This site was optimized for desktop or tablet viewing. Mobile devices will have some viewing difficulties, but will retain functionality.

CASTELLO MEDICEO DI CAFAGGIOLO READ MORE VILLA IL VENTAGLIO FIRENZE READ MORE VILLA TORRIGIANI A CAMIGLIANO READ MORE VILLA MEDICI LA PETRAIA READ MORE GIARDINO TORRIGIANI DI FIRENZE READ MORE VILLA CORSINI A MEZZOMONTE READ MORE GIARDINO GARZONI READ MORE CERTOSA DI PONTIGNANO READ MORE ABBAZIA DI SAN LORENZO A COLTIBUONO READ MORE VILLA OLIVA READ MORE VILLA LA MAGIA READ MORE VILLA LA FOCE READ MORE VILLA POGGIO TORSELLI READ MORE VILLA REALE DI MARLIA READ MORE VILLA MANSI READ MORE CASTELLO DI CELSA READ MORE ABBAZIA DI PASSIGNANO READ MORE TANUTA BOSSI READ MORE {{title}} READ MORE VILLA SALVIATI READ MORE VILLA ANELLI READ MORE VILLA E PARCO REVEDIN BOLASCO READ MORE VILLA MEDICEA DI CASTELLO READ MORE GIARDINO DI VILLA BARDINI READ MORE VILLA DES VERGERS READ MORE VILLA DI BIVIGLIANO READ MORE TORRE DEL GALLO READ MORE GIARDINO DELLA GHERARDESCA READ MORE PARCO MEDICEO DI PRATOLINO READ MORE VILLA IL GAROFALO READ MORE VILLA GAMBERAIA READ MORE VILLA I TATTI READ MORE VILLA SCHIFANOIA READ MORE VILLA MEDICI FIESOLE READ MORE GIARDINO DI BOBOLI READ MORE VILLA I COLLAZZI READ MORE © ALESSIO GUARINO

PAESAGGIO & STORIA “La storia dei giardini è molto lontana dall’essere stata completamente scritta. Rimangono ancora secoli oscuri e, come succede ad esempio per l’architettura, che è un’arte così vicina all’arte dei giardini, non si arriva sempre a riconoscervi con certezza filiazioni e influenze”
Pierre Grimal, 1974

The history of Italian garden art has so far been addressed following two distinct expository lines: the first inclined to exalt this art in its maximum Renaissance and Baroque splendor, thus privileging the history of the “Italian” garden rather than that of the Italian garden; the second conceived as an enchanting review of excellent gardens, each emerging with well-defined historical and artistic characteristics. In both cases, the garden ended up being separated from the evolution of ideas that had influenced its birth and renewed its appearance over time, suggesting that it was more the product of isolated artistic inspiration than the result of a thoughtful reflection matured by man in relation to nature.

INES ROMITTI Il paesaggio è qualcosa di complesso, esso nasce prima di tutto nella mente del soggetto, si forma attraverso la visione di quell’insieme di oggetti e di vedute che si alternano sul territorio. Paesaggio è l’alternarsi di beni culturali (chiese, monasteri, castelli, centri storici ecc…) con bellezze naturali (vedute di montagne, mare, foreste, fiumi ecc…). Paesaggio è anche l’insieme di tutte le tradizioni di un popolo o di una città (feste popolari, modo di vivere ecc…). Quando ci si riferisce al paesaggio in generale bisogna fare riferimento a tutti questi elementi importanti e caratterizzanti.

Il paesaggio è come un grande quadro e per vederlo e capirlo bisogna far uso dei cinque sensi del corpo umano: la “vista”, “l’olfatto”, “ l’udito”, “il gusto” e “il tatto” .

La vista è senza dubbio il senso principale per capire il paesaggio. Vedere è conoscenza. Vedere significa penetrare nell’oggetto, in questo caso nel paesaggio, e relazionarlo con noi stessi. La vista non può fare a meno della luce capace di disegnare atmosfere particolare. Nel paesaggio la luce da vita a colori e forme che acquistano un diverso significato, dal misterioso, al sognante, al paradisiaco: il grigiore di un temporale in arrivo che fa da sfondo a un borgo medievale o a un castello diroccato ancora rischiarati dagli ultimi raggi del sole, un tramonto goduto dall’alta montagna, una splendida veduta sul mare in una bellissima giornata di sole. L’olfatto o odorato ci fa sentire i profumi del paesaggio, profumi che vengono dai campi, dalla terra, dagli alberi da frutta, dalle siepi.

