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BUILDING A SUSTAINABLE FUTURE Le soluzioni basate sulla natura, conosciute anche come *Nature-Based Solutions* (NBS), sono approcci che sfruttano i processi naturali e gli ecosistemi per affrontare sfide ambientali, sociali ed economiche. Ecco alcune tipologie di soluzioni basate sulla natura:

Rimboschimento e riforestazione
La piantumazione di alberi nelle aree degradate o deforestate può migliorare la biodiversità, sequestrare il carbonio, prevenire l'erosione del suolo e ripristinare gli habitat naturali.
Benefici: Riduzione delle emissioni di CO2, miglioramento della qualità dell'aria, protezione della biodiversità.

Infrastrutture verdi urbane
La creazione di parchi, tetti verdi, giardini verticali e altre infrastrutture verdi nelle città può ridurre l'effetto isola di calore, migliorare la qualità dell'aria e fornire spazi ricreativi.
Benefici: Raffrescamento urbano, miglioramento della salute pubblica, aumento della resilienza climatica.

Restauro delle zone umide
Il ripristino delle zone umide e delle torbiere può migliorare la qualità dell'acqua, prevenire le inondazioni e fornire habitat per la fauna selvatica.
Benefici: Gestione sostenibile delle risorse idriche, riduzione del rischio di inondazioni, conservazione della biodiversità.

Agricoltura rigenerativa
Tecniche agricole che ripristinano la salute del suolo, migliorano la biodiversità e aumentano la capacità del suolo di immagazzinare carbonio, come la rotazione delle colture, il compostaggio e l'agroforestazione.
Benefici: Aumento della fertilità del suolo, maggiore sicurezza alimentare, riduzione delle emissioni di gas serra.

Barriere costiere naturali
Utilizzo di mangrovie, dune di sabbia e barriere coralline per proteggere le coste dall'erosione e dalle mareggiate, riducendo al contempo i rischi di inondazione.
Benefici: Protezione costiera, aumento della biodiversità marina, mitigazione degli impatti climatici.

Giardini pluviali e sistemi di drenaggio sostenibile
Integrazione di giardini pluviali e sistemi di drenaggio che imitano i processi naturali per gestire le acque piovane nelle aree urbane, riducendo il rischio di allagamenti.
Benefici: Riduzione dell'inquinamento delle acque, prevenzione degli allagamenti urbani, miglioramento della qualità dell'acqua.

Conservazione e ripristino delle praterie
La protezione e il ripristino delle praterie naturali possono aiutare a sequestrare carbonio, prevenire l'erosione e fornire habitat per numerose specie.
Benefici: Sequestro del carbonio, conservazione della biodiversità, prevenzione della desertificazione.

Gestione sostenibile delle foreste
Pratiche di gestione forestale che mantengono l'integrità degli ecosistemi forestali, come la selezione di taglio e il controllo delle specie invasive.
Benefici: Conservazione della biodiversità, riduzione delle emissioni di carbonio, uso sostenibile delle risorse.

Queste soluzioni rappresentano un modo efficace per affrontare i cambiamenti climatici, preservare la biodiversità e promuovere lo sviluppo sostenibile. Implementare NBS può anche migliorare la qualità della vita delle persone, offrendo allo stesso tempo benefici economici e ambientali a lungo termine.

Nature-Based Solutions* (NBS)

Il legame vitale tra paesaggio e benessere ambientale Il legame tra paesaggio e sostenibilità ambientale deve essere profondo e coinvolgere tutti. Il concetto di paesaggio va ben oltre l’aspetto visivo di un luogo: comprende anche gli elementi naturali e umani che lo compongono. La sostenibilità ambientale, invece, riguarda la capacità di un sistema di mantenere un equilibrio tra le risorse naturali, l’ambiente e i bisogni dell’umanità nel lungo periodo.

Paesaggio e sostenibilità ambientale sono strettamente connessi:

