Villa Montececeri

Giardini Fiesolani

Sulla via che dalla Piazza Mino sale verso il parco di Montececeri, si apre un antico cancello da cui il viale dei platani, ritmato da una serie di rododendri in conca, conduce alla villa costruita nel primo Ottocento, alla cappella e ad alcuni annessi adiacenti che risalgono al secolo XIV. Attorno all’abitazione un gruppo di imponenti cedri del Libano con tassi e cedri deodora creano un giardino ombroso da cui il lungo pergolato di glicini conduce verso meridione, fino alle pendici del bosco, da dove è possibile godere di un panorama sulla città di Firenze di inusuale bellezza. Nella zona pianeggiante i campi coltivati con i muri a secco, i sentieri bordati di giaggioli, roselline cinesi e rose muschiate si fondono in serena armonia con l’intervento del raffinato architetto Pier Niccolò Berardi che, negli anni ’50, progettò il giardino all’inglese e la piscina scolpita nella viva roccia.

La caratteristica unica della proprietà è quella di essere un fondo chiuso, circondato da un ampio muro di cinta, di circa 16 ettari, in cui al bosco e al giardino si alternano oliveti e vigneti che danno luogo ad una piccola azienda agricola che produce olio d’oliva e vino. Documenti di recente ritrovamento hanno rilevato che Leonardo da Vinci possedeva un oliveto all’interno della proprietà e da qui probabilmente ebbero origine i suoi esperimenti di volo. Nella parte alta del podere si sviluppa il vasto bosco di querce, lecci, pini e cipressi in cui convivono in armonia con l’ambiente istrici, tartarughe, tassi, ricci e scoiattoli. Annosi corbezzoli, mirti e viburni oltre a ginestre, orchidee selvatiche, ciclamini e anemoni formano il sottobosco che si estende il paesaggio circostante fino alla vetta del Montececeri.

Ines Romitti

FIESOLE

Fiesole è un immenso giardino con vista su Firenze e sulle colline d’intorno, un panorama che si disegna in un susseguirsi di linee ondulate protette dalla cornice dell’Appennino. Come tutti i giardini merita cura e attenzioni continue e minute e, in effetti, gli strumenti urbanistici degli ultimi quarant’anni, nei loro principi informativi e prescrittivi, hanno assunto la protezione di questa specifica particolarità del territorio, che si esplicita e si materializza in ogni frammento di paesaggio. Ogni elemento in un simile contesto diventa prezioso per la sua forma, le sue proporzioni, i suoi colori, la sua storia: pietre, vegetazione e manufatti diventano parti fondative di un tutto, di un in-sieme unitario e armonioso in cui gli interventi, anche minimi, se non sincronici, possono produrre gravi alterazioni nel paesaggio del Colle Lunato (esiste un nome più evocativo per un luogo?).

In simili contesti, soprattutto in relazione alle pressioni edilizie che inevitabil-mente vi sì scatenano, non è facile mantenere un equilibrio fra la conservazione dei luoghi e lo sviluppo delle attività. Per questo e per meglio comprendere la “misura” di Pietro Portinai è opportuna una breve puntualizzazione sugli strumenti urbanistici fiesolani. È verso la metà degli anni Settanta, che Fiesole si dota di un piano regolatore che ha come obiettivo prevalente la tutela del suo territorio, ma è nel 1983 che viene adottata la variante per le zone agricole, redatta da Gianfranco Di Pietro e Calogero Narese, e che l’amministrazione comunale assume la consapevolezza della unicità e della delicatezza del suo paesaggio.

GIARDINI STORICI ITALIANI

VILLA I TATTI

Il giardino all’italiana è uno stile di giardino di origine tardo-rinascimentale ed è caratterizzato da una suddivisione geometrica degli spazi ottenuta con l’utilizzo di filari alberati e siepi, di sculture vegetali di varia forma ottenute con la potatura di cespugli sempreverdi (topiarie), giochi d’acqua geometrici, spesso accostati ad elementi architettonici quali fontane e statue. Ha profondamente influenzato l’intera storia del giardinaggio, risultando decisivo anche per la nascita del giardino alla francese e, per contrasto, del giardino all’inglese. L’espressione “giardino formale” indica spesso proprio un giardino all’italiana o un giardino alla francese.

Il giardino all’italiana, sviluppatosi in Italia attorno alla metà del XVI secolo, è l’evoluzione del giardino medievale. Il primo giardino geometrico all’italiana viene tradizionalmente riferito all’ingegno di Niccolò Tribolo, che lavorò a Firenze ai giardini della villa di Castello, della villa Corsini e poi ai Giardini di Boboli, fornendo un modello che venne poi sviluppato scenograficamente nei secoli XVII e XVIII. Solo nel XIX secolo il giardino informale, o parco all’inglese, fornì un nuovo modello paesaggistico, che in alcuni casi comportò la sostituzione dei giardini geometrici e in altri li affiancò semplicemente, venendo destinato ad altre zone. Tra Otto e Novecento il formalismo ebbe un revival con l’attività di paesaggisti come Cecil Pinsent, ma in definitiva si può dire che non sia mai tramontato.

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