Il giardino Bardini è un giardino storico di Firenze, in zona Oltrarno. Si estende su un’ampia zona collinare dalle pendici di piazzale Michelangelo fino all’Arno, tra piazza dei Mozzi, via de’ Bardi, costa Scarpuccia, costa San Giorgio e la via di Belvedere (con due accessi), per una superficie totale di circa 4 ettari.
Nel 2013 il circuito museale del Giardino di Boboli, che comprende anche il Museo degli Argenti, la Galleria del Costume, il Museo delle porcellane e il Giardino Bardini, è stato il sesto sito italiano statale più visitato, con 710.523 visitatori e un introito lordo totale di 2.722.872 Euro. Nel 2016 il circuito museale ha fatto registrare 881.463 visitatori.
La cosiddetta collina di Montecuccoli, dove si estende il parco attuale, appartenne sin dal medioevo alla famiglia dei Mozzi e confinava con il loro palazzo. Già nel 1259 è citato un orto murato adiacente alla parte posteriore del palazzo (ancora lontano dall’idea di giardino che si sviluppò nel Rinascimento), mentre la zona più alta del parco era destinata all’agricoltura, con vigne e altre coltivazioni su alcuni elementari terrazzamenti.
Nel 1309 dopo il tracollo familiare, i possedimenti (palazzi case e terreni) vennero acquistati dal Comune di Firenze, salvo poi ritornare nelle mani della famiglia Mozzi nel 1591, che mantenne la proprietà fino al 1880. Il parco attuale comunque è più vasto dei terreni antichi dei Mozzi e comprende quella che era una proprietà separata, verso costa San Giorgio, dove esisteva dalla prima metà del Seicento la cosiddetta villa Manadora, fatta costruire da Francesco Manadori all’architetto Gherardo Silvani. Le due proprietà vennero gradualmente abbellite da giardini, statue e altre amenità, sfruttando la vocazione panoramica dei luoghi.
Nell’Ottocento Giacomo Le Blanc venne in possesso della villa e trasformò il parco in un giardino all’inglese, con boschi, vialetti tortuosi, statue e fontane. Risalgono a questo periodo la Kaffeehaus con grotta ancora esistente, gemellata con un’analoga struttura nella parte di proprietà dei Mozzi.
All’inizio dell’Ottocento i Mozzi divennero gli unici proprietari delle due tenute, ma non intrapresero sostanziali lavori di modifica, mantenendo il carattere peculiare di ciascuna zona. Nel corso dell’Ottocento alcune relazioni testimoniano come la proprietà incorresse in un inesorabile declino, con una sempre maggiore sensazione di abbandono e con le pessime condizioni dell’impianto idraulico nella zona superiore. Con l’estinzione della famiglia, nel 1880 i principi Carolath Benten acquistarono la proprietà, arricchendo il giardini di alcuni dettagli secondo la moda vittoriana.
Nel 1913 il complesso del palazzo Mozzi, della villa Manadora, del giardino barocco e all’inglese, oltre a alcuni terreni agricoli, vengono acquistati dall’antiquario Stefano Bardini, il quale diede il via a una serie di grandi rinnovi e modifiche, in quella che fu la stagione più intensa del giardino. Costruì un viale per raggiungere la villa e sacrificò i giardini murati di impianto medievale che ancora esistevano, mentre gli edifici sulla costa San Giorgio venivano unificati in quella che sarà chiamata villa Bardini.
Alla morte di Stefano, la proprietà passò al figlio Ugo. Con la morte di Ugo Bardini, senza eredi (1965), iniziò un lungo iter burocratico sull’eredità, conclusasi solo nel 1996 grazie all’interessamento di Antonio Paolucci, allora ministro per i Beni culturali, che fece adempiere alle condizioni del defunto il quale aveva destinato le sue proprietà alla città di Firenze.
Gravemente danneggiato da decenni di abbandono, il giardino fu restaurato a fondo a partire dal 2000, grazie all’interessamento dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze, attraverso la Fondazione parchi monumentali Bardini e Peyron. Durato quasi cinque anni, con la reintroduzione di alberi da frutto, piante e altri ornamenti, il restauro, che ha visto la cura anche delle statue e degli edifici, ha permesso la recente riapertura del parco, che, sebbene non sia gestito dalla Soprintendenza del Polo museale fiorentino, è stato associato al giardino di Boboli, grazie a un biglietto unico.
La parte più scenografica del giardino resta la grande scalinata barocca che culmina con un piccolo edificio-belvedere, dal quale si gode una spettacolare vista sulla città. Nelle vicinanze si trovano sei fontane decorate da mosaici. Numerose sono le rose e gli iris piantati, oltre alle ortensie e altre piante decorative. Nella parte più bassa esiste un teatro verde, ricavato nella vegetazione in una concavità del terreno.
Il giardino possiede due grotte: una semplice, simile ad una grotta naturale, nella parte più alta, vicino alla Kaffeehaus, sorella della Kaffeehaus del giardino di Boboli; una più decorata, situata a valle, dall’aspetto eclettico, sormontata all’ingresso da un arco in laterizi. Fanno parte della decorazione inoltre un tempietto e varie fontane.
Nel giardino resta una parte della statuaria collocata da Bardini, sebbene in maniera frammentaria e incompleta a causa di spoliazioni che hanno disperso una fetta del patrimonio dell’antiquario.