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Parco di Pinocchio a Collodi. Progetto di: Renato Baldi, Lionello De Luigi, Pietro Consagra, Emilio Greco, Pietro Porcinai, Venturino Venturi, Marco Zanuso, Giovanni Michelucci

Itinerari in Toscana

Nel 1953, in occasione del settantesimo anniversario della pubblicazione della fiaba di Pinocchio, il comune di Pescia bandisce un concorso nazionale per un monumento dedicato al celebre burattino. La giuria premia ex aequo Renato Baldi con Emilio Greco e Lionello De Luigi insieme a Venturino Venturi. Tre anni più tardi, nel 1956, fu dato inizio alla realizzazione del parco di Pinocchio, che è costituito dal monumento di Emilio Greco, dalla piazzetta delimitata da muretti decorati a mosaico di Venturino Venturi e dal giardino disegnato da Renato Baldi e Lionello De Luigi. in occasione dell’inaugurazione il comitato annunciò di voler dotare il parco di altre due costruzioni aggiuntive: il museo-biblioteca e l’osteria del Gambero Rosso. Il progetto di quest’ultima, posta all’ingresso del parco, venne affidato a Giovanni Michelucci.

Michelucci progetta l’osteria mescolando gli elementi figurativi desunti dalla favola, quelli appartenenti alle tradizionali osterie toscane e all’architettura rurale in generale, insieme a quelli che caratterizzano la sua poetica. La sala è coperta da un grande tetto a due falde asimmetriche, sorrette da una sequenza di pilastri ramificati, tra i quali si incastrano il ballatoio del piano superiore e il grande camino con la cappa a piramide tronca. I pilastri ramificati a raggiera, che diventeranno uno degli elementi identificativi dell’architettura di Michelucci, sono qui utilizzati per la prima volta. Realizzati in cemento armato e colorati di rosso, la loro forma complessa evoca le chele dei gamberi.

Negli anni successivi il parco viene ampliato in un’area adiacente di oltre un ettaro; la Fondazione Carlo Collodi incarica del progetto l’architetto Marco Zanuso. Il “Paese dei Balocchi” è costituito da una serie di sculture e piccoli padiglioni che ricostruiscono i diversi episodi della favola. Tra queste, la scultura in bronzo di Pinocchio di Pietro Consagra e la balena e la nave dei pirati di Marco Zanuso. A Pietro Porcinai infine viene affidata la sistemazione paesaggistica e la scelta delle essenze. Il progetto di paesaggio definisce una serie di radure delimitate da fitte siepi di sempreverdi, all’interno delle quali sculture e piccole costruzioni, circondate da piante caducifoglie e da piante sempreverdi,raccontano episodi della favola.

 

fonti: ATLANTE ARCHITETTURA CONTEMPORANEA

I GRANDI PAESAGGISTI DEL 900

PIETRO PORCINAI

Un’importante capacità di Pietro Porcinai era quella di individuare i reali problemi e comprendere le procedure idonee, precorrendo sempre i tempi grazie ad una pre-veggenza fondata su basi tecniche sperimentate. Oltre al suo precoce ed innato talento naturale e alla sua intelligenza professionale, Porcinai aveva inoltre maturato una specifica formazione all’estero, in notevole anticipo rispetto ad altri, senza dubbio rimanendo influenzato dalla cultura paesaggistica di quei paesi, in particolare Germania e Belgio, dove aveva fatto pratica di tecniche colturali presso alcuni vivai specializzati. In Italia il percorso della sua formazione si intrecciò con un periodo cruciale dell’arte dei giardini: infatti, proprio nel 1924 Luigi Dami pubblicò II giardino italiano, dimostrando il primato italiano nell’arte dei giardini.

La natura autoctona e caratteristica del giardino italiano, nel riappropriarsi del suo primato in un campo diventato oggetto di studi di stranieri, soprattutto anglosassoni, culminò nella famosa Mostra del Giardino Italiano del 19311 a Firenze, dove si tese alla valorizzazione di un grande passato, senza tuttavia tentare di aprire la strada alla ricerca di nuove forme moderne nell’arte dei giardini. Presidente della Commissione esecutiva’ della mostra fu Ugo Ojetti, sostenitore di un’architettura monumentale e in stile. Nell’ambito della manifestazione furono riproposti dieci modelli ideali di giardini, in una sorta di percorso storico dell’arte dei giardini italiani, concepiti come piccole creazioni scenografiche in cui era presente anche il giardino paesaggistico all’inglese, anche se giudicato estraneo alla tradizione classica nazionale.

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