AT THE AGRICULTURAL INSTITUTE OF FLORENCEL’agricoltura sinergica, sviluppata da Emilia Hazelip, è un metodo di coltivazione nato dall’adattamento dei principi dell’Agricoltura Naturale al clima mediterraneo.
I fondamenti dell’agricoltura sinergica si ispirano, oltre che all’Agricoltura Naturale formulata dal microbiologo e filosofo giapponese Masanobu Fukuoka (in collaborazione con Mark Bonfils), anche alla permacultura di Bill Mollison e David Holmgren, e alle idee dell’agronomo statunitense Edward Hubert Faulkner espresse nel libro Plowman’s Folly (1943).
Nei suoi scritti, Hazelip sottolinea di aver integrato anche gli studi della pioniera dell’agricoltura ecologica Ruth Stout, promotrice della coltivazione senza lavorazione del suolo, l’articolo The Living Soil sul ciclo ossigeno-etilene del biologo australiano Alan Smith, Protecting Your Soil Microorganisms dello scienziato americano William R. Jackson, e le ricerche della biologa del suolo Elaine Ingham, ideatrice del concetto di Soil Food Web (rete trofica del suolo). Hazelip riconosce inoltre precedenti storici nei metodi agricoli delle popolazioni indoeuropee protoistoriche descritti da Marija Gimbutas nel saggio The Civilization of the Goddess.
I quattro principi fondamentali dell’agricoltura sinergica sono:
assenza di lavorazione del suolo,
nessun apporto di fertilizzanti,
assenza di trattamenti di sintesi chimica,
evitare la compattazione del suolo.
L’approccio iniziale al terreno prevede la suddivisione dello spazio in aree destinate alla coltivazione, chiaramente separate dai camminamenti. Le porzioni coltivate, chiamate comunemente “aiuole” o “baulature”, vengono modellate in modo da consentire un facile accesso anche alla loro parte centrale. Tali aiuole possono essere realizzate a livello del suolo, rialzate (convesse) o abbassate (concave), a seconda del tipo di suolo e del clima:
Nei terreni pesanti (argillosi o limosi) si consigliano aiuole a livello, per evitare l’eccessiva compattazione;
In climi aridi, sono preferibili aiuole concave, capaci di trattenere meglio l’umidità;
In zone molto piovose, invece, si opta per aiuole rialzate, per favorire il drenaggio ed evitare ristagni idrici sotto le colture.
Una volta preparate, le aiuole vengono pacciamate con materiali biodegradabili, tra cui si può scegliere a seconda della disponibilità e delle esigenze. Dopo la pacciamatura, si procede alla semina e alla piantumazione, rispettando la stagionalità.
Uno studio sperimentale della durata di quattro anni ha messo a confronto terreni coltivati con tecniche biologiche e terreni gestiti secondo i principi dell’agricoltura sinergica, evidenziando in questi ultimi un incremento significativo della sostanza organica, con conseguente miglioramento della resistenza ai fenomeni erosivi e maggiore stabilità strutturale del suolo.THE SYNERGIC VEGETABLE GARDEN
BUILDING A SUSTAINABLE FUTUREIl rapporto tra democrazia e ambiente naturale può essere approfondito attraverso il concetto di “democrazia ambientale” o “democrazia ecologica”.
Questo concetto sottolinea l’importanza di coinvolgere attivamente i cittadini nei processi decisionali che riguardano le questioni ambientali e la gestione sostenibile delle risorse naturali. Di seguito, alcuni elementi chiave che contribuiscono a definire una visione integrata di democrazia e ambiente:
Partecipazione pubblica:
Una democrazia ambientale dovrebbe promuovere la partecipazione attiva dei cittadini nelle scelte che riguardano l’ambiente, includendo le fasi di pianificazione, attuazione e monitoraggio delle politiche ambientali.
Accesso all’informazione:
Per una partecipazione consapevole è fondamentale garantire un accesso trasparente e completo alle informazioni ambientali, come i dati sulla qualità dell’aria e dell’acqua, sulle pratiche di gestione delle risorse e molto altro.
Educazione ambientale:
Una democrazia sostenibile si fonda su cittadini informati. L’educazione ambientale aiuta a comprendere le sfide ecologiche, le loro cause e le possibili soluzioni, stimolando un coinvolgimento attivo nel dibattito pubblico.
Responsabilità istituzionale:
Le istituzioni e i rappresentanti politici devono rendere conto delle decisioni prese in ambito ambientale. Questo richiede meccanismi di responsabilità chiari, sia in termini elettorali che di trasparenza amministrativa.
Principio di precauzione:
La democrazia ambientale può adottare il principio di precauzione, secondo cui, in assenza di certezze scientifiche, è comunque necessario adottare misure protettive per prevenire danni gravi all’ambiente.
Equità e giustizia ambientale:
Un’autentica democrazia ecologica deve considerare l’equità e la giustizia ambientale, evitando che le decisioni producano disuguaglianze socio-economiche o colpiscano in modo sproporzionato le fasce più vulnerabili della popolazione.
Sviluppo sostenibile:
La democrazia ambientale promuove uno sviluppo sostenibile, in grado di bilanciare esigenze ambientali, economiche e sociali, garantendo benessere a lungo termine senza compromettere l’equilibrio della natura.
Collaborazione internazionale:
Molti problemi ambientali hanno una dimensione globale, perciò la cooperazione internazionale è indispensabile. Una democrazia ecologica dovrebbe favorire il dialogo e la collaborazione tra paesi per affrontare insieme le sfide ambientali comuni.
Questi elementi concorrono a delineare un modello di democrazia ambientale capace di integrare la partecipazione dei cittadini, la responsabilità delle istituzioni e l’attenzione alla sostenibilità, promuovendo una gestione consapevole e condivisa delle risorse naturali.Democrazia Ambientale