L’udito ci avvicina ai canti popolari ma anche al canto degli uccelli, alle acque in caduta di una cascata o di un ruscello, al rumore delle onde del mare, al suono del vento;

Il tatto ci fa sentire la maestosità di un tronco di quercia o di ulivo ma anche la pietra di un’antica costruzione immersa nel verde;

Il gusto ci fa assaporare i frutti che nascono nel paesaggio e quei prodotti tipici che hanno evidenziato per secoli le usanze e i costumi di un popolo.

L’olfatto ci fa sentire i tanti odori degli alberi e tantissimi profumi dell’erba dei campi, delle erbe aromatiche, dei frutti e dei fiori.

L’immagine del paesaggio italiano intesa come “quadro naturale” fu una intuizione bellissima di Benedetto Croce, che si fece promotore della prima importane legge “per la tutela delle bellezze naturali e degli immobili di particolare interesse storico”, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale il 21 giugno 1922. Secondo Croce, era l’osservatore colui che riconosceva un valore qualitativo nel “godimento” del paesaggio, valore che doveva essere tutelato e conservato nel tempo.

Ecco cosa scrive Croce:

“Certo il sentimento, tutto moderno, che si impadronisce di noi allo spettacolo di acque precipitanti nell’abisso, di cime nevose, di foreste secolari, di riviere sonanti, di orizzonti infiniti deriva della stessa sorgente, da cui fluisce la gioia che ci pervade alla contemplazione di un quadro dagli armonici colori, all’audizione di una melodia ispirata, alla lettura di un libro fiorito d’immagini e di pensieri. E se dalla civiltà moderna si sentì il bisogno di difendere, per il bene di tutti, il quadro, la musica, il libro, non si comprende, perché sia si tardato tanto a impedire che siano distrutte o, manomesse le bellezze della natura, che danno all’uomo entusiasmi spirituali così puri e sono in realtà ispiratrici di opere eccelse. Non è da ora, del resto, che si rilevò essere le concezioni dell’uomo il prodotto, oltre che delle condizioni sociali del momento storico, in cui egli è nato, del mondo stesso che lo circonda, della natura lieta o triste in cui vive, del clima, del cielo, dell’atmosfera in cui si muove e respira.”

Per Croce il paesaggio era l’identità spirituale di una comunità, e distruggerlo o degradarlo significava disruggere lo stesso spirito di quella comunità, portando i membri stessi a perdere totalmente il rapporto con i propri luoghi, sradicandone le radici storiche e culturali.

Il paesaggio culturale italiano come luogo di ispirazione e di arte

Quando si parla di paesaggio culturale italiano si deve guardare a un brand Made in Italy di altissimo livello che custodisce siti UNESCO e luoghi di inestimabile valore storico-culturale unici al mondo. Il paesaggio culturale italiano è sempre stato luogo di ispirazione, ha generato emozioni nei viaggiatori e negli artisti, è stato studiato e contemplato da botanici e da naturalisti. E’ un tesoro in grado di produrre reddito e creare posti di lavoro. Il paesaggio culturale italiano è un insieme di meraviglie che vanno dalle opere d’arte, alle chiese, ai castelli, alle rovine di età classica, fino alle vedute mediterranee e nelle tradizioni… tutto questo crea una incredibile sentimento di ammirazione e di fascino. L’emozione è la grande protagonista del nostro paesaggio italiano.
Il paesaggio e i suoi molteplici significati
STORIA DEI GIARDINI

I KEPOS GRECI

Quando i greci videro i parchi orientali ne rimasero colpiti ed affascinati, poiché la loro cultura, sebbene avanzatissima in tutte le arti, non aveva mai prodotto nulla di eguale. Una delle ragioni per le quali si sostiene che l’Antica Grecia non abbia prodotto sfarzosi giardini è riconducibile alla vita democratica delle polis, che avrebbe mal visto lo sviluppo di giardini privati come dichiarazione di ricchezza e benessere. Peraltro la cultura cretese-micenea fu amante dei fiori, difatti dai reperti possiamo dedurre una centralità del motivo floreale decorativo, come già era stato per quella egizia. Per i greci occuparsi del giardino era un’attività prevalentemente femminile o alla quale ci si poteva dedicare durante le pause tra una guerra e l’altra. Le influenze persiane si propagarono all’antica Grecia: attorno al 350 a.C. c’erano giardini presso l’Accademia di Atene e Teofrasto, considerato il padre della botanica, si suppone avesse ereditato il giardino di Aristotele.

