The Botanical Garden was established in 1985 on a neglected and abandoned plot of land in Monte Orlando, comprising 13 terraces descending towards the Gulf of Gaeta and spanning approximately 2 hectares. It primarily features tropical and subtropical botanical species, many of which are rare and endangered in their native countries. The garden's uniqueness lies in its collection of 150 different species of palms, grown from seeds collected during business and leisure trips across various continents. The garden began as an experimental research project aimed at acclimatizing palm trees.
Sulla nascita e sull’antica funzione dei Giardini Botanici poco si conosce, nonostante vi siano numerose testimonianze scritte, riportate in diversi testi classici e medievali. Di certo si sa che i Giardini Botanici risalgono a tempi molto antichi e probabilmente i primi possono essere considerati quelli cinesi del secondo millennio a.C. Già allora in tutto l’oriente, soprattutto in India e in Cina, vengono create le prime strutture per la coltivazione delle specie vegetali utilizzate nella medicina popolare (AUDUS & HEYWOOD, 1976). Anche in ambito Mediterraneo, a partire dal XV sec. a. C. si ha notizia dei primi esempi di Giardini Botanici, come quello di Karnak in Egitto, creato da Tutmosi III e destinato principalmente alla coltivazione delle piante per uso alimentare. L’idea di un Giardino Botanico finalizzato allo studio delle piante risale al IV sec. a.C. e viene attribuita ad Aristotele (384-322 a.C.).
Inaugurato nell’ottobre 2014, rappresenta la nuova parte dell’orto botanico, rendendolo una delle serre più avanzate al mondo, in questo campo. All’interno di questa nuova, futuristica, struttura sono raccolte più di 1.300 specie di piante, le quali spaziano da ogni clima presente nel globo. All’interno del Giardino le piante sono disposte secondo una metodologia fitogeografica, cosicché il visitatore ha l’immediata rappresentazione della ricchezza o povertà di biodiversità presente in ogni fascia climatica. L’edificio a bassissimo impatto ambientale, consiste di una teca di vetro lunga 100 metri ed alta 18, la cui forma ed organizzazione spaziale sono ottimizzate al fine di sfruttare al meglio l’apporto di energia solare. Le precipitazioni naturali alimentano una vasca di raccolta di 450 metri cubi, le cascate poste sulla facciata principale (vedi foto) assicurano la movimentazione e corretta ossigenazione della riserva idrica. Oltre dalle precipitazioni l’acqua per il funzionamento della serra è attinta da un pozzo artesiano profondo 284 metri da cui viene prelevata acqua con temperatura di 24 °C, al fine di permettere la vita alle piante tropicali tutto l’anno. Serve altresì per integrare la riserva idrica in caso di siccità o scarsità di precipitazioni. L’energia ricavata dai pannelli fotovoltaici garantisce il funzionamento delle pompe e dei relativi sensori che regolano il ciclo dell’acqua nella serra. Inoltre l’edificio è in grado di trasformare l’ambiente intorno a sé, questo poiché la superficie di vetro della serra è rivestita da una particolare pellicola in grado di produrre una reazione chimica, sfruttando i raggi ultravioletti, il cui effetto è un abbattimento dell’inquinamento atmosferico (150 metri/cubi al giorno). All’interno di questa grande struttura troviamo più ambienti ripartiti al suo interno con climi completamente differenti, da quello tropicale del Sud America a quello più torrido e secco tipico del deserto, passando per un clima subtropicale. L’edificio attraverso sofisticate tecnologie è in grado di autoregolare una serie di parametri per garantire il clima migliore per ogni tipologia di piante, in base a dati analizzati da un sistema totalmente computerizzato. Le vetrate della facciata principale sono in grado, automaticamente in base alle condizioni, di aprirsi e chiudersi per regolare al meglio il flusso di calore ed umidità presenti nella struttura.