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Villa Oliva.

Giardini Storici

IL GIARDINO

Il parco della Villa, interamente recintato, si estende per circa cinque ettari e risulta composto da vari tipi di giardini. In un interessante Terrilogio del XVII secolo troviamo riprodotta e descritta la proprietà.

L’accesso a valle della Villa, a doppia facciata, è costituito da quattro imponenti pilastri di pietra che denotano l’antico splendore della famiglia Buonvisi. Essi, infatti, sono stati costruiti in pietra grigia, abbelliti ed arricchiti da fregi in marmo bianco, come attestano le volute laterali rimaste, le mezze colonne, in cui si alternano i due materiali, le nicchie, una delle quali è sormontata ancora dallo stemma dei Buonvisi. I pilastri inoltre erano resi più movimentati da mascheroni in pietra stilizzati e decorazioni geometriche eseguite con sassi di fiume bianchi e neri, decorazioni che poi si ripresenteranno anche in altre opere della Villa. Il cancello d’ingresso si schiude su di un lungo e scenografico viale di cipressi; in fondo ad esso si presenta, in tutta la sua bellezza, la signorile dimora.

La caratteristica peculiare, però, non è data tanto da detto filare, quanto da un altro, parallelo ad esso, costituito da imponenti e vetusti carpini: questi, intersecandosi alle loro sommità, costituiscono una volta arborea, che si collega alla villa attraverso una serie di piccole scale. Questa pergola, unica nel suo genere, sostituisce il più usuale pergolato di piante come viti, glicini, gelsomini, comune in altri luoghi. L’accesso a monte, costituito da due pilastri a timpano curvilineo, con mascheroni e mosaici, anch’esso fregiato dalla cometa dei Buonvisi, risulta più sobrio.

Il giardino antistante al palazzo presenta una duplice pendenza del terreno che sale verso nord, dove si trova la Villa, e verso est; per ovviare ad essa si ricorse a terrazzamenti, che sussistono ancor oggi, destinati a diverse colture: le varie zone sono separate da muretti, poggi erbosi, basse siepi di bosso. (Buxus sempervirens L.) La struttura complessiva del giardino risulta ancora oggi improntata a particolari effetti di sorpresa e di movimento. Inoltrandosi, infatti, lungo il viale di cipressi (Cupressus sempervirens L.), sulla destra si trova una “stanza di verzura”, realizzata con piante di tasso (Taxus baccata L.) e alloro (Laurus nobilis L.); in mezzo ad essa, tra il verde scuro degli alberi, spicca un tavolo in pietra chiara affiancato da due panchine. Più avanti troviamo una vasca rotonda a zampillo, statue in terracotta e una cascata a gradoni ornata di tufo. Alla sinistra del cancello d’entrata, oltre al filare di carpini già ricordato, troviamo una piantagione di eucalipti (Eucalyptus globulus Labill.); questa zona ad Ovest dell’ingresso principale in passato era destinata a colture di viti ed alberi da frutto.

Disseminate nel parco troviamo, oltre al già nominato viale di carpini, altre suggestive creazioni arboree come, ad esempio, un bellissimo belvedere coperto da tassi potati ad arco, delimitato da una balaustra a colonnine che si apre suggestivamente sul giardino sottostante e sul paesaggio delle colline circostanti la città. La bellezza del luogo è esaltata dalle statue in pietra e terracotta che, con la loro simbologia, ci richiamano alla destinazione del luogo: un barbagianni ed una bellissima Diana seduta, col fedele cane e la faretra, sono posizionate in una piantagione di lecci (Quercus ilex L.), che costituivano la ragnaia, cioè il luogo destinato alla collocazione delle reti per cacciare gli uccelli.

Il giardino a nord si caratterizza per la presenza di una delle statue più originali della Villa, il cosiddetto “Pitocco” che rappresenta un vecchio, immortalato in una posa naturale, seduto su di un muretto, con le gambe abbandonate lungo ad esso, la schiena leggermente curva.

La bellezza del parco è accentuata dalle fontane il cui funzionamento era ed è favorito dalla ricchezza delle acque della zona. Nell’antico impianto, ancora funzionante, l’acqua delle sorgenti veniva convogliata in una grande vasca che, grazie al leggero dislivello del suolo, garantiva un costante funzionamento nell’erogazione, necessaria sia ad alimentare gli zampilli delle fontane, sia nell’irrigazione del giardino e dell’orto. Nel giardino a nord è situata quella che viene considerata come la fontana più bella del parco: quella della “Sirena”, attribuibile, secondo Isa Belli Barsali, al medesimo architetto che ha realizzato l’ingresso ad est. Essa è addossata al muro di cinta e la sua sommità è sormontata da un timpano, che sorregge uno stemma dei Buonvisi.

Al centro, contornata ai lati da due pilastri in pietra, ornati da due cariatidi che spiccano sullo sfondo di una simmetrica decorazione eseguita con sassi di fiume bianchi e neri, e da satiri ghignanti, si trova la figura di una Sirena alata. Se la fontana è bellissima altrettanto interessante è la finta grotta, situata anch’essa nella zona a Nord. Questa costruzione, di gusto prettamente cinquecentesco, si colloca in un anfiteatro di lecci che esalta la finta naturalezza delle pietre di tufo e delle stalattiti. Al centro della grotta, seduto su di un masso, c’è un putto, a cui fanno da corona cavalli fantastici e puttini alati con la coda di pesci.

Oltre a soddisfare il gusto estetico, questa fontana aveva il compito di alimentare con le sue acque i bacini delle terrazze e, in particolar modo, il viale di carpini . La particolarità di quest’opera è costituita da un’apertura nella parte centrale della grotta che permette di vedere le terre antistanti la chiusa.

Un’altra fonte, che ancora oggi è sovrastata dallo stemma dei Buonvisi, è quella dell’Abbondanza. La statua di gusto ottocentesco, emerge da una nicchia, che riprende la decorazione, anche se più lineare, a fasce in pietra grigia e marmo bianco del cancello d’ingresso.

LA VILLA

I primi documenti su questa Villa sono piuttosto tardi e risalgono al 1593, quando Alessandro Buonvisi, nel suo testamento, pur lasciando erede di tutti i suoi beni il figlio Lodovico, manifestò il desiderio che la moglie Angela, qualora non avesse trovato soddisfacente la sistemazione assieme al figlio, potesse andare ad abitare nella Villa di S. Pancrazio; l’altro è costituito da un particolareggiato Terrilogio risalente al XVIII secolo, in cui è riportata la pianta del giardino ed il disegno del palazzo.

Dalle caratteristiche estetiche si ritiene che il progetto per la costruzione della Villa sia stato commissionato dai Buonvisi, tra la fine del 1400 e l’inizio del 1500, a Matteo Civitali. Il Civitali (1436-1501), insigne scultore, intagliatore, architetto, operò a Lucca ed in altre città toscane. Formatosi culturalmente alla scuola della Firenze di Lorenzo dei Medici, trasferì nelle sue opere il gusto proprio del Rinascimento, cioè la ricerca dell’armonia attraverso lo studio delle proporzioni e della prospettiva. Fra le sue opere di architettura più notevoli rimane in Lucca il Palazzo Pretorio. La caratteristica di detto palazzo è costituita da una bella e armoniosa Loggia e questo elemento si presenta anche nella facciata a monte della Villa Buonvisi a S. Pancrazio.

L’edificio in sé è molto lineare: la pianta rettangolare è scandita, nella facciata a sud, da tre ordini di finestre, perpendicolarmente allineate tra loro. Al centro il grande portale d’ingresso è sormontato da un piccolo balcone in pietra, arricchito da colonnine e da un timpano interrotto dallo stemma dei Buonvisi.

Nella facciata a nord l’armonioso portico è costituito da cinque archi e da quattro lineari e imponenti colonne in pietra che si elevano fino a comprendere due piani. All’esterno il portico è delimitato da quattro serie di basse colonnine, sempre in pietra; all’interno troviamo finestre simmetriche che fanno da contorno al portale d’ingresso, sormontato, come nella facciata a sud, da un piccolo balcone.

Questo edificio è ispirato ad equilibri ordinati ed elaborati, evidenziati da “pieni” e “vuoti”, che denotano la cosciente ricerca di una bellezza tutta rinascimentale improntata all’armonia delle forme.
La Villa fu la sede prediletta di due Cardinali, Girolamo e Francesco che, quando erano a Lucca, la elessero come loro dimora. Nel 1661 il Cardinale Girolamo vi ospitò un Sacro Sinodo, cui partecipò lo stesso Papa Alessandro VII; ed un altro Sinodo vi fu indetto dal Cardinale Francesco nel 1700, pochi mesi prima della sua morte.

Di grande pregio artistico è anche la scuderia Buonvisi, legata a singolare leggenda; la scommessa del Buonvisi con il re di Francia Luigi XIV. Il Buonvisi sosteneva essere più bella la scuderia di San Pancrazio che una qualsiasi sala della reggia di Versailles. Incuriosito il re inviò un suo ambasciatore per constatare la veridicità delle parole del Buonvisi. Il messo giunto sul posto trovò le pareti della scuderia interamente tappezzate di monete d’oro riportanti l’effige del Re Sole. L’ambasciatore, di fronte a tanto splendore e all’immagine del suo re, non poté che riconoscere che il Buonvisi aveva vinto la scommessa.