Tutela della biodiversità: Un paesaggio sostenibile promuove e preserva la biodiversità. La salvaguardia degli habitat naturali all'interno del paesaggio contribuisce alla sostenibilità ecologica, mantenendo la diversità delle specie e l’equilibrio degli ecosistemi.
Gestione delle risorse: Il modo in cui viene progettato e curato un paesaggio incide sulla gestione delle risorse naturali come l’acqua, il suolo, l’aria e le foreste. Un approccio sostenibile prevede l’utilizzo responsabile di queste risorse, ad esempio attraverso pratiche agricole ecocompatibili, la gestione forestale o una pianificazione urbana attenta e consapevole.
Città sostenibili: Le città fanno parte integrante del paesaggio e possono essere progettate in modo da ridurre l’impatto ambientale. Ciò include la promozione dei trasporti pubblici, l’efficienza energetica, una corretta gestione dei rifiuti e la creazione di spazi verdi urbani che migliorano la qualità della vita e attenuano gli effetti delle attività umane sull’ambiente.
Cambiamenti climatici: Il paesaggio può essere progettato e gestito tenendo conto delle sfide poste dai cambiamenti climatici. Ad esempio, la pianificazione delle aree costiere può considerare l’innalzamento del livello del mare, mentre la scelta delle specie vegetali nei parchi urbani può orientarsi verso varietà più resistenti alle variazioni climatiche.
Partecipazione delle comunità: La sostenibilità ambientale richiede il coinvolgimento attivo delle comunità locali nella gestione e nella cura del paesaggio. La partecipazione dei cittadini nei processi decisionali può condurre a scelte più sostenibili e contribuire al mantenimento di un equilibrio tra le esigenze umane e quelle dell’ambiente.
In sintesi, un paesaggio sostenibile si fonda su una gestione olistica e consapevole delle risorse naturali, promuove la biodiversità, riduce l’impatto delle attività umane sull’ambiente e crea luoghi capaci di favorire il benessere delle comunità nel lungo termine.
Building a Sustainable Future

MONTEBELLO MONASTERY IN ISOLA DEL PIANO Nel 1996, Gino Girolomoni fondò Mediterraneo, una rivista dedicata all’agricoltura biologica e biodinamica, all’ambiente, alla biodiversità, alle energie alternative, ma anche alla filosofia, alla teologia, alla poesia e alla cultura. Tra i collaboratori figuravano personalità come Guido Ceronetti, Gianni Tamino, Emmanuel Anati, Giorgio Fornoni e Piero Stefani.

Profondo conoscitore della Bibbia e credente devoto, amico di Sergio Quinzio, Girolomoni dedicò la sua vita all’agricoltura biologica, opponendosi fermamente a qualsiasi forma di brevettabilità del vivente, che considerava una delle illusioni di onnipotenza proprie dell’umanità.

Nel 2003 e 2004 tenne una rubrica fissa sul quotidiano Avvenire, intitolata Hortus, nella quale proponeva riflessioni su temi ecologici.

Scomparve nel 2012, all’età di 65 anni, stroncato da un infarto mentre si trovava nella sede della cooperativa "Alce Nero". Oggi, in omaggio al suo fondatore, la cooperativa porta il nome di Gino Girolomoni Cooperativa Agricola, e anche i suoi prodotti sono commercializzati con il marchio che ne celebra la memoria.
GINO GIROLOMONI

BUILDING A SUSTAINABLE FUTURE Il rapporto tra democrazia e ambiente naturale può essere approfondito attraverso il concetto di “democrazia ambientale” o “democrazia ecologica”.
Questo concetto sottolinea l’importanza di coinvolgere attivamente i cittadini nei processi decisionali che riguardano le questioni ambientali e la gestione sostenibile delle risorse naturali. Di seguito, alcuni elementi chiave che contribuiscono a definire una visione integrata di democrazia e ambiente:

Partecipazione pubblica:
Una democrazia ambientale dovrebbe promuovere la partecipazione attiva dei cittadini nelle scelte che riguardano l’ambiente, includendo le fasi di pianificazione, attuazione e monitoraggio delle politiche ambientali.

Accesso all’informazione:
Per una partecipazione consapevole è fondamentale garantire un accesso trasparente e completo alle informazioni ambientali, come i dati sulla qualità dell’aria e dell’acqua, sulle pratiche di gestione delle risorse e molto altro.

Educazione ambientale:
Una democrazia sostenibile si fonda su cittadini informati. L’educazione ambientale aiuta a comprendere le sfide ecologiche, le loro cause e le possibili soluzioni, stimolando un coinvolgimento attivo nel dibattito pubblico.

Responsabilità istituzionale:
Le istituzioni e i rappresentanti politici devono rendere conto delle decisioni prese in ambito ambientale. Questo richiede meccanismi di responsabilità chiari, sia in termini elettorali che di trasparenza amministrativa.

Principio di precauzione:
La democrazia ambientale può adottare il principio di precauzione, secondo cui, in assenza di certezze scientifiche, è comunque necessario adottare misure protettive per prevenire danni gravi all’ambiente.

Equità e giustizia ambientale:
Un’autentica democrazia ecologica deve considerare l’equità e la giustizia ambientale, evitando che le decisioni producano disuguaglianze socio-economiche o colpiscano in modo sproporzionato le fasce più vulnerabili della popolazione.

Sviluppo sostenibile:
La democrazia ambientale promuove uno sviluppo sostenibile, in grado di bilanciare esigenze ambientali, economiche e sociali, garantendo benessere a lungo termine senza compromettere l’equilibrio della natura.

