This site was optimized for desktop or tablet viewing. Mobile devices will have some viewing difficulties, but will retain functionality.

GIARDINI GIAPPONESI | KYOTO TENRYŪ-JI GARDEN © ALESSIO GUARINO cdn_helper cdn_helper cdn_helper
GIARDINI GIAPPONESI | KYOTO

TENRYŪ-JI GARDEN

Il Tenryū-ji  più formalmente conosciuto come Tenryū Shiseizen-ji, è il tempio principale del ramo Tenryū del Buddismo Zen Rinzai, ubicato a Susukinobaba-chō, Ukyō-ku, Kyoto, Giappone. Il tempio fu fondato da Ashikaga Takauji nel 1339, con lo scopo primario di venerare il Gautama Buddha, e il suo primo capo sacerdote fu Musō Soseki. La costruzione fu completata nel 1345. Essendo un tempio collegato sia alla famiglia Ashikaga sia all’imperatore Go-Daigo, è tenuto in grande considerazione, ed è classificato al primo posto tra i cosiddetti “Cinque Monti” di Kyoto. Nel 1994, fu registrato tra i patrimoni dell’umanità dell’UNESCO come parte dei monumenti storici dell’antica Kyoto.

Nel IX secolo, durante il primo periodo Heian, l’imperatrice Tachibana no Kachiko (786-850), moglie dell’imperatore Saga, fondò il tempio Danrin-ji, primo tempio Zen del Giappone, sull’attuale sito di Tenryū-ji.

Nei successivi quattrocento anni il tempio cadde in rovina, e a metà del XIII secolo l’area venne successivamente trasformata in villa imperiale dall’imperatore Go-Saga (1220-1272) e dal figlio Kameyama (1249-1305), che vi risiedettero. Questo palazzo indipendente venne chiamato Palazzo distaccato Kameyama (Kameyama-dono?). “Kameyama”, che letteralmente significa “tartaruga di montagna” fu scelto per la forma del monte Ogura, che si trova a est del Tenryū-ji e si dice assomigli alla forma di un guscio di tartaruga. Tutti i templi giapponesi costruiti dopo il periodo Nara hanno un sangō, un nome di montagna usato come un suffisso onorario. Il sangō del Tenryū-ji, Reigizan  lett. “montagna dello spirito tartaruga”, fu scelto anche per la forma del monte Ogura.

Il palazzo fu convertito in un tempio a metà del periodo Muromachi da Ashikaga Takauji, diventato shōgun nel 1338. Inizialmente alleati, Ashikaga e l’imperatore Go-Daigo divennero nemici a causa della volontà di quest’ultimo di instaurare una dittatura su modello cinese (detta restaurazione Kemmu), con l’esclusione dei samurai dall’ordine politico. Ne nacque una guerra fra le forze giapponesi fedeli all’imperatore Go-Daigo e il clan degli Ashikaga, che si concluse con la vittoria di quest’ultimo nella battaglia di Minatogawa. Quando il suo ex amico — diventato nemico — morì nel 1339, Ashikaga fece costruire un tempio per commemorarne la memoria, affidandone la gestione all’eminente maestro Zen Musō Soseki (1275-1351).

Si dice che il tempio originalmente dovesse chiamarsi “Ryakuō Shiseizen-ji”, dal nome dell’era del regno della Corte del Nord (1338-1342), ma che a seguito di un sogno avuto dal fratello minore di Takauji — Tadayoshi — in cui egli vide un dragone dorato volare nei pressi del fiume Oi (anche conosciuto come fiume Hozu) situato a sud del tempio, il tempio venne chiamato Tenryū Shiseizen-ji (“Tenryu” significa letteralmente “drago del cielo”).

