This site is optimized for desktop and tablet viewing. Mobile devices may experience some viewing issues, but functionality will remain intact.

Il nostro vero destino non è lo spazio, è il tempo B. Chatwin

INSPIRED TRAVELLER'S GUIDE | SPIRITUAL PLACES "Pause. Strive to listen. Indeed, you are certain: the landscape is trying to speak. Walking through this undulating countryside, strewn with peculiar stones, you are certain to feel it. There is animation in every blade of grass, gossip among the bushes, whispers in the wind. Every hump, rise, crest, and laugh seems to be more than mere land. It feels as though they are spirits from another realm permeating, eager to tell you their tales. If only you could tune into their precise frequency. If only you could hear what the specters swirling around this sacred place are trying to convey...

There are some places that manage to penetrate your soul. They do not stop at delighting your outer senses with their drama or design. No, they have a way of drawing closer; of permeating your skin and sinking deep, deep within; of prompting new questions about yourself, perhaps even at the crux of human existence.

These places may not be any more beautiful, evocative, unusual, or monumental than many other great sites in the world, although they often are all these things combined. But, somehow, they carry more weight. And this is because they are sacred, carrying the blessed burden of centuries - perhaps millennia - of reverence from our ancestors. They are places upheld by the weight of a billion hopes and prayers. When you visit a spiritual place, you are not merely admiring a graceful geological oddity or a brilliant feat of architectural engineering. While the Eiffel Tower is excellent, it won't send transcendent shivers down your spine. No, in a spiritual place, you are also witnessing and perceiving the stories behind the rocks, bricks, mud, and mortar. You are channeling the ancestors who paused where you are now, and the dreams and fears they carried with them. Regardless of your faith or sentiment, you cannot deny that these holy places hold significance, perhaps everything, for the hundreds, thousands, millions of people who came before.

This book aims to transport you to a handful of these places more than they seem; places that are steeped in magic, mystery, and a dash of the divine. With the help of beautiful illustrations, the book evokes the essence of 25 separate points across the globe, rendering them legends coming alive on the page. Scroll through, and without leaving your armchair, you can journey through a vast array of religions and beliefs. You can traverse continents, soar over oceans, delve into mountain ranges, run through deserts, and plunge into the heart of bustling cities. Spiritual places do not adhere to any one type: they are bound by possessing greater symbolism, but not by their structure. In Haiti, for instance, followers of Catholicism-cum-Vodou rush to a multi-tiered waterfall cascading into the jungle to perform their prayers. Meanwhile, in Myanmar, Buddhists worship a man-made place, a multi-tiered pagoda soaring skyward and gilded with gold. Natural, unnatural; beauty and divinity in different forms, yet still spiritual. Mother Nature has provided many significant pilgrimage and power sites.

Indeed, some of her creations exert such innate and abundant energy that humans have been unable to resist them. Entire myths are based on particular mountains, lakes said to have spawned entire civilizations, and rivers deemed the essence of life itself. Take Mount Kailash in Tibet (page 80): regal, solitary, massive, magnificent, not to mention the source of Asia's most significant watercourses. How could humanity not imbue this towering rock colossus with otherworldly significance? You don't have to be Buddhist, Bon, Jain, or Hindu to be awed by its vastness. But witnessing adherents of those religions interact with their views of Mount Kailash, seeing them prostrate and pray and weep in the presence of the peak, can elevate your emotional response to a higher level. Other chapters of this book focus on places that have been specifically constructed for worship.

Over eons, humans have built an incalculable number of temples, tabernacles, churches, monasteries, mosques, sanctuaries, stupas, synagogues, pagodas, and all manner of other sacred places. Some of these are located where once the world was turned upside down - where something so significant happened as to necessitate a marker. For example, the Sanctuary of Lourdes in France is now a vast pilgrimage complex visited by millions of devotees each year. It is filled with chapels, holy baths, and shops selling votive candles and rosaries. But the longest queues are for the small, simple, miraculous grotto where an innocent girl had visions of the Virgin Mary.

