GIARDINI STORICI | ADSI | TOSCANA VILLA OLIVA BUONVISI © ALESSIO GUARINO

HISTORIC GARDENS OF LUCCA IL GIARDINO

Il parco della Villa, completamente recintato, si estende per circa cinque ettari e si articola in diverse tipologie di giardini. Un interessante Terrilogio del XVII secolo riproduce e descrive dettagliatamente la proprietà.

L’accesso dal lato della valle, con la doppia facciata della Villa, è segnato da quattro imponenti pilastri in pietra che testimoniano l’antico splendore della famiglia Buonvisi. Realizzati in pietra grigia e impreziositi da fregi in marmo bianco, conservano ancora le volute laterali, le semicolonne alternate nei materiali, e le nicchie – una delle quali reca tutt’oggi lo stemma Buonvisi. Le superfici sono animate da maschere stilizzate e decorazioni geometriche realizzate con ciottoli bianchi e neri, un motivo ornamentale che ricorre anche in altri elementi della Villa. Il cancello si apre su un lungo e scenografico viale di cipressi, al termine del quale si staglia in tutta la sua eleganza la dimora padronale.

La vera peculiarità, tuttavia, non è data da questo viale, quanto da un secondo percorso parallelo, ombreggiato da antichi e maestosi carpini: intrecciandosi alla sommità, i rami creano una volta arborea che conduce alla Villa attraverso una serie di scalette. Una pergola unica nel suo genere, che sostituisce la più comune pergola di viti, glicini o gelsomini. L’ingresso a monte, più sobrio, è costituito da due pilastri con timpano curvo, decorati anch’essi da maschere, mosaici e dalla cometa dei Buonvisi.

Il giardino antistante la Villa si sviluppa su due pendii, a nord – dove sorge l’edificio – e a est. Per compensare la pendenza, furono realizzate terrazze, tutt’ora esistenti, destinate a coltivazioni varie. Le diverse aree sono delimitate da muretti, rilievi erbosi e siepi basse di bosso (Buxus sempervirens). La struttura complessiva del giardino conserva tuttora effetti scenografici di sorpresa e movimento: lungo il viale di cipressi (Cupressus sempervirens), sulla destra si apre una “stanza verde” di tassi (Taxus baccata) e allori (Laurus nobilis), al centro della quale spicca un tavolo in pietra chiara affiancato da due panche. Poco più avanti, una vasca circolare zampillante, statue in terracotta e una cascata a gradoni ornata di tufo arricchiscono l’insieme.

A sinistra del cancello, oltre al già citato viale di carpini, si trova una piantagione di eucalipti (Eucalyptus globulus); quest’area, a ovest dell’ingresso principale, era in passato destinata alla coltivazione di viti e alberi da frutto.

Oltre ai carpini, il parco ospita altre affascinanti architetture arboree: ad esempio, un belvedere coperto da tassi arcuati e circondato da una balaustra con colonnine, che si apre suggestivamente sul giardino sottostante e sul paesaggio collinare intorno alla città. La presenza di statue in pietra e terracotta – come una civetta e una splendida Diana seduta con il cane e la faretra – rafforza il valore simbolico del luogo. Quest’ultima è collocata all’interno di un boschetto di lecci (Quercus ilex), che un tempo ospitava la ragnaia, ovvero l’area destinata alla caccia con le reti.

Nel giardino nord si trova una delle statue più originali: il cosiddetto “Pitocco”, che raffigura un vecchio seduto con naturalezza su un muretto, le gambe distese, la schiena leggermente curva.

La bellezza del parco è arricchita dalle fontane, alimentate ancora oggi da un ingegnoso sistema idrico basato sull’abbondanza delle acque locali. Le sorgenti venivano convogliate in una grande cisterna che, grazie al lieve dislivello del terreno, garantiva l’alimentazione continua delle fontane, dell’irrigazione del giardino e dell’orto. Nel giardino nord si trova la fontana più bella: quella della “Sirena”, attribuita – secondo Isa Belli Barsali – allo stesso architetto dell’ingresso est. Addossata al muro di cinta, è sormontata da un timpano con lo stemma Buonvisi.

Al centro, tra due pilastri adornati da cariatidi e satiri scolpiti, si staglia la figura di una sirena alata, incorniciata da ciottoli neri e bianchi. Non meno affascinante è la finta grotta poco distante, immersa in un anfiteatro di lecci. In pieno stile cinquecentesco, questa costruzione enfatizza l’effetto di naturalismo artificiale, tra stalattiti e pietre di tufo. Al centro siede un putto su un masso, coronato da cavalli fantastici e cherubini alati con code di pesce.

Oltre alla valenza estetica, la grotta fungeva anche da snodo per il sistema idrico delle terrazze e del viale dei carpini. Una sua particolarità è l’apertura che permette di osservare i terreni al di là della chiusa.

Un’altra fonte, ancora oggi sormontata dallo stemma Buonvisi, è la “Fonte dell’Abbondanza”, da cui emerge una statua ottocentesca, incorniciata da una nicchia decorata con fasce in pietra grigia e marmo bianco, in continuità con il disegno del cancello d’ingresso.

LA VILLA

I primi documenti sulla Villa risalgono al 1593, quando Alessandro Buonvisi, nel suo testamento, lasciava l’eredità al figlio Lodovico, riservandosi di offrire alla moglie Angela la possibilità di vivere nella Villa di San Pancrazio, qualora la convivenza con il figlio non fosse stata serena. Un altro documento importante è un Terrilogio settecentesco che illustra la planimetria del giardino e il disegno architettonico della Villa.

Per stile e proporzioni si ritiene che la Villa sia stata commissionata dalla famiglia Buonvisi a Matteo Civitali (1436–1501), scultore, intagliatore e architetto di rilievo, attivo a Lucca e in Toscana. Formatosi alla scuola fiorentina di Lorenzo de’ Medici, Civitali trasferì nel suo linguaggio l’ideale rinascimentale di armonia e proporzione. Tra le sue opere più note, il Palazzo Pretorio di Lucca. Un elemento distintivo, la loggia elegante, si ritrova anche nella facciata a monte della Villa di San Pancrazio.

L’edificio presenta una pianta rettangolare molto lineare: sulla facciata sud tre ordini di finestre sono disposti in asse. Il portale centrale, sovrastato da un piccolo balcone in pietra con colonnine e timpano interrotto dallo stemma Buonvisi, segna l’ingresso principale.

La facciata nord è scandita da un armonioso portico con cinque arcate sorrette da quattro colonne in pietra che si estendono su due livelli. All’esterno, il portico è delimitato da basse colonnine; all’interno, finestre simmetriche incorniciano il portale, sovrastato da un balcone come sul fronte sud.

L’intero impianto della Villa riflette un’equilibrata ricerca formale, tra pieni e vuoti, secondo i canoni della bellezza rinascimentale. Fu residenza prediletta di due cardinali, Girolamo e Francesco Buonvisi, che vi soggiornarono frequentemente. Nel 1661, Girolamo vi convocò un Sinodo alla presenza di papa Alessandro VII, e un secondo fu indetto nel 1700 da Francesco, pochi mesi prima della sua morte.

Di particolare pregio è anche la scuderia, legata a una curiosa leggenda: pare che Buonvisi avesse scommesso con Luigi XIV di Francia che la sua scuderia fosse più bella di qualunque sala di Versailles. Il re, incuriosito, inviò un ambasciatore a verificarlo: questi trovò le pareti della scuderia interamente ricoperte da monete d’oro con l’effigie del Re Sole. Di fronte a tanta meraviglia e alla presenza dell’immagine del sovrano, l’ambasciatore non poté che riconoscere la vittoria di Buonvisi.
VILLA OLIVA BUONVISI

LE RESIDENZE E I GIARDINI STORICI DELLA LUCCHESIA Le dimore storiche della Lucchesia raccontano, pietra dopo pietra, l’illustre passato del territorio. Molte risalgono all’epoca rinascimentale e barocca, e custodiscono al loro interno non solo memorie familiari, ma anche opere d’arte, arredi preziosi e architetture sontuose che trasportano il visitatore in un’altra epoca.

Altrettanto straordinari sono i giardini che accompagnano queste residenze: spazi verdi progettati con maestria, dalle geometrie raffinate, fontane eleganti, fioriture ricche e mutevoli. Ogni giardino è un piccolo mondo a sé, dove natura e progetto convivono in perfetto equilibrio, offrendo scorci pittoreschi sulle colline circostanti. Dal Giardino Garzoni di Collodi, noto per la sua atmosfera fiabesca, ai giardini classici della Villa Reale di Marlia, ciascuno racconta una storia diversa, e si rivela come un’opera d’arte viva.

Visitare il patrimonio delle ville e dei giardini lucchesi significa immergersi in un mondo fatto di eleganza, bellezza e fascino storico. Ogni angolo racconta di famiglie nobili, di straordinari paesaggisti, di influenze artistiche e culturali che, nel corso dei secoli, hanno plasmato l’identità di questo territorio. È un viaggio che non solo riporta al passato, ma offre un’esperienza estetica intensa, fuori dal tempo.

La vicinanza al centro storico di Lucca fu uno degli elementi determinanti per la scelta, da parte delle famiglie nobili, di costruire ville e residenze secondarie proprio in queste colline. Un primo censimento ha individuato ben 74 ville storiche e monumentali nel territorio della Circoscrizione, spesso accompagnate da giardini di grande pregio, che contribuiscono in modo significativo al carattere paesaggistico della zona collinare. A partire dal XVI secolo, quest’area – insieme ai rilievi che si affacciano sulla pianura di Lucca – ha conosciuto un vero e proprio proliferare di ville di campagna, che si configuravano come naturale estensione delle residenze cittadine per l’élite lucchese.

Nel ricco patrimonio culturale e ambientale del territorio, queste ville rivestono un ruolo di particolare rilievo per l’alto valore storico, architettonico e artistico che le contraddistingue. Un valore che merita di essere tutelato e valorizzato attraverso un sistema territoriale integrato. Le “Ville Monumentali di Lucca” furono, infatti, le eleganti dimore di campagna della borghesia mercantile della città. Edificate tra il XV e il XIX secolo, se ne contano circa 300, concentrate prevalentemente lungo i rilievi collinari che bordano la cosiddetta “Piana di Lucca”, verso la zona di Pistoia, a ridosso dell’altopiano delle Pizzorne.

Queste opere architettoniche, immerse tra oliveti e vigne, hanno trasformato il paesaggio in nome della bellezza, che per i lucchesi era – ed è – un valore essenziale. Il visitatore si trova immerso in un universo fatto di architettura, paesaggio, agricoltura e tradizione: una dimensione contemplativa e intima, capace di riconnettere al ritmo lento della natura e della storia.

È consigliabile organizzare la visita alle ville lucchesi seguendo itinerari tematici, per scoprire la quiete e la raffinatezza di queste residenze incantevoli. Solo sei di queste ville sono attualmente “visitabili”, e solo alcune consentono l’accesso anche agli interni, come Villa Bernardini a Vicopelago. Qui, affreschi, statue, laghetti e parchi restituiscono al pubblico il meglio dell’arte e della cultura lucchese, in una fusione perfetta tra eleganza e significato.

Ogni dettaglio di queste residenze è frutto di un pensiero, di una visione: i proprietari e gli architetti del tempo hanno disegnato questi spazi con grande cura e gusto, dando forma a uno stile raffinato che ha saputo attraversare i secoli. Alcune ville sono state adattate a linguaggi architettonici successivi, mantenendo comunque una coerenza stilistica di straordinaria qualità. La maggior parte presenta giardini con vasche, grotte, giochi d’acqua, limonaie e specie botaniche di rara bellezza, che completano l’incanto di questi luoghi sospesi nel tempo.
The Gardens of Lucca

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