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ITINERARI NATURALISTICI | CAMPANIA ISOLA DI PROCIDA © ALESSIO GUARINO cdn_helper cdn_helper cdn_helper
ITINERARI STRAORDINARI DELLA CAMPANIA

ISOLA DI PROCIDA

L’attuale nome dell’isola deriva da quello di epoca romana Prochyta. Secondo una prima ipotesi questo nome deriva da Prima Cyme, ovvero “prossima a Cuma”, come doveva apparire l’isola ai coloni greci nella migrazione dall’isola d’Ischia a Cuma. Un’altra ipotesi fa derivare il nome dal greco pròkeitai (πρόκειται), cioè “giace”, in considerazione di come appare l’isola, vista dal mare. Secondo un’altra ipotesi ancora, invece, tale nome deriverebbe dal verbo greco prochyo, in latino profundo: l’isola sarebbe stata infatti profusa, messa fuori, sollevata dal fondo del mare o dalle profondità della Terra. Dionigi di Alicarnasso, nel suo Archeologia Romana volle far derivare il nome da quello di una nutrice di Enea, da lui qui sepolta quando vi approdò.

Un’ulteriore spiegazione etimologica ne riconduce il nome all’aggettivo proto-latino praecidaneus (‘vendemmiale’), bene attagliandosi questo alle caratteristiche dell’isola, la quale, poiché non offriva agli antichi villeggianti né passatempi termali, come invece la vicina Baia, né cittadini, era probabilmente da questi frequentata solo in occasione della vendemmia delle sue ancor oggi ottime uve. In effetti, prima di cominciare a tagliare i nuovi frutti maturi, era d’uso sacrificare a Cerere, dea della terra, un’agnella o una scrofa, da cui appunto il verbo l. praecaedo (gr.προχέω), dal significato appunto di ‘sacrifico prima’. Secondo il mito greco qui avvenne inoltre la lotta tra i giganti e gli dei, e come Tifeo e Alcioneo finirono rispettivamente sotto il Vesuvio e Ischia, così Mimante fu posto sotto l’isola di Procida.

Dal punto di vista geologico, l’isola è completamente di origine vulcanica, nata dalle eruzioni di almeno quattro diversi vulcani (databili tra 55000 e 17000 anni fa), oggi completamente spenti e in gran parte sommersi. Per modalità di formazione e morfologia, l’isola di Procida si avvicina dunque moltissimo alla zona dei Campi Flegrei, di cui fa geologicamente parte. L’isola è infatti formata principalmente da tufo giallo e per il resto da tufo grigio, con tracce di altri materiali vulcanici quali, ad esempio basalti. L’isola era anticamente (sicuramente ancora in epoca romana) collegata da una stretta falesia alla vicina isola di Vivara. Ipotesi più controverse giungono a immaginare un collegamento in epoca preistorica con il Monte di Procida in terraferma o, più difficilmente, un ulteriore collegamento ancora precedente con l’isola d’Ischia.

CAMPANIA DA SCOPRIRE

PISCINA MIRABILIS A BACOLI

La Piscina mirabilis è un monumento archeologico romano sito nel comune di Bacoli, nell’area dei Campi Flegrei, ed è inclusa nella città metropolitana di Napoli. Costruita in età augustea a Miseno, sul lato nord-ovest del Golfo di Napoli, originariamente era una cisterna di acqua potabile. Nel 2016 il sito archeologico ha fatto registrare 11.100 visitatori.

Si tratta della più grande cisterna nota mai costruita dagli antichi romani (dopo la Cisterna Basilica di Istanbul, che comunque risale al periodo dell’Impero bizantino), ed aveva la funzione di approvvigionare di acqua le numerose navi appartenenti alla Classis Misenensis della Marina militare romana, poi divenuta Classis Praetoria Misenensis Pia Vindex, che trovava ormeggio e ricovero nel porto di Miseno. Il nome attuale le fu attribuito nel tardo Seicento.