La chiesa di Nostra Signora del Cadore è la chiesa del villaggio Eni di Corte di Cadore, frazione di Borca di Cadore, in provincia di Belluno e diocesi di Belluno-Feltre. La chiesa sorge ad un’altitudine di circa 1000 metri in una posizione dominante sulla valle del Boite, alle pendici dell’Antelao e di fronte al Pelmo, inserendosi in armonia nel contesto paesaggistico circostante.
La costruzione del Villaggio Eni cominciò a partire dal 1954 per volontà dell’allora presidente dell’Ente Nazionale Idrocarburi Enrico Mattei, il quale decise di costruire nella località dolomitica un villaggio vacanze per tutti i suoi dipendenti.
La costruzione della chiesa iniziò nel 1958, dal progetto di Edoardo Gellner, che aveva già progettato l’impianto urbanistico del villaggio, la colonia e le villette, oltre ad altri progetti realizzati nella conca ampezzana per ENI in vista delle Olimpiadi invernali del 1956 a cui si aggiunse la collaborazione di Carlo Scarpa, all’epoca già affermato architetto veneziano. La chiesa venne pensata sin dall’inizio come l’elemento centrale attorno al quale si sarebbe radunata tutta la popolazione del villaggio. Fu inaugurata nel 1961 alla presenza di Enrico Mattei e del ministro Antonio Segni. Oggi l’edificio si conserva in buone condizioni ed è aperto al pubblico nei giorni d’estate.
La forma esterna della chiesa è quella di una doppia capanna (come il padiglione centrale della colonia) a cui si aggiunge la guglia della torre campanaria alta 68 metri, elemento visibile da tutto il villaggio. I vari materiali di costruzione impiegati, tipici sia dell’architettura tradizionale di montagna sia di quella industriale (ferro, legno, cemento, acciaio e pietra dolomitica), si fondono armonicamente nella costruzione, dialogando con il contesto naturale circostante.
L’interno della chiesa è composto di tre navate e può ospitare fino a 350 persone. Di rilevanza, oltre all’altare rivolto verso il popolo (in anticipo rispetto alle innovazioni apportate dal Concilio Vaticano II) sono i lampadari in vetro di Murano arancione e verde (richiamo ai colori alla natura circostante, in cui il verde ricorda il colore della vegetazione, mentre l’arancione quello della pietra dolomia) e i banchi, realizzati con un incastro di legni, oltre ai tiranti, leggermente asimmetrici, che collegano le due falde del tetto.
La Piscina mirabilis è un monumento archeologico romano sito nel comune di Bacoli, nell’area dei Campi Flegrei, ed è inclusa nella città metropolitana di Napoli. Costruita in età augustea a Miseno, sul lato nord-ovest del Golfo di Napoli, originariamente era una cisterna di acqua potabile. Nel 2016 il sito archeologico ha fatto registrare 11.100 visitatori.
Si tratta della più grande cisterna nota mai costruita dagli antichi romani (dopo la Cisterna Basilica di Istanbul, che comunque risale al periodo dell’Impero bizantino), ed aveva la funzione di approvvigionare di acqua le numerose navi appartenenti alla Classis Misenensis della Marina militare romana, poi divenuta Classis Praetoria Misenensis Pia Vindex, che trovava ormeggio e ricovero nel porto di Miseno. Il nome attuale le fu attribuito nel tardo Seicento.