Per finanziarne la costruzione vennero donati al nuovo tempio dei latifondi, ma i ricavi si rivelarono insufficienti. Per reperire altri fondi, nel 1342 vennero inviate due navi mercantili in Cina, chiamate Tenryūji-bune. I profitti derivanti da questa operazione permisero la completa edificazione del tempio, che venne consacrato nel 1345, settimo anniversario della morte dell’imperatore Daigo. Venne tenuta una cerimonia che funzionò sia come celebrazione del completamento del tempio che come commemorazione di Daigo.

Durante il 1340 il tempio entrò in un rapporto tributario con la corte imperiale della dinastia Ming. Al tempo, la politica imperiale cinese proibì il commercio al di fuori dell’ordine sinocentrico, e sia la corte imperiale giapponese che lo shogunato Ashikaga rifiutarono di sottoporsi a tale potere. Questo accordo con il Tenryū-ji permise il proseguimento del commercio tra i due paesi, in cambio del controllo della Cina sulla successione del capo sacerdote del tempio. Questo accordo diede alla setta Zen, e più specificatamente al Tenryū-ji, un vicino monopolio sugli scambi del Giappone con la Cina. In concomitanza con il tempio omonimo a Okinawa, e altri templi Zen del luogo, i sacerdoti e monaci Tenryū-ji giocarono un importante ruolo nel coordinamento degli scambi tra Cina-Okinawa-Giappone nel corso del XIX secolo.

Il tempio prosperò come il più importante tempio Rinzai a Kyoto, e la sua area crebbe fino a circa 330.000 metri quadrati, estendendosi fino all’odierna stazione Katabira-no-Tsuji della ferrovia Keifuku. Fin dalla sua fondazione Tenryū-ji ha subito numerosi incendi: 1356, 1367, 1373, 1380, 1445, 1468, 1815 e 1864. Tra i primi incendi, quelli del 1445 e il 1468 sono stati particolarmente gravi. Nel 1585 il tempio è stato ricostruito dallo shōgun Toyotomi Hideyoshi (1536 -1598). Fu poi distrutto ancora durante la guerra Ōnin e successivamente ricostruito, e ancora colpito da un altro incendio nel 1815. Il tempio fu infine seriamente danneggiato durante l’incidente Kinmon nel 1864, e molti degli edifici come li conosciamo oggi sono ricostruzioni della seconda metà del periodo Meiji. Il giardino a est dell’abbazia, creato da Musō Soseki, mostra solo tracce del suo design originale.

Testo di Pietro Porcinai e Attilio Mordini

Giardini d'occidente e d'oriente

Secondo il mito la storia del Giappone ebbe inizio quando il ponte che univa il Cielo alla Terra fu distrutto e Gimmu Tennò divenne il primo degli imperatori terreni, dopo che per tanto tempo le divinità stesse del Cielo avevano governato, non senza guerra, il paese. Dovette da allora rimanere agli uomini un’insopprimibile nostalgia di quell’aereo ponte che era via al cielo, di quel cielo diventato isola inaccessibile. Forse l’anima del Giappone si chiuse in se stessa come il Giappone entro il suo mare, per essere poi capace di ritrovare nella vita della natura la presenza del paradiso. E da quella mitica nostalgia nacquero i giardini. Quando nel VI secolo d.C. il Buddhismo Zen, importato dalla Cina, si diffonde, non senza ostacoli, nel clima fortemente poetico dello Shintoismo, abbiamo già in atto gli elementi religiosi e psicologici essenziali alla fioritura dei giardini.

La religione shintoista, considerata la religione originaria e nazionale del Giappone, insegna a guardare alla natura come veicolo o espressione della divinità o, meglio, delle diverse divinità, siano esse quelle dei monti, delle sorgenti o quelle del vento o del fuoco. Lo Zen era, più che una teoria, un metodo di vita, era meditazione ed esercizio insieme, era il vivere la vita del Tutto entro e al di sopra della propria personalità che in Giappone si traduce e si realizza in termini quasi guerreschi di lotta, di eroico controllo, di rinuncia.