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Gli alberi del ricordo

Lecci e Cipressi sul colle di San Francesco

Gli alberi del ricordo

Da sempre Fiesole, posta a cavaliere sulle propaggini a settentrione dell’Appennino, fa da magnifico fondale alla città di Firenze. L’insediamento sui colli di San Francesco e di Sant’Apollinare, il colle lunato di matrice etrusca, fu scelto secondo la leggenda, unica lucumonia in Europa, determinata da fausti auspici astrali per dominare sulla pianura insalubre dell’Arno e costituire un fiero baluardo alle incursioni da nord. È evidente che l’esposizione, il panorama, l’orografia hanno giocato un ruolo fondamentale nel rispetto della specificità del sito e determinato una qualità ambientale ed un valore semantico unico in sintonia con il contesto. Un’immagine di paesaggio-giardino con un sistema di segni, percorsi, affacci e visuali che tutt’oggi si perpetuano e consentono di leggere, come un libro aperto davanti a noi, le qualità originarie che hanno costituito una sfida, un impegno ed anche una grande responsabilità. Indubbiamente il valore intrinseco del luogo, dalle straordinarie caratteristiche paesaggistiche, fu il perfetto scenario quando il Sottosegretario di Stato Dario Lupi (San Giovanni Valdarno 1876 – Roma 1932), interventista e nazionalista, il 26 novembre 1922, in occasione della Festa degli alberi al Teatro Romano, illustrò la proposta per l’istituzione di Parchi o Viali della Rimembranza, in tutti i Comuni d’Italia, in memoria della guerra del 1915-18. Quella Grande Guerra, un’immane sciagura allora finita da poco in cui caddero in operazioni belliche, per malattia o furono dispersi oltre settecentocinquantamila italiani, che ha segnato il díscrimíne tra il tempo arcaico passato ed una nuova era che si predisponeva densa di fermenti ed attese. 

Nel settembre 1919 il pittore Ardengo Soffici scrive all’amico Carlo Carrà: “Sento che tutto è da ricominciare. Non ammetto altro che la semplicità davanti alla natura che voglio studiare profondamente…”. Vi è quindi, nell’immediato dopoguerra, tra gli intellettuali uno slancio vitale che spinge in avanti verso la necessità del ritorno alla classicità e alla realtà della natura, una volontà di guardare alle origini e al mondo vegetale dove ogni elemento è materia che si espande con intensità in diverse direzioni. L’esistenza dell’interesse per la natura può spiegare il radicamento alla terra, il trasporto verso la volontà di piantare nuovi alberi, in un programma non fine a sè stesso ma intimamente legato al rinnovamento e alla crescita: ogni nuovo albero piantato, che aveva il suo riferimento in un soldato perito nel conflitto, avrebbe vivificato la qualità ambientale ed estetica del luogo. Pochi giorni dopo, il 27 dicembre del 1922, Lupi firma le norme per “Parchi e Viali della Rimembranza”, nelle quali si enfatizza il significato simbolico e il concetto del ricordo perenne affidato agli alberi, promulgate dal Ministero della Pubblica Istruzione, che verranno diffuse accomapagnate da una Lettera circolare ai Regi Provveditori agli Studi d’Italia affinchè “le scolaresche si facciano iniziatrici di un’idea nobilissima e pietosa di creare in ogni città, in ogni paese, in ogni borgata, la Strada o il Parco della Rimembranza.

Per ogni caduto, dovrà essere piantato un albero […] si fa invito a costituire i Comitati esecutivi nei quali sarà opportuno sia incluso un rappresentante della locale Amministrazione appare un dettagliato manuale per giardinieri con vere e proprie istruzioni per la cura e la manutenzione degli elementi arborei, con indicazioni anche per le potature per le quali ci si doveva rivolgere alla Cattedra ambulante d’Agricoltura o all’Ufficio forestale. Venivano date anche corrette indicazioni sulle specie delle piante da allevarsi nelle varie zone: “per l’Italia Settentrionale: Pini — Abeti — Cipressi — Querce — Faggi — Ippocastani, etc; per l’Italia Media: Pini parasole — Cipressi — Querce —Platani — Tigli — Acai a julibrissin — Eucaliptus — Paulownia — Cercis siliquastrum —Melia azedarack — Celtis australis — Aceri — Maggiociondolo; per l’Italia Meridionale: Cipressi — Elci — Platani— Melangoli Diospiros, etc.” Ogni nuovo albero piantato, affidato agli alunni delle scuole comunali, volere essere “una testimonianza della riconoscenza ai nostri morti santi, con adeguato spirito di sacrificio spontaneo e intelligente”. Il significato pedagogico di questa proposta s’innesta nel programma educativo del Ministro Giovanni Gentile nell’ambito della “Riforma per it ciclo unico delle scuole elementari per la formazione ed il rinnovamento della cultura italiana”, allora in preparazione. 

Per il filosofo lo Stato, da lui considerato “supremo moderatore ed organizzatore della vita nazionale”, doveva esplicitarsi nella realizzazione di un modello innovativo di scuola elementare per la con aprensione della realtà e in particolare per la formazione della classe dirigente. Inoltre, come aura modo di sottolineare in varie occasioni, si perseguiva “l’educazione austeramente patriottica” e “una scuola elementare aderente al sentimento, all’esperienza, alle tenderize, ai costumi, all’anima del popolo: religiosa insieme e poetica, legata alle forme venerande delle credenze tradizionali, ma aperta e pronta alle suggestioni della poesia e dell’arte….Tra le materie dei programmi delle classi del grado preparatorio erano infatti presenti oltre a disegno, giochi ginnici, pratiche manuali da sviluppare ed approfondire come it giardinaggio, l’allevamento di piccoli animali domestici, mentre nei gradi superiori erano puntualmente inseriti agraria ed esercitazioni agricole. In breve tempo il programma impostato da Lupi si sviluppa in ogni regione d’Italia e viene ad assumere il significato profondo di un movimento di commemorazione di massa. Tramite i Provveditorati, tutte le scuole e tutti i giovani studenti sono attivati nella costituzione dei Comitati esecutivi preposti alla realizzazione e poi alla custodia ideali dei Viali o dei Parchi della Rimembranza.

Ines Romitti  

( I combattenti e le guerre del Novecento | Documenti, luoghi e monumenti nella memoria pubblica fiesolana.  )

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