READI MORE

Residences and Gardens of Lucchesia The historic residences of Lucchesia bear witness to the illustrious past of the region, with many dating back to the Renaissance and Baroque periods. These aristocratic abodes not only serve as custodians of local history but also as repositories of art, precious furnishings, and sumptuous architecture, transporting visitors back in time.

Equally extraordinary are the gardens of Lucchesia, characterized by geometric layouts, elegant fountains, and a rich variety of plants and flowers. Many of these green spaces are masterfully designed, creating unique atmospheres and offering picturesque views of the surrounding hills. From the Garzoni Garden in Collodi, known for its fairy-tale atmosphere, to the gardens of Villa Reale di Marlia, with their classical inspirations, each green space is a living work of art.

Exploring the heritage of the residences and gardens of Lucchesia means immersing oneself in a world of elegance, beauty, and historical charm. Every corner tells the story of noble families, creative landscape geniuses, and cultural influences that have shaped the region over the centuries. A journey through these treasures not only provides an overview of the past but also an unforgettable experience of timeless beauty.

The proximity to the Historic City Center was a preferential element for the settlement of villas and second residences by numerous noble families of Lucca in past centuries. According to an initial census, there are 74 historic-monumental villas in the territory of the Circoscrizione, often accompanied by extensive and highly valuable gardens that significantly characterize the hilly landscape. This territory, together with the hilly area overlooking the entire plain of Lucca, saw the proliferation of country villas from the 16th century onwards, connecting to the city palace for many noble families of that time. Among cultural and environmental assets, these villas play a particularly significant role due to their high historical, architectural, and artistic value, which must be appropriately safeguarded and enhanced in an overall integrated territorial system. The "Monumental Villas of Lucca" were the rich and elegant country residences of Lucca merchants. Dating from the 15th to the 19th century, there are about 300, mostly located in the Lucca hills on the edges of the so-called "Piana di Lucca," on the Pistoia side, practically adjacent to the Pizzorne plateau.

In the construction of these works of urban bourgeoisie immersed in olive groves and vineyards, the people of Lucca have altered their landscape, considering beauty as the primary consideration. Visitors come into contact with a multitude of values ranging from architecture and landscape to agriculture and traditional activities, creating a contemplative and intimate atmosphere. It is recommended to organize the visit to Lucchese villas along specific routes to delve into the tranquility and elegance of these charming abodes. Only 6 of them are "Visitable," and of these, only a few can be explored inside, such as Villa Bernardini in Vicopelago di Lucca. They showcase the best of Lucca's artistic and cultural heritage with frescoes, statues, ponds, parks, etc., unique in their elegance and richness of meaning. Every detail in these noble residences has been carefully thought out and tastefully designed by the ancient owners and architects of the time. Some villas have undergone adaptations to various historical periods, preserving, however, an artistic style of great refinement. Most of the villas feature ponds and caves with water features, lemon groves, and plants of rare and particular beauty in their splendid gardens.
The Gardens of Lucca

VILLA MANSI

NINFEO BAGNO DI DIANA

Esiste una documentazione molto ricca della storia della villa: costruita dalla famiglia Benedetti fu venduta ai Cenami nel 1599. L’antica villa era un edificio a pianta rettangolare molto semplice, con un salone centrale …

VILLA TORRIGIANI A CAMIGLIANO

IL GIARDINO SEGRETO DI FLORA

Un lungo e maestoso viale di cipressi introduce alla villa dalla scenografica facciata barocca. L’edificio, d’impianto cinquecentesco, venne ampliato e ridisegnato nella prima metà del Seicento da Niccolò Santini …