Collaborazione internazionale:
Molti problemi ambientali hanno una dimensione globale, perciò la cooperazione internazionale è indispensabile. Una democrazia ecologica dovrebbe favorire il dialogo e la collaborazione tra paesi per affrontare insieme le sfide ambientali comuni.

Questi elementi concorrono a delineare un modello di democrazia ambientale capace di integrare la partecipazione dei cittadini, la responsabilità delle istituzioni e l’attenzione alla sostenibilità, promuovendo una gestione consapevole e condivisa delle risorse naturali.
Democrazia Ambientale

BUILDING A SUSTAINABLE FUTURE “Le persone non camminano più a piedi nudi sulla terra. Le loro mani si sono allontanate dall’erba e dai fiori; non alzano più lo sguardo verso il cielo. Le orecchie non sentono più il canto degli uccelli, e l’olfatto, intorpidito dai fumi di scarico, ha smarrito la sensibilità. Le lingue e i palati hanno dimenticato i sapori semplici della natura. I cinque sensi si sono separati dall’ordine naturale. L’umanità ha fatto due o tre passi indietro rispetto alla propria essenza più autentica...

La vera gioia e la vera felicità dell’essere umano erano una forma di estasi naturale. Essa esiste solo nella natura, e oggi sta svanendo dalla Terra. Non può esistere un ambiente al di fuori della natura, e l’agricoltura deve rappresentare il fondamento stesso della vita. Il ritorno alla campagna, alla coltivazione della terra, alla creazione di villaggi abitati da persone autentiche, è la via per dare forma a città ideali e a nazioni ideali.”
Masanobu Fukuoka

AT THE AGRICULTURAL INSTITUTE OF FLORENCE L’agricoltura sinergica, sviluppata da Emilia Hazelip, è un metodo di coltivazione nato dall’adattamento dei principi dell’Agricoltura Naturale al clima mediterraneo.
I fondamenti dell’agricoltura sinergica si ispirano, oltre che all’Agricoltura Naturale formulata dal microbiologo e filosofo giapponese Masanobu Fukuoka (in collaborazione con Mark Bonfils), anche alla permacultura di Bill Mollison e David Holmgren, e alle idee dell’agronomo statunitense Edward Hubert Faulkner espresse nel libro Plowman’s Folly (1943).

Nei suoi scritti, Hazelip sottolinea di aver integrato anche gli studi della pioniera dell’agricoltura ecologica Ruth Stout, promotrice della coltivazione senza lavorazione del suolo, l’articolo The Living Soil sul ciclo ossigeno-etilene del biologo australiano Alan Smith, Protecting Your Soil Microorganisms dello scienziato americano William R. Jackson, e le ricerche della biologa del suolo Elaine Ingham, ideatrice del concetto di Soil Food Web (rete trofica del suolo). Hazelip riconosce inoltre precedenti storici nei metodi agricoli delle popolazioni indoeuropee protoistoriche descritti da Marija Gimbutas nel saggio The Civilization of the Goddess.

I quattro principi fondamentali dell’agricoltura sinergica sono:

assenza di lavorazione del suolo,
nessun apporto di fertilizzanti,
assenza di trattamenti di sintesi chimica,
evitare la compattazione del suolo.
L’approccio iniziale al terreno prevede la suddivisione dello spazio in aree destinate alla coltivazione, chiaramente separate dai camminamenti. Le porzioni coltivate, chiamate comunemente “aiuole” o “baulature”, vengono modellate in modo da consentire un facile accesso anche alla loro parte centrale. Tali aiuole possono essere realizzate a livello del suolo, rialzate (convesse) o abbassate (concave), a seconda del tipo di suolo e del clima:

Nei terreni pesanti (argillosi o limosi) si consigliano aiuole a livello, per evitare l’eccessiva compattazione;
In climi aridi, sono preferibili aiuole concave, capaci di trattenere meglio l’umidità;
In zone molto piovose, invece, si opta per aiuole rialzate, per favorire il drenaggio ed evitare ristagni idrici sotto le colture.
Una volta preparate, le aiuole vengono pacciamate con materiali biodegradabili, tra cui si può scegliere a seconda della disponibilità e delle esigenze. Dopo la pacciamatura, si procede alla semina e alla piantumazione, rispettando la stagionalità.

Uno studio sperimentale della durata di quattro anni ha messo a confronto terreni coltivati con tecniche biologiche e terreni gestiti secondo i principi dell’agricoltura sinergica, evidenziando in questi ultimi un incremento significativo della sostanza organica, con conseguente miglioramento della resistenza ai fenomeni erosivi e maggiore stabilità strutturale del suolo.
THE SYNERGIC VEGETABLE GARDEN

With the patronage and collaboration of: