello dalla sua forma medioevale a una nobile villa estiva di aspetto più raffinato. Furono creati diversi saloni e un piccolo teatro che serviva a intrattenere i conti e i loro ospiti durante l’estate. Il castello è catalogato tra le tipiche ville estive della Toscana, modificato secondo lo stile del Palladio. Domina maestosamente la valle del fiume Arno, il quale attraversa Firenze e percorre tutta la Toscana. Per la sua situazione sulle colline della Toscana, la Villa Martelli gode dell’aria pura della campagna.

Gli ultimi membri della famiglia Martelli, due anziane donne che avevano continuato le pie tradizioni della famiglia fino alla loro morte, hanno donato la Villa con i terreni circostanti, vigneti e oliveti al monastero benedettino francese di Fontgombault, appunto perché volevano che si celebrasse tutti i giorni nella loro casa la Messa in rito romano antico. Ma dopo quindici anni, l’abbatte benedettino ha deciso di chiudere il priorato che era stato aperto nella Villa per mancanza di vocazioni in Italia.

Desiderando adempiere alla volontà delle pie contesse, i monaci allora cercarono un’altra comunità religiosa per succedere loro a celebrare la Messa Tradizionale. Con l’aiuto del cardinale Agostino Mayer, allora presidente della Pontificia Commissione Ecclesia Dei, l’Istituto di Cristo Re entrò nella successione.

Subito la Villa Martelli divenne la casa generalizia e il seminario di una Società di Vita Apostolica, che molto presto ha avuto un crescente bisogno di sistemazione per seminaristi e ospiti. E stato necessario parecchio lavoro e molti fondi generosamente donati per modificare con il tempo il seminario dell’Istituto in quello che è oggi, aggiungendo nel tempo nuove stanze, nuovi uffici e infine anche una cappella.

Ancora oggi il lavoro di restauro non è finito. L’immenso tetto e le mura della villa hanno bisogno di grandi riparazioni. I progetti per trasformare l’antico vivaio, che data dal periodo barocco, in una biblioteca devono ancora essere realizzati. Per i lavori di restauro che bisogna fare in urgenza, e per il gran numero di giovani ai quali bisogna sopperire con vitto e alloggio, il nostro seminario assomiglia in qualche modo a un barile senza fondo, secondo un vecchio detto, quando si tratta di trovare i fondi per mantenere lo stato delle cose adeguatamente. Comunque San Giuseppe ci ha sempre aiutato! Con la generosità dei nostri benefattori, il barile riesce in qualche modo a contenere abbastanza di che coprire almeno le spese più necessarie.

FIESOLE

Fiesole è un immenso giardino con vista su Firenze e sulle colline d’intorno, un panorama che si disegna in un susseguirsi di linee ondulate protette dalla cornice dell’Appennino. Come tutti i giardini merita cura e attenzioni continue e minute e, in effetti, gli strumenti urbanistici degli ultimi quarant’anni, nei loro principi informativi e prescrittivi, hanno assunto la protezione di questa specifica particolarità del territorio, che si esplicita e si materializza in ogni frammento di paesaggio. Ogni elemento in un simile contesto diventa prezioso per la sua forma, le sue proporzioni, i suoi colori, la sua storia: pietre, vegetazione e manufatti diventano parti fondative di un tutto, di un in-sieme unitario e armonioso in cui gli interventi, anche minimi, se non sincronici, possono produrre gravi alterazioni nel paesaggio del Colle Lunato (esiste un nome più evocativo per un luogo?).

In simili contesti, soprattutto in relazione alle pressioni edilizie che inevitabil-mente vi sì scatenano, non è facile mantenere un equilibrio fra la conservazione dei luoghi e lo sviluppo delle attività. Per questo e per meglio comprendere la “misura” di Pietro Portinai è opportuna una breve puntualizzazione sugli strumenti urbanistici fiesolani. È verso la metà degli anni Settanta, che Fiesole si dota di un piano regolatore che ha come obiettivo prevalente la tutela del suo territorio, ma è nel 1983 che viene adottata la variante per le zone agricole, redatta da Gianfranco Di Pietro e Calogero Narese, e che l’amministrazione comunale assume la consapevolezza della unicità e della delicatezza del suo paesaggio.