Un ryokan tra gli aceri, con un laghetto di carpe koi e tre stanze per gli ospiti. Tra futon, tè pregiati e una splendida vasca in legno di Inoki. Benvenuti in Giappone, provincia di Macerata. Un’isola zen aperta tutto l’anno Sentieri di pietra (per passi di consapevolezza), un tempio buddista, le ceramiche ‘hagi’ per la cerimonia del tè, tatami e futon, un piccolo parco wabi-sabi. Benvenuti nel paese del Sol Levante, provincia di Macerata. Sì, perché il Centro WabiSabi Culture è una realtà che scombina tutte le certezze: il borgo più vicino è San Ginesio, ma potrebbe essere Kyoto. «Un ponte tra l’entroterra marchigiano e l’antico Giappone». Così lo definisce Serenella Giorgetti, ripercorrendo le tappe di un’avventura iniziata una decina di anni fa. Spiega che lei e il marito, l’italoamericano Ricky Swaczy, entrambi ex pubblicitari, hanno deciso all’improvviso di cambiare vita per inseguire due loro grandi passioni: la filosofia nipponica e il buddismo tibetano. «Abbiamo fatto come i giapponesi, che un giorno si svegliano e dicono: ‘Cambiamo’». Perché proprio qui? «Siamo sempre stati dell’idea che essere decentrati dia risultati migliori. Le Marche sono una regione fantastica, hanno saputo conservare tutta la loro bellezza e genuinità. Ci siamo trovati subito bene». «Questo posto l’abbiamo incontrato in maniera assolutamente karmica», prosegue, «e il nostro mezzo ettaro di terra l’abbiamo acquistato d’impulso». Per trasformare i tre casali presenti sulla proprietà ci sono voluti sei anni. Il restauro ha seguito le regole della bio-edilizia: sono stati impiegati malte naturali, sabbie colorate, intonaci a paglia d’orzo e grano, travature di legno, sughero per coibentare e isolare, ciottoli e pietre per delineare i percorsi esterni. Il risultato è un ryokan, tradizionale locanda di campagna giapponese. Sorge tra aceri, peonie, glicini e fiori di campo nel mezzo di un bosco attraversato da vialetti di pietra e ghiaia, con romantico laghetto dove nuotano le carpe koi. Negli interni si può sperimentare uno stile di vita antico. Tutte le stanze sono arredate con tatami tradizionali, ovvero stuoie di paglia intrecciate da maestri artigiani di Kyoto. Su questi, all’occorrenza, vengono srotolati i materassi in cotone detti futon, che una volta utilizzati sono ripiegati e riposti per lasciare la stanza pronta per altre attività. Per la notte, la struttura può ospitare un massimo di sei ospiti. Si può scegliere fra tre diverse soluzioni di alloggio: la ‘Stanza Ciliegi e Petali al Vento’ (un romantico cottage di fronte al laghetto), la ‘Stanza del Vento fra i Pini’ (sopra il tempio di meditazione), oppure la ‘Stanza Bosco Aceri’ (accanto allo spazio benessere con il tradizionale bagno giapponese). Chi viene qui lo fa per immergersi in un’altra realtà e regalarsi una parentesi di calma. Molte le attività che si possono praticare. Ci sono i percorsi benessere con aromaterapia, musicoterapia e bagno caldo rilassante nella vasca in legno di Inoki; le cerimonie del tè; sessioni di meditazione guidata; corsi di calligrafia, ikebana, origami e molto altro. Si può anche decidere di passare di qui solo per una visita guidata e una degustazione di tè verde. Il dress code? Abiti e scarpe comodi. Il kimono lo prestano i padroni di casa.
Lia Ferrari
Il Parco nazionale dei Monti Sibillini si estende per una superficie di circa 71.437 ettari, su un terreno prevalentemente montuoso. Il paesaggio predominante è quello del massiccio calcareo della catena degli Appennini, che in questa zona funge da tramite tra le forme più morbide dell’Appennino settentrionale e le massime altezze abruzzesi, assumendo tratti anche severi e scoscesi. Dall’asse principale della dorsale appenninica degradano un versante orientale e uno occidentale. Il primo è caratterizzato da una grande varietà di paesaggi e ambienti naturali. I fondivalle dei fiumi e dei torrenti si articolano in gole strette e impressionanti (come le suggestive Gole dell’Infernaccio), create dalle attività telluriche e dall’erosione. Più in alto numerosi boschi (soprattutto faggete) si cingono a corona delle valli appenniniche con prevalente andamento nord-sud. Il versante occidentale degrada dolcemente verso l’Umbria con una serie successiva di depressioni ad alta quota, i famosi Piani di Castelluccio.