At its heart, it still holds the place where the human once connected with the divine. No matter which part of the world you go to."
SARAH BAXTER
LOST PARADISE VIAGGI | NEW CALEDONIA

BLUE RIVER PROVINCIAL PARK

Il Blue River Provincial Park è una perla naturalistica che fa parte della vasta riserva faunistica di Upper Yaté, che si estende su una superficie di 15.900 ettari. Questo parco, ricco di bellezze naturali, abbraccia i bacini dei fiumi Blue, White e Month of May, quest’ultimi collegati al lago Yaté tramite la diga Yaté, costruita nel 1958. Le acque di questi fiumi si mescolano nel grande lago, le cui sponde e la lunghezza sono parzialmente incluse nel parco, creando uno scenario di straordinaria bellezza, con una vasta foresta sommersa che arricchisce il paesaggio subacqueo. Il parco si distingue per un’altitudine che varia dai 160 ai 1.250 metri, creando un’ampia diversità di microclimi e habitat naturali. L’idrografia e la geologia uniche, con formazioni di roccia di peridotite, contribuiscono alla presenza di numerosi fenomeni naturali di grande interesse, come cascate imponenti, pozze d’acqua cristalline e marmitte giganti che adornano la valle del Fiume Azzurro, rendendo la zona un vero e proprio paradiso per gli appassionati di natura incontaminata. Il parco ospita due biomi tipici della Nuova Caledonia: la macchia mediterranea che cresce su rocce di peridotite e la lussureggiante foresta pluviale tropicale, che insieme creano un mosaico ecologico di inestimabile valore. La biodiversità della regione è straordinaria, con un’alta concentrazione di specie endemiche che non si trovano in nessun altro luogo al mondo. In particolare, il Blue River Provincial Park è noto per essere uno degli ultimi rifugi naturali del kagu, un uccello raro e in via di estinzione che rappresenta un simbolo della Nuova Caledonia. La popolazione di questo straordinario uccello, che conta circa 700 individui, costituisce la più grande popolazione selvatica di kagu esistente. Al di là del kagu, il parco è anche casa di altre specie rare e preziose, tra cui il corvo mangiatore di miele, il notou, il corvo della Nuova Caledonia e il geco crestato. Questi animali, insieme alla flora unica che caratterizza la regione, rendono il Blue River Provincial Park un autentico santuario per la conservazione della biodiversità e un’area di grande interesse per la ricerca scientifica e per chi ama immergersi in un ecosistema primordiale e selvaggio.

VIAGGI NELLO SPAZIO VIAGGI NEL TEMPO. IL GIRO DELLA PRIGIONE Ci sono sempre state molte ragioni per viaggiare, la più semplice delle quali – già complessa – consiste nel farlo per il guadagno e per l’avventura, due motivazioni difficilmente separabili, persino nei mercanti delle Mille e una notte e in Marco Polo. Per convertire a una religione in cui si crede altri uomini, che si troverebbero immersi nella notte dell’ignoranza, come facevano i francescani che si addentravano nell’impero mongolo, Francesco Saverio in Giappone, o anche i monaci indù che evangelizzavano la Cina, o i monaci cinesi in cammino alla volta del Giappone. In altri casi per ritrovare, come Ulisse, una patria perduta, o, come si auguravano, sembra, i grandi navigatori primitivi del Pacifico, per cercare un’isola che offrisse condizioni di vita più favorevoli di quelle dell’isola che si abbandonava. Molto presto, a tali ragioni si aggiunge una nuova motivazione: la ricerca della conoscenza. Ulisse, come ha visto così bene il poeta greco moderno Kavafis, deve trovare negli innumerevoli scali che lo separano da Itaca un’occasione di istruirsi e di godere della vita. MARGUERITE YOURCENAR
LOST PARADISE VIAGGI | OKINAWA

