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GIARDINI CONTEMPORANEI | COMO VILLA BONOMI BOLCHINI / RATTI © ALESSIO GUARINO cdn_helper cdn_helper cdn_helper cdn_helper cdn_helper cdn_helper cdn_helper cdn_helper cdn_helper cdn_helper cdn_helper cdn_helper cdn_helper cdn_helper cdn_helper cdn_helper cdn_helper cdn_helper cdn_helper
I GIARDINI DI PIETRO PORCINAI | COMO

VILLA BONOMI BOLCHINI | VILLA RATTI

Il meraviglioso giardino della Villa Bonomi Bolchini a Como, conosciuta anche come Villa Ratti dopo essere stata acquistata da Antonio Ratti, fondatore delle rinomate seterie comasche, è un autentico omaggio agli abili artigiani della seta della regione. Le pennellate di vari colori adornano il tessuto verde del giardino, trasformandolo in una splendida tavolozza: in autunno, i dolci pendii si tingono di rosso, arancio e giallo grazie al fogliame degli alberi come aceri, querce e melograni, mentre in primavera si accendono di rosa, azzurro, giallo e bianco grazie alle spettacolari fioriture di azalee, rododendri e camelie. Il giardino, che si estende su una superficie di 3 ettari, è stato progettato negli anni 1957-1962 da Pietro Porcinai. È un raffinato ed elegante dialogo emotivo tra la villa dalle linee squadrate e la natura, una meravigliosa modellazione del paesaggio senza stravolgimenti. La villa, costruita negli anni ’20 e successivamente ristrutturata dal Cavaliere Antonio Ratti dopo 40 anni, è stata concepita dall’architetto Luigi Caccia Dominioni.

Si accede al giardino attraverso un lungo viale caratterizzato dalle diverse forme di alberi, siepi e cespugli, che modulano il percorso in modo suggestivo. Si arriva quindi alla porta di ingresso della villa, semplice e raffinata, interrotta nella sua linearità da tre gradini convessi. Le pareti dell’edificio sono avvolte da una maestosa vite americana, interrotta solo dall’arcata dell’ingresso, che è incorniciata da una pianta di glicine. Essendo situata su una collina, la villa non aveva uno spazio antistante rivolto al lago. Per affrontare questa sfida, mio padre ha creato un magnifico palcoscenico sull’acqua, realizzando un terrazzamento in cemento armato sorretto da pilastri e coperto da prato, sotto il quale sono stati nascosti gli spazi destinati all’accoglienza degli ospiti. La piscina, situata accanto al prato, e il sentiero erboso lungo il margine del bosco si trovano anch’essi su un secondo terrazzamento, le cui pareti di sostegno sono mimetizzate da fitte siepi e rampicanti sempreverdi. Gli alberi e gli arbusti non sono solo belli esteticamente, ma hanno anche una funzione pratica: due siepi squadrate guidano lo sguardo dal salone della villa verso il giardino, mentre due platani saggiamente potati limitano la prospettiva del prato. Nella parte alta del bosco si trova una collezione di aceri insieme a carpini, lecci, corbezzoli, azalee e rododendri. Diversi sentieri, tra cui una suggestiva passeggiata panoramica.

I GRANDI PAESAGGISTI DEL 900

PIETRO PORCINAI

Un’importante capacità di Pietro Porcinai era quella di individuare i reali problemi e comprendere le procedure idonee, precorrendo sempre i tempi grazie ad una pre-veggenza fondata su basi tecniche sperimentate. Oltre al suo precoce ed innato talento naturale e alla sua intelligenza professionale, Porcinai aveva inoltre maturato una specifica formazione all’estero, in notevole anticipo rispetto ad altri, senza dubbio rimanendo influenzato dalla cultura paesaggistica di quei paesi, in particolare Germania e Belgio, dove aveva fatto pratica di tecniche colturali presso alcuni vivai specializzati. In Italia il percorso della sua formazione si intrecciò con un periodo cruciale dell’arte dei giardini: infatti, proprio nel 1924 Luigi Dami pubblicò II giardino italiano, dimostrando il primato italiano nell’arte dei giardini.

La natura autoctona e caratteristica del giardino italiano, nel riappropriarsi del suo primato in un campo diventato oggetto di studi di stranieri, soprattutto anglosassoni, culminò nella famosa Mostra del Giardino Italiano del 19311 a Firenze, dove si tese alla valorizzazione di un grande passato, senza tuttavia tentare di aprire la strada alla ricerca di nuove forme moderne nell’arte dei giardini. Presidente della Commissione esecutiva’ della mostra fu Ugo Ojetti, sostenitore di un’architettura monumentale e in stile. Nell’ambito della manifestazione furono riproposti dieci modelli ideali di giardini, in una sorta di percorso storico dell’arte dei giardini italiani, concepiti come piccole creazioni scenografiche in cui era presente anche il giardino paesaggistico all’inglese, anche se giudicato estraneo alla tradizione classica nazionale.