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ITINERARI STORICI & NATURALISTICI | KAGAWA KOTOHIRA-GÛ © ALESSIO GUARINO 2021 cdn_helper cdn_helper cdn_helper
ITINERARI STORICI & NATURALISTICI | KAGAWA

KOTOHIRA-GÛ

Kotohira-gū, Santuario di Konpira in inglese è un santuario shintoista nella città di Kotohira a Kagawa, in Giappone. Questo santuario è patrono del trasporto marittimo e dei marinai. Situato a 521 metri (1.709 piedi) a metà strada dalla cima del Monte Zōzu, il santuario si trova alla fine di un lungo sentiero, con 785 gradini per il santuario principale e un totale di 1368 gradini per il santuario interno. Fin dal periodo Muromachi, i pellegrinaggi al santuario divennero popolari, e ancora oggi di solito centinaia di visitatori in un giorno salgono i gradini del monte Zōzu. Sulla strada per il santuario c’è un museo del sakè, negozi e pietre con i nomi dei donatori scolpiti in kanji. Prima del periodo Meiji, anche il Santuario di Kotohira era un sito buddista (vedi honji suijaku).

Si dice che sia stata fondata nel I secolo. Il principale kami del santuario è Ō-mono-nushi-no-mikoto, uno spirito associato alla navigazione (indicato anche come la divinità buddista Konpira). Nel 1165 fu sancito anche lo spirito dell’imperatore Sutoku. Prima del periodo Meiji era conosciuto come Konpira-Daigongen, e si trovava a capo del gruppo nazionale di santuari che portavano i nomi Kompira e Kotohira. La sala ema è il luogo delle preghiere per una navigazione sicura. Dal 1871 al 1946, Kotohira fu ufficialmente designato come uno dei Kokuhei Chūsha, il che significa che si trovava nella fascia media di santuari classificati e significativi a livello nazionale.

Testo di Pietro Porcinai e Attilio Mordini

Giardini d'occidente e d'oriente

Secondo il mito la storia del Giappone ebbe inizio quando il ponte che univa il Cielo alla Terra fu distrutto e Gimmu Tennò divenne il primo degli imperatori terreni, dopo che per tanto tempo le divinità stesse del Cielo avevano governato, non senza guerra, il paese. Dovette da allora rimanere agli uomini un’insopprimibile nostalgia di quell’aereo ponte che era via al cielo, di quel cielo diventato isola inaccessibile. Forse l’anima del Giappone si chiuse in se stessa come il Giappone entro il suo mare, per essere poi capace di ritrovare nella vita della natura la presenza del paradiso. E da quella mitica nostalgia nacquero i giardini. Quando nel VI secolo d.C. il Buddhismo Zen, importato dalla Cina, si diffonde, non senza ostacoli, nel clima fortemente poetico dello Shintoismo, abbiamo già in atto gli elementi religiosi e psicologici essenziali alla fioritura dei giardini.

La religione shintoista, considerata la religione originaria e nazionale del Giappone, insegna a guardare alla natura come veicolo o espressione della divinità o, meglio, delle diverse divinità, siano esse quelle dei monti, delle sorgenti o quelle del vento o del fuoco. Lo Zen era, più che una teoria, un metodo di vita, era meditazione ed esercizio insieme, era il vivere la vita del Tutto entro e al di sopra della propria personalità che in Giappone si traduce e si realizza in termini quasi guerreschi di lotta, di eroico controllo, di rinuncia.