VILLE & GIARDINI MEDICEI IN TOSCANA

VILLA MEDICI ( VILLA BELCANTO ) A FIESOLE

E’ uno dei primi esempi di ville rinascimentali ed una delle più note ville medicee. Fu progettata nel 1458 da Michelozzo per Giovanni de’ Medici, figlio di Cosimo il Vecchio. Secondo Vasari, proprio a Michelozzo si devono, oltre all’edificio, anche i tre terrazzamenti del giardino sorretti da poderosi muri a retta. Nel 1469 ne divenne proprietario Lorenzo il Magnifico che vi trascorse piacevoli periodi in compagnia di poeti e letterati appartenenti all’Accademia Neoplatonica quali Filarete, Marsilio Ficino, Pico della Mirandola e Agnolo Poliziano. Inventari dell’epoca ricordano nel giardino la presenza di cipressi, alberi da frutto, siepi, rose e soprattutto, lungo le pareti esposte a sud, di aranci melangoli fatti arrivare dal Regno di Napoli. Alla morte di Lorenzo il Magnifico, la villa passò alla famiglia Del Sera, poi ai Durazzini e ad Albergotto Albergotti che la vendette nel 1772 a Lady Orford, che ribaltò l’organizzazione dell’edificio, di modo che la parte posteriore, divenne l’ingresso principale. Per questo fu abbellita la parte del giardino ora davanti all’edificio con la limonaia disegnata da Gaspero Maria Paoletti e la decorazione a mosaico del muro esistente. La proprietà poi passò a William Blundell Spence, ai Mac Calman e a Lady Sybil Cutting Lubbock, per la quale Goeffrey Scott, divenuto in seguito suo marito, e Cedi Pinsent, realizzarono un restauro in stile quattrocentesco del giardino.

Ines Romitti

FIESOLE

Fiesole è un immenso giardino con vista su Firenze e sulle colline d’intorno, un panorama che si disegna in un susseguirsi di linee ondulate protette dalla cornice dell’Appennino. Come tutti i giardini merita cura e attenzioni continue e minute e, in effetti, gli strumenti urbanistici degli ultimi quarant’anni, nei loro principi informativi e prescrittivi, hanno assunto la protezione di questa specifica particolarità del territorio, che si esplicita e si materializza in ogni frammento di paesaggio. Ogni elemento in un simile contesto diventa prezioso per la sua forma, le sue proporzioni, i suoi colori, la sua storia: pietre, vegetazione e manufatti diventano parti fondative di un tutto, di un in-sieme unitario e armonioso in cui gli interventi, anche minimi, se non sincronici, possono produrre gravi alterazioni nel paesaggio del Colle Lunato (esiste un nome più evocativo per un luogo?).

In simili contesti, soprattutto in relazione alle pressioni edilizie che inevitabil-mente vi sì scatenano, non è facile mantenere un equilibrio fra la conservazione dei luoghi e lo sviluppo delle attività. Per questo e per meglio comprendere la “misura” di Pietro Portinai è opportuna una breve puntualizzazione sugli strumenti urbanistici fiesolani. È verso la metà degli anni Settanta, che Fiesole si dota di un piano regolatore che ha come obiettivo prevalente la tutela del suo territorio, ma è nel 1983 che viene adottata la variante per le zone agricole, redatta da Gianfranco Di Pietro e Calogero Narese, e che l’amministrazione comunale assume la consapevolezza della unicità e della delicatezza del suo paesaggio.

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