TAKETOMIJIMA

Taketomi è un’incantevole isola situata nella prefettura di Okinawa, caratterizzata da una morfologia bassa e sabbiosa, prevalentemente costituita da calcare di corallo sollevato. Questo paesaggio naturale è punteggiato da numerose aree pianeggianti che si estendono per circa 9 km di circonferenza. La sua forma ovale, leggermente allungata in direzione nord-sud, conferisce all’isola un aspetto unico e distintivo, visibile chiaramente dall’alto. L’intera isola di Taketomi è inclusa all’interno del Parco Nazionale di Iriomote-Ishigaki, una delle aree protette più importanti della regione, che tutela sia la biodiversità terrestre che marina. La costa occidentale dell’isola è particolarmente significativa, essendo stata designata come “Zona Speciale di Secondo Grado”. Qui si trova Kondoi-hama, una delle spiagge più apprezzate per il nuoto grazie alla sua sabbia fine e alle acque cristalline, oltre a Kaiji-hama, nota per la sua sabbia stellata, un fenomeno naturale che attira numerosi visitatori e curiosi. Dal punto di vista ecologico, Taketomi è anche un crocevia per gli amanti del mare e delle immersioni subacquee. L’isola si trova all’interno del più grande lago corallino del Giappone, il Lago Ishigaki Iriomote Reef, che ospita diverse formazioni coralline di grande bellezza. Le acque che circondano la regione nord-ovest dell’isola di Takidunguchi, la zona sud-ovest di Shimobishi e le acque al largo del sud di Taketomi sono tutte designate come “Area del Parco Marino”. Queste zone offrono un ecosistema marino straordinariamente ricco e incontaminato, che attira subacquei e appassionati di natura provenienti da tutto il mondo, desiderosi di esplorare le meraviglie subacquee di questa parte del Giappone. La ricca biodiversità e la bellezza naturale di Taketomi la rendono una destinazione ideale per chi cerca un’esperienza immersa nella natura, lontano dalle frenesie delle città, un luogo dove la cultura e l’ambiente si intrecciano armoniosamente.

LOST PARADISE VIAGGI | NEW CALEDONIA

Il popolo Kanak è l’indigeno originario della Nuova Caledonia, un arcipelago situato nel Pacifico sud-occidentale, tra l’Australia e le isole Fiji. Appartenenti all’ampia famiglia dei popoli melanesiani, i Kanak custodiscono una civiltà millenaria profondamente radicata nella relazione armoniosa con l’ambiente naturale. La loro cultura è ricchissima e si tramanda prevalentemente attraverso le tradizioni orali, la mitologia ancestrale, l’artigianato ligneo e tessile, la danza rituale e una musica intrisa di significati spirituali e sociali. La società Kanak è strutturata in clan tribali, ciascuno con un proprio territorio, simboli identitari e autorità tradizionali. Il legame con la terra – considerata sacra e parte integrante dell’identità individuale e collettiva – è al centro della visione del mondo kanak, così come la dimensione spirituale, che permea ogni gesto quotidiano e collettivo. L’arte cerimoniale, l’architettura delle grandi capanne comunitarie (grande case), e il concetto di “la coutume” (una forma ritualizzata di dono e riconoscimento reciproco) riflettono l’importanza delle relazioni sociali e della memoria collettiva. Con l’arrivo dei colonizzatori francesi nel XIX secolo, i Kanak furono sottoposti a espropriazioni di terre, restrizioni culturali e discriminazioni sistemiche. Molti furono confinati in “riserve indigene”, e le loro istituzioni tradizionali furono indebolite. Tuttavia, nonostante decenni di marginalizzazione, il popolo Kanak ha mantenuto viva la propria cultura, trasformandosi in uno dei più forti simboli di resistenza e dignità dell’intero Pacifico. Negli ultimi decenni, il movimento indipendentista kanak ha acquisito forza, rivendicando non solo l’autodeterminazione politica ma anche la tutela della lingua, delle pratiche culturali e della sovranità territoriale. Il processo di decolonizzazione, sostenuto dagli Accordi di Matignon (1988) e di Nouméa (1998), ha aperto nuove prospettive, pur in un contesto ancora fragile e segnato da tensioni. Oggi i Kanak continuano a lottare per il riconoscimento pieno della loro identità e dei loro diritti, rappresentando il cuore pulsante della diversità culturale della Nuova Caledonia e una voce viva della memoria storica del Pacifico.