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Pietro Porcinai | Nicotera VILLAGGIO VALTUR © ALESSIO GUARINO cdn_helper cdn_helper cdn_helper cdn_helper cdn_helper cdn_helper cdn_helper cdn_helper cdn_helper cdn_helper cdn_helper cdn_helper cdn_helper cdn_helper cdn_helper cdn_helper cdn_helper cdn_helper cdn_helper cdn_helper cdn_helper cdn_helper cdn_helper cdn_helper cdn_helper

I GIARDINI DI PIETRO PORCINAI

VILLAGGIO VALTUR A NICOTERA

Un grande giardino di Pietro Porcinai in Calabria

Pietro Porcinai (Firenze 1910-1986), considerato da molti come il più grande paesaggista italiano del Novecento, ha progettato in Italia ed all’estero centinaia di giardini pubblici e privati, spesso in collaborazione con alcuni dei più importanti architetti del XX secolo. In questa sede vale la pena di citare solo alcuni tra i progetti più conosciuti e significativi realizzati da Porcinai che lavorò sempre a stretto contatto con i vari progettisti degli edifici che era chiamato a decorare col verde: la Piazza Beauborg davanti al Centre Pompidou a Parigi in collaborazione con gli architetti R. Piano e R. Rogers; la sede della casa editrice Mondadori a Segrate (MI) con l’architetto O. Niemeyer; il Parco Sempione di Milano con l’architetto V. Viganò e inoltre, il Parco della Favorita a Palermo. Tra le sue opere realizzate all’estero si annoverano tre parchi urbani in Arabia Saudita; l’Hansaviertel Park di Berlino; la collaborazione con l’Unesco per il trasferimento dei templi di Abu Simbel in Egitto; e numerosissimi giardini privati in tutto il mondo, moderni e storici nei quali è spesso intervenuto con attenti e filologici restauri; e per rimanere in Italia, tra gli altri: il Giardino della Olivetti a Pozzuoli (Na); il Giardino di Pinocchio a Collodi (PT). Pietro Porcinai in tutta la sua vita è stato uno strenuo difensore del patrimonio naturale e del paesaggio, in particolare di quello italiano riconosciuto fra i più belli, preziosi e fragili al mondo ma di cui ancora oggi poco ci si cura, e si è spesso impegnato per la promozione dell’insegnamento del verde, dell’arte dei giardini e del paesaggio soprattutto a livello universitario in Italia. Nel 1950 è stato fra i fondatori dell’AIAP (Associazione Italiana Architetti del Giardino e del Paesaggio) di cui è stato segretario e dal 1979 Presidente Onorario. Ha avuto importanti riconoscimenti internazionali ed è stato l’unico paesaggista italiano in grado di confrontarsi alla pari con i grandi progettisti europei ed americani. Numerose le sue pubblicazioni, il suo saggio più famoso è Giardini d’occidente e d’oriente (Milano – 1966) scritto con A. Mordini, nel quale Porcinai racconta la storia del Giardino attraverso il tempo nelle culture del mondo.

La progettazione di Porcinai dei giardini oltre ad una attenta considerazione tecnica della specificità dei luoghi, quindi dei terreni, della vegetazione, delle condizioni climatiche e dei trascorsi storici dell’ambito di intervento e del territorio intorno, è permeata da una visione filosofica e poetica del giardino nel quale egli riconosce il luogo di incontro fra uomo e natura, luogo di meditazione e di serenità, concetto questo che egli sintetizza nel termine greco di paradeisos. È stata quindi per me una gradita sorpresa scoprire l’esistenza anche in Calabria di un grande giardino progettato da Pietro Porcinai quando, nello scorso mese di settembre, ho avuto il piacere di accompagnare il fotografo Alessio Guarino in una sua rapida incursione operativa, perché incaricato dalla Fondazione fiorentina dedicata al grande paesaggista, di venire a realizzare un servizio fotografico su un suo giardino, ora in abbandono, all’interno di un vecchio villaggio turistico (ex Mediterranèe e Valtur) chiuso da circa 10 anni a Nicotera Marina (VV) sulla costa tirrenica calabrese.

