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ITINERARI BOTANICI | GAETA FONDAZIONE NICOLA DEL ROSCIO © ALESSIO GUARINO

Dopo la demolizione di costruzioni abusive, il terreno è stato affidato alla Fondazione Nicola Del Roscio, che dal 2014 ha avviato un progetto di recupero ambientale basato su criteri ecologici e paesaggistici rigorosi. La bonifica ha incluso la rimozione di detriti e ferro, il ripristino dei muretti a secco e delle canalizzazioni per il drenaggio delle acque piovane, e la rinaturalizzazione del suolo. Il giardino oggi ospita oltre 800 specie botaniche, selezionate in prevalenza tra quelle autoctone e mellifere, per incentivare la presenza di api, farfalle, uccelli e piccoli impollinatori. Tra le piante: rosmarino, lavanda, timo, elicriso, cisto, lentisco, mirto, corbezzolo, ma anche olivi secolari e lecci, capaci di stabilizzare il terreno e resistere al clima mediterraneo. La composizione è pensata per offrire una fioritura continua tutto l’anno, con un’alternanza di forme, colori e fragranze che valorizzano ogni stagione. L’intero impianto vegetale è gestito senza l’uso di sostanze chimiche, e l’irrigazione nei primi anni è stata garantita esclusivamente tramite raccolta dell’acqua piovana in contenitori in zinco: una scelta coerente con l’etica del progetto, fondata sulla sostenibilità e sul rispetto del ciclo naturale dell’acqua.

Nel 2015, diversi articoli di stampa e un servizio televisivo nazionale raccontarono la rinascita di un luogo dimenticato: un giardino affacciato sul Golfo di Gaeta, recuperato con pazienza e visione. In quello stesso anno, il New York Times dedicò un ampio servizio alla storia di Nicola Del Roscio, protagonista di questa trasformazione e figura di rilievo nel panorama culturale internazionale. Gallerista, collezionista e presidente della Cy Twombly Foundation, Del Roscio è stato per decenni l’assistente, compagno e custode dell’opera del celebre artista americano Cy Twombly, che proprio in questo luogo trascorse lunghi periodi, ispirato dalla luce e dalla vegetazione mediterranea. Il giardino, oltre che spazio di contemplazione, è stato anche rifugio creativo: Cy Twombly amava passeggiarvi, osservare le fioriture, lasciarsi suggestionare dai colori e dai profumi. Questo angolo della costa laziale è dunque legato a un’esperienza artistica e umana profonda, ancora oggi viva nel paesaggio.

Questo giardino non è solo un’opera botanica, ma un paesaggio restituito, un modello di riqualificazione etica in cui natura, memoria e cultura dialogano in equilibrio. Ogni spazio – dai sentieri sterrati alle zone rifugio per la fauna – è stato pensato per favorire la biodiversità e la contemplazione, senza barriere e con una vocazione educativa. Alla scadenza dell’affitto, prevista per il 2024, la Fondazione restituirà il terreno al Comune di Gaeta, arricchito da una vegetazione stabile, ecologicamente utile e destinata a diventare patrimonio collettivo. Il giardino continuerà a vivere come luogo aperto al pubblico, alle scuole, agli studiosi e a chiunque desideri riscoprire un modo lento, consapevole e rispettoso di abitare il paesaggio. Il giardino si trova a Gaeta, nel Lazio meridionale, in una zona panoramica affacciata sul golfo, tra il centro storico e l’area collinare retrostante. È raggiungibile: In treno: stazione ferroviaria di Formia-Gaeta sulla linea Roma–Napoli. Dalla stazione si può proseguire in taxi o con autobus locali verso Gaeta alta. In auto: Autostrada A1, uscita Cassino o Frosinone, poi direzione Formia/Gaeta lungo la SS7. Parcheggi disponibili in prossimità del centro storico. A piedi o in bici: per i più curiosi, è possibile percorrere a piedi alcuni tratti del Sentiero del Parco Regionale Riviera di Ulisse, che collega luoghi naturalistici e storici della zona. Le visite al giardino non sono al momento aperte al pubblico in modo continuativo, ma possono essere organizzate su richiesta o in occasione di eventi speciali e giornate aperte. Per ricevere informazioni aggiornate sulle possibilità di visita, ti consigliamo di consultare il sito ufficiale della Fondazione:

Scopri di più sul sito della Fondazione Nicola Del Roscio
orto botanico di gaeta | fondazione nicola del roscio
Itinerari Botanici

ORTI BOTANICI IN ITALIA

Sulla nascita e sull’antica funzione dei Giardini Botanici si sa ancora relativamente poco, nonostante numerose testimonianze scritte — rintracciabili in testi classici, arabi e medievali — offrano indizi preziosi sul loro ruolo e significato. Ciò che è certo è che questi giardini affondano le loro radici in epoche molto antiche, legate tanto alla coltivazione quanto alla conoscenza delle piante. I primi veri esempi documentati di spazi destinati alla raccolta e allo studio delle piante si fanno risalire alla Cina del secondo millennio a.C., dove erano coltivate specie utilizzate nella medicina tradizionale taoista, come l’Artemisia annua, la Scutellaria, il Panax ginseng, e numerose varietà di piante aromatiche e officinali. Parallelamente, anche in India — nel contesto ayurvedico — si svilupparono orti sacri nei quali venivano conservate specie ritenute fondamentali per il trattamento dei disturbi fisici e spirituali, spesso associate a divinità o a pratiche rituali. Nel Mediterraneo orientale, già a partire dal XV secolo a.C., sono noti esempi significativi come il Giardino Botanico di Karnak, voluto dal faraone Tutmosi III in Egitto. Questo giardino era una sorta di archivio vivente di piante esotiche, coltivate dopo le campagne militari nel Vicino Oriente: tra queste si ipotizza la presenza di cedri del Libano, fichi della Siria, piante aromatiche come il cumino e il coriandolo, oltre a specie ornamentali e alimentari. L’interesse era prevalentemente pratico: l’alimentazione, la profumeria, la fitoterapia. La nozione di giardino come luogo di studio sistematico della natura vegetale trova un’importante formulazione nel pensiero greco del IV secolo a.C.. Si attribuisce infatti ad Aristotele (384–322 a.C.) e alla sua scuola la creazione dei primi giardini scientifici, che accompagnavano i centri di ricerca e di osservazione del mondo naturale. Qui, le piante non venivano solo coltivate, ma classificate, osservate nei cicli vitali, associate a funzioni curative e simboliche. Il discepolo Teofrasto, padre della botanica, ne approfondì lo studio nel suo celebre trattato Historia Plantarum, ponendo le basi di una scienza che ancora oggi riconosciamo nei giardini botanici contemporanei. Questi primi orti botanici, perciò, non erano semplici collezioni vegetali, ma veri e propri luoghi di conoscenza e trasmissione, in cui la botanica si intrecciava con la medicina, la religione, la filosofia e l’economia. Un’eredità viva, che si rinnova in ogni giardino botanico ancora oggi esistente.

ITINERARI BOTANICI | PADOVA

Inaugurato nell’ottobre 2014, rappresenta la nuova parte dell’orto botanico, rendendolo una delle serre più avanzate al mondo, in questo campo. All’interno di questa nuova, futuristica, struttura sono raccolte più di 1.300 specie di piante, le quali spaziano da ogni clima presente nel globo. All’interno del Giardino le piante sono disposte secondo una metodologia fitogeografica, cosicché il visitatore ha l’immediata rappresentazione della ricchezza o povertà di biodiversità presente in ogni fascia climatica. L’edificio a bassissimo impatto ambientale, consiste di una teca di vetro lunga 100 metri ed alta 18, la cui forma ed organizzazione spaziale sono ottimizzate al fine di sfruttare al meglio l’apporto di energia solare. Le precipitazioni naturali alimentano una vasca di raccolta di 450 metri cubi, le cascate poste sulla facciata principale (vedi foto) assicurano la movimentazione e corretta ossigenazione della riserva idrica. Oltre dalle precipitazioni l’acqua per il funzionamento della serra è attinta da un pozzo artesiano profondo 284 metri da cui viene prelevata acqua con temperatura di 24 °C, al fine di permettere la vita alle piante tropicali tutto l’anno. Serve altresì per integrare la riserva idrica in caso di siccità o scarsità di precipitazioni. L’energia ricavata dai pannelli fotovoltaici garantisce il funzionamento delle pompe e dei relativi sensori che regolano il ciclo dell’acqua nella serra. Inoltre l’edificio è in grado di trasformare l’ambiente intorno a sé, questo poiché la superficie di vetro della serra è rivestita da una particolare pellicola in grado di produrre una reazione chimica, sfruttando i raggi ultravioletti, il cui effetto è un abbattimento dell’inquinamento atmosferico (150 metri/cubi al giorno). All’interno di questa grande struttura troviamo più ambienti ripartiti al suo interno con climi completamente differenti, da quello tropicale del Sud America a quello più torrido e secco tipico del deserto, passando per un clima subtropicale. L’edificio attraverso sofisticate tecnologie è in grado di autoregolare una serie di parametri per garantire il clima migliore per ogni tipologia di piante, in base a dati analizzati da un sistema totalmente computerizzato. Le vetrate della facciata principale sono in grado, automaticamente in base alle condizioni, di aprirsi e chiudersi per regolare al meglio il flusso di calore ed umidità presenti nella struttura.