GIARDINO GARZONI A COLLODI

GIARDINI STORICI

La villa, in uno stile tipico delle ville lucchesi, ha una storia pluricentenaria: si inerpica su una collina sotto le case rustiche in pietra del paese, con il quale essa ha mantenuto uno stretto rapporto di interdipendenza …

VILLA OLIVA BUONVISI

LA BELLISSIMA DIANA SEDUTA

Il parco della Villa, interamente recintato, si estende per circa cinque ettari e risulta composto da vari tipi di giardini. In un interessante Terrilogio del XVII secolo troviamo riprodotta e descritta la proprietà. …

EXTRAORDINARY ITINERARIES OF TUSCANY The earliest Medici villas are those of Trebbio and Cafaggiolo, displaying a stern, fortified fourteenth-century aspect and primarily tied to the control of agricultural lands in the Mugello region, the ancestral home of the Medici. In the fifteenth century, Cosimo the Elder commissioned Michelozzo to build the villas of Careggi and Fiesole, structures still austere in form but beginning to incorporate elements of leisure: courtyards, loggias, gardens. Lorenzo de' Medici often resided for extended periods in Careggi, where he convened the Neoplatonic Academy and the Cenacle of Marsilio Ficino; it was also where he met his demise in 1492. Gradually, the Medici "encircled" Florence with their villas, while during the grand ducal period, concurrent with their expanding interests throughout Tuscany, a constellation of these architectural marvels emerged even in regions distant from the Grand Duchy's capital.

The system of Medici villas constitutes a veritable microcosm around which the rituals of the Medici court unfolded. Often arising in place of ancient castles, these villas epitomize the pinnacle of Renaissance and Baroque architecture in Tuscany, facilitating comparisons of stylistic evolution. This starkly sets the Medici villas apart from the more "simple" Tuscan rural homes. The villas could be inherited, purchased, seized, or specially commissioned by the Medici. By the late sixteenth century, the territorial system of villas, with its robust economic and strategic significance, comprised at least 17 principal estates, delineating a historical-artistic profile. Additional secondary villas, primarily of agricultural interest or held by the Medici for brief periods, must be considered, bringing the total to approximately thirty true villas. Far more numerous were the Medici farms and countless hunting lodges scattered throughout Tuscany.

The era of the Medici villas concluded with Ferdinando I's acquisition of Montevettolini and Artimino, alongside expansions of Ambrogiana, Petraia, and Castello. The Medici villas are immortalized in a renowned series of lunettes painted around 1599 by Giusto Utens at the Petraia villa, serving as invaluable documentation of these residences' appearance in centuries past, particularly valuable for those later altered or lost over time, such as the Villa di Pratolino. Each member of the Medici family possessed their own estate for leisure and representation, while the Grand Duke moved between villas: for hunting, he frequented Pratolino, Trebbio, and Cafaggiolo; in spring, he stayed at Ambrogiana, while Artimino, situated on a hill, provided respite during July's heat.

The gardens, for which the villas are renowned, find their earliest example in the Castello villa, where Cosimo I commissioned Niccolò Tribolo to create what is the prototype of the Italian garden, later echoed in the Boboli Gardens. Today, the villas serve various purposes: some are genuine museums (La Petraia, Poggio a Caiano, Cerreto Guidi), others house institutions (as in Castello, where the garden serves as a museum, while the villa hosts the Accademia della Crusca), and still others have been sold or entrusted to private individuals, who either maintain them for personal use or utilize them as venues for events.

Only 14 villas have been inscribed on the UNESCO list.
VILLE E GIARDINI MEDICEI

VILLA MEDICI

FIESOLE

Villa Medici a Fiesole è una delle più antiche ville appartenute ai Medici, la quarta, dopo le due ville nel Mugello (Cafaggiolo e Il Trebbio) e la villa di Careggi. Chiamata anche Belcanto o il Palagio di Fiesole, è tra le ville medicee meglio conservate ma al tempo stesso è anche tra le meno note. 

GIARDINO MEDICEO

DI PRATOLINO

Villa Demidoff è la denominazione moderna di quello che resta della Villa Medicea di Pratolino e si trova nella località di Pratolino, a Vaglia, in Provincia di Firenze, in via Fiorentina 276. La villa medicea vera e propria fu demolita nel 1822, ma in seguito venne acquistata dalla famiglia Demidoff.

VILLA MEDICI LA PETRAIA

FIRENZE

La Villa Medicea La Petraia è ritenuta una delle più belle e celebrate ville medicee, collocata in una posizione panoramica che domina la città di Firenze. Dal dicembre 2014 il Ministero per i beni e le attività culturali la gestisce tramite il Polo museale della Toscana, nel dicembre 2019.

GIARDINO DI BOBOLI

FIRENZE

Il Giardino di Boboli è un parco storico della città di Firenze. Nato come giardino granducale di Palazzo Pitti, è connesso anche al Forte di Belvedere, avamposto militare per la sicurezza del sovrano e la sua famiglia. Il giardino, che accoglie ogni anno oltre 800.000 visitatori.

VILLA MEDICEA

DI CASTELLO

La villa medicea di Castello si trova nella zona collinare di Castello a Firenze, molto vicina all’altra celebre villa medicea de La Petraia, ed è famosa soprattutto per i magnifici giardini, secondi solo a quelli di Boboli. Oggi la villa, chiamata anche Villa Reale, L’Olmo o Il Vivaio.

VILLA LA MAGIA

QUARRATA

Villa La Magia è stata un’importante villa medicea. Il nome deriva probabilmente da maia, femminile di maius, “maggiore”, da intendersi come appellativo per la villa principale della zona. Il nucleo originario della villa fu costruito nel Trecento dalla famiglia pistoiese dei Panciatichi.

CAPPELLA VILLA MEDICEA

POGGIO IMPERIALE

Nel 1820, dunque in pieno clima Restaurazione con Ferdinando III di Toscana, l’architetto Giuseppe Cacialli conclude i lavori per la cappella che pochi anni prima aveva commissionato Elisa Baciocchi, sorella di Napoleone. Sulla facciata esterna, entro un loggiato che ospita due nicchie.

L’Exposition sur le jardin italien à Palazzo Vecchio (1931) The Exhibition on the “Italian Garden” in Palazzo Vecchio (1931)

The Garden Exhibition of 1931

The reconsideration of a Florentine exhibition from the 1930s provides an opportunity to assess, nearly a century later, the results and critical judgments of a cultural event strongly influenced by the particular nationalist context of the time.

The Italian Garden Exhibition was inaugurated on April 24, 1931, in the Salone dei Dugento of Palazzo Vecchio. A rich repertoire of 4000 works dedicated to historical iconography on the theme of gardens, spanning from the Middle Ages to the end of the eighteenth century, was gathered in fifty-two rooms of the Palace. The selection included paintings, drawings, prints, books, games, ancient and modern fake flowers made of fabric, bread crumbs, silver filigree, porcelain beads, and glass beads from Doccia and Murano. The goal of demonstrating on this occasion that the art of the Italian garden had remained at the center of European attention “for almost two thousand years” was the foundation of this important and heterogeneous collection of documents. In the opening lines of the catalog’s presentation, Ugo Ojetti — President of the Executive Commission — wrote:

With this Italian Garden Exhibition, Florence aims to return to the grand historical exhibitions that, in 1911 with the Italian Portrait Exhibition and in 1922 with the Italian Painting of the 17th and 18th Centuries Exhibition, were its pride. This exhibition, too, intends to honor a uniquely Italian art that, after conquering the world, seemed overshadowed by other trends or hidden under foreign names.

Attraverso gli studi della botanica A. Ciarallo, sui giardini dell’antica Pompei, sappiamo che il giardino romano, in origine, è prevalentemente uno spazio utilitario, denominato hortus, generalmente racchiuso e adiacente alla casa, dove le piante sono coltivate per il solo uso di cucina e, per estrarne olii e profumi per la cura del corpo. Anche lo studio della Jashemski, archeologa americana, sui giardini pompeiani è stato specifico per ogni giardino, al fine di comprendere il loro ruolo nella città e la determinazione della proprietà a cui era annesso. Tale studio ha richiesto l’esame di ogni edificio, di ogni pezzo di terreno aperto, in altre parole, dell’uso del suolo della città di Pompei.