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Villa Il Roseto | Fondazione Giovannni Michelucci

Giardini Fiesolani

Sul colle di S. Apollinare, nel dolce sky-line delle colline fiesolane, immediatamente sotto la piazza di Fiesole, villa il Roseto con il suo giardino stretto e abbarbicato sul terreno scosceso si apre sul panorama mozzafiato di Firenze e la valle dell’Amo. La villa, una costruzione semplice, un edificio color ocra che richiama nella forma e nelle finiture in pietra le case coloniche toscane, fu realizzata dalla pittrice belga Consuelo de Jevenois, tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, quando la collina era abitata per lo più da stranieri. Giovanni Michelucci con la moglie Eloisa Pacini venne ad abitarvi nel 1958, apportandovi pochissime modifiche e creando nel giardino dei percorsi lastricati che si legano al corpo principale della villa. Il luogo, una sorta di balcone spettacolare con la struttura a gradoni e la vegetazione tipica delle colline toscane con olivi, cipressi, macchia mediterranea, la recinzione “verde” in Poncirus trifoliata dei confini poderali, evoca una nota dell’architetto su un disegno del 1944: “Il giardino deve essere “spettacolo”, deve essere a vari piani, a “gradoni” o naturalmente naturali o artificialmente costruiti”. Nella casa amatissima e nel giardino fiorito di ortensie e rose Mutabilis vi muore quasi centenario nel 1991. Per volontà dei coniugi, i numerosi volumi, i disegni e i plastici sono stati donati alla Fonazione Michelucci, che custodisce la storia e l’opera del grande architetto legato alla natura e al giardino fin dalle origini del suo percorso professionale.

Ines Romitti

FIESOLE

Fiesole è un immenso giardino con vista su Firenze e sulle colline d’intorno, un panorama che si disegna in un susseguirsi di linee ondulate protette dalla cornice dell’Appennino. Come tutti i giardini merita cura e attenzioni continue e minute e, in effetti, gli strumenti urbanistici degli ultimi quarant’anni, nei loro principi informativi e prescrittivi, hanno assunto la protezione di questa specifica particolarità del territorio, che si esplicita e si materializza in ogni frammento di paesaggio. Ogni elemento in un simile contesto diventa prezioso per la sua forma, le sue proporzioni, i suoi colori, la sua storia: pietre, vegetazione e manufatti diventano parti fondative di un tutto, di un in-sieme unitario e armonioso in cui gli interventi, anche minimi, se non sincronici, possono produrre gravi alterazioni nel paesaggio del Colle Lunato (esiste un nome più evocativo per un luogo?).

In simili contesti, soprattutto in relazione alle pressioni edilizie che inevitabil-mente vi sì scatenano, non è facile mantenere un equilibrio fra la conservazione dei luoghi e lo sviluppo delle attività. Per questo e per meglio comprendere la “misura” di Pietro Portinai è opportuna una breve puntualizzazione sugli strumenti urbanistici fiesolani. È verso la metà degli anni Settanta, che Fiesole si dota di un piano regolatore che ha come obiettivo prevalente la tutela del suo territorio, ma è nel 1983 che viene adottata la variante per le zone agricole, redatta da Gianfranco Di Pietro e Calogero Narese, e che l’amministrazione comunale assume la consapevolezza della unicità e della delicatezza del suo paesaggio.

GIARDINI FIESOLANI

VILLA SPARTA

Muovendo dalla piazza e fiancheggiando per un tratto il convento di 5. Domenico, è la via delle Fontanelle che discende verso la fresca vallicella del torrente Africo, conducendo a diverse ville di antica origine”, così Guido Carocci’ ci accompagna verso il bel complesso, già denominato “Il Pratellino”, inserito alle pendici dell’abitato nell’ariosa campagna rivolta a meridione. Oltre alla villa, si trovano vari annessi e una ex cappella sparsi tra il verde dei giardini e dell’area agricola con gli olivi, alberi da frutto e i fiori selvatici nei prati spontanei.

Dall’ingresso, percorrendo il lungo viale di cipressi, delimitato sul lato di confine dal muro degli orti conventuali, si giunge al nucleo delle costruzioni disposte, tra la successione dei giardini formali, su diversi livelli. Da un piccolo belvedere si accede all’ampio parco romantico che, con aceri, tigli e platani imponenti, cupi cedri, lecci e tassi, si distende nell’ampia curva di via Giuseppe Mantelline, dove si trova il vecchio cancello che un tempo costituiva l’accesso al complesso’.

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