Accolti dal custode all’alba di un giorno piuttosto grigio e con una strana luce, abbiamo iniziato il sopralluogo, per precisa scelta del fotografo, non dall’ingresso ma dalla parte opposta ovvero dal mare, egli infatti intendeva verificare prima il rapporto fra il villaggio ed il mare anche alla luce di quanto scritto all’inizio degli anni 70 dall’arch. Bruno Zevi su questo intervento di Porcinai:
L’area su cui sorge il villaggio era stata spianata dalle ruspe durante l’ultima guerra, per essere adibita ad aeroporto militare. Porcinai ne ha ricostituito la fisionomia primitiva animando il panorama desertico con dune plasmate dal vento e dalla sabbia….
In effetti delle dune in questa parte del villaggio rimane poco, sono invece molto ben evidenti nella zona sportiva e del teatro sul lato sud del complesso. Sul fronte mare la funzione protettiva del villaggio dai venti marini e dalla salsedine è oggi svolta dalla grande pineta che è posta parallela alla spiaggia per alcuni chilometri di litorale; la spiaggia qui è fra le più belle della Calabria, ampia e dalla sabbia bianca, appare desertica e aperta sia verso sud che verso nord.
Il grande insediamento turistico si sviluppa in lunghezza parallelo alla costa ed è caratterizzato da un asse ordinatore centrale con percorsi a due livelli so- vrapposti che connettono le varie parti funzionali del villaggio, molti gli spazi comuni, attività commerciali e di servizio, bar e ristoranti, due teatri all’aperto, piscine, campi per attività sportive e le residenze che sono distribuite in quattro blocchi di forma quadrata con una grande corte interna. L’architettura è di tipo razionalista con ampie concessioni ad un modernismo di maniera tipico degli anni 1960/1970.
Il complesso è strutturalmente ancora in buone condizioni nonostante il lungo periodo di abbandono ed è ancora possibile in parte di vedere e immaginare il giardino che Porcinai aveva progettato per creare un ambiente piacevole e dal gradevole microclima. Ancora B. Zevi sull’intervento di Porcinai:
[…..] poi ha distribuito 15.000 piante dai colori vivacissimi e dalle fogge più strane, attento però a non mescolarle arbitrariamente, di queste piante molte sono ancora lì, si sono perse quelle più delicate e da fiore e non è possibile oggi vedere le belle macchie di colore che esse costituivano, vi sono invece quelle più resistenti che con il loro “caotico” sviluppo hanno avvolto negli anni le architetture creando un effetto anche cercato da Porcinai. Quando la vegetazione sarà cresciuta a chi arriverà dalla strada nazionale o dalla ferrovia, il villaggio apparirà avviluppato in una macchia mediterranea, e quindi riparato dai venti; una volta all’interno, sembrerà come una grande perla da con- templare, da godere […]3.
Nei quattro blocchi residenziali sono ancora in parte riconoscibili le essenze verdi differenti che li caratterizzavano: ficus, ninfee tropicali, casuarine e piante da clima arido, palme e papiri. Tante piante sono oggi diventate imponenti nelle dimensioni ed è affascinante passeggiarvi in mezzo. Ad un primo esame i danni alle maggiori essenze arboree sono quelli alle palme canariensis distrutte dal punteruolo rosso, soprattutto l’intero palmeto che caratterizzava la zona di ingresso al complesso turistico è oggi distrutto. Ma il giardino nella sua maggior consistenza resiste e necessita solo di un accurato e attento restauro per tornare in tutto il suo splendore; a proposito viene in mente la straordinaria capacità di Porcinai, proprio nell’approccio al restauro dei giardini, di abbinare il rispetto del preesistente al suo talento creativo.
Leggendo delle intenzioni del progettista per questo intervento:
[…] ho cercato di riprodurre il connubio fra l’approccio greco-romano di hortus e quello persiano-orientale di paradeisos, affinché l’uomo in vacanza vedesse soddisfatta l’aspirazione del suo subcosciente al mito del giardino paradisiaco […] si comprende quanto poetica e colta fosse l’idea di villaggio turistico che Porcinai aveva e quanto questa idea fosse lontana da quello che nei decenni successivi si è realizzato in questo settore, con complessi turistici nei quali la progettazione del verde è quasi as- sente o limitata ad un ruolo assoluta- mente marginale ed al più meramente decorativo.
In Calabria abbiamo dei bellissimi giardini progettati e realizzati fra il XIX e l’inizio del XX secolo, ma pochissimi esempi di giardini moderni o contemporanei e tanto meno d’autore. L’importanza di questa realizzazione di Porcinai è quindi straordinaria per il patrimonio culturale della nostra regione, per questo sarebbe opportuno avviare la procedura finalizzata alla tutela del bene da parte della Soprintendenza, anche in previsione di futuri interventi di ristrutturazione del villaggio turistico, che potrebbero così essere indirizzati ad un attento recupero del giardino che lo caratterizza e che potrebbe continuare a costituirne la cifra identificativa assolutamente unica e di pregio. Viceversa un mancato intervento di tutela potrebbe comportare il rischio di realizzare opere di recupero e riqualificazione che sconoscendo l’unicum costituito dal giardino di Porcinai ne potrebbero sancire la definitiva cancellazione.

Di Rocco Gangemi

 

I GRANDI PAESAGGISTI DEL 900

Un’importante capacità di Pietro Porcinai era quella di individuare i reali problemi e comprendere le procedure idonee, precorrendo sempre i tempi grazie ad una pre-veggenza fondata su basi tecniche sperimentate. Oltre al suo precoce ed innato talento naturale e alla sua intelligenza professionale, Porcinai aveva inoltre maturato una specifica formazione all’estero, in notevole anticipo rispetto ad altri, senza dubbio rimanendo influenzato dalla cultura paesaggistica di quei paesi, in particolare Germania e Belgio, dove aveva fatto pratica di tecniche colturali presso alcuni vivai specializzati.

In Italia il percorso della sua formazione si intrecciò con un periodo cruciale dell’arte dei giardini: infatti, proprio nel 1924 Luigi Dami pubblicò II giardino italiano, dimostrando il primato italiano nell’arte dei giardini. La natura autoctona e caratteristica del giardino italiano, nel riappropriarsi del suo primato in un campo diventato oggetto di studi di stranieri, soprattutto anglosassoni, culminò nella famosa Mostra del Giardino Italiano del 19311 a Firenze, dove si tese alla valorizzazione di un grande passato, senza tuttavia tentare di aprire la strada alla ricerca di nuove forme moderne nell’